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Se l'ultimo giorno a Pechino andai a vedere cosa succedeva all'alba in Piazza Tian'anmen, il primo mattino cinese mi vide sveglia all'alba perché il fuso non mi lasciava proprio in pace.Era presto per la colazione ed io avevo voglia di respirare.
Mi succede spesso quando faccio viaggi lunghi in aereo.
Misi su la tuta che avevo usato in viaggio.
Presi il giubbotto perché faceva davvero freschino e cominciai a camminare nell'unica direzione cinese che conoscevo: Piazza Tian'anmen.
L'albergo era vicino e quello era l'unico punto di riferimento che io avessi prima di conoscere un po' quella mega nazione chiamata Cina.
Le prime luci e i raggi di sole si facevano spazio in una nebbia densa.
Io seguivo il marciapiedi senza dare troppa importanza alla città che mi scorreva accanto.
D'un tratto mi fermai perché fui sorpresa dal silenzio.
Pechino non è una città silenziosa, anzi.
Pechino sembra tutto, a prima vista, tranne che armonica e in pace con l'universo.
Però in quell'istante, solo per qualche secondo, non c'erano auto a passare per strada, non c'erano autobus a strombazzarsi l'uno dietro l'altro.
Non c'erano bici in attesa ai semafori.
Io mi fermai perché ero rapita da quell'istante e fu proprio in quel momento che notai di essere in prossimità di un piccolo parco.
C'era una panchina e mi sedetti perché cominciai ad ammirare con molta partecipazione la scena davanti a me.
Era il 2000 e certe pratiche orientali non erano così comuni in Italia.
Era la prima volta che vedevo mettere in atto il Tai Chi e ne fui quasi rapita.
Io di me dico sempre che sono un disastro (ed è vero).
Io sono quella che trova l'armonia col mondo quando è in luoghi remoti e molto ventosi, quando è la natura a prendere il sopravvento facendomi sentire piccola ma parte di un universo bellissimo.
Io sono quella che si sporca sempre e che, a mio avviso, non è capace di trasmettere armonia con un gesto perché sono maldestra e buffa. Un po' come un folletto insomma!
Fu proprio per questa totale differenza con me stessa che rimasi come rapita da quella quasi danza in perfetta comunione con tutto ciò che la circondava.
I movimenti fluidi, la perfezione dei tempi, il sembrare tutto parte dello stesso universo.
Rimasi lì per circa mezz'ora.
Poi tornai in albergo, andai in doccia e poi mi preparai per la mia prima vera giornata in Cina.
A colazione raccontai tutto alle mie compagne di viaggio e, nel farlo, capii ancora una volta quella grande differenza tra l'armonia del Tai Chi e quella che sono io.
In quel momento avevo compreso in pieno quanto Pechino possa essere armonica e quanto sappia inglobarti nel suo universo che, per qualche istante, è proprio perfetto.