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Dal primo film apparso in Italia, Emmanuel Mouret ci ha abituato a frequentare i bradisismi dell’amore. Insondabile per elezione, e forse per questo oggetto di tanta attenzione, la chimica del cuore è diventata nel cinema del regista francese qualcosa di più di un semplice divertissment, arrivando addirittura a rappresentare la prospettiva privilegiata con cui rivolgersi all’esistenza. Da Cambio di indirizzo i plots di questo regista, fuori dal set svaghito e distratto come i personaggi delle sue storie, sono diventati sempre più essenziali ed esclusivamente dedicati alle coordinate dell’innamoramento. A cominciare dall’ambiente, presente nei primi film come istanza di un realismo altrimenti messo all’angolo dall’atmosfera volatile dell’intreccio, e successivamente relegato a semplice contenitore delle storie, il cinema di Mouret ha accentuato sempre di più le caratteristiche emotive dei personaggi a discapito di tutto il resto. I caratteri, d’apprima attraenti ed attratti, anche per questioni fisiche (nel capo d’opera Cambio d'indirizzo la bellezza femminile delle due protagoniste è talmente evidente ed affasciante da giustificare qualisiasi conseguenza) diventano in questo l’Arte d’amare corpi che amano, ripresi nella loro funzione senziente ed amante, quasi dimentichi della loro concretezza corporea. Suddiviso in diversi episodi che moltiplicano all’ennesima potenza le contraddizioni dei comportamenti, l’espediente del corteggiamento è destinato a ritornare su se stesso con scambi di persona ed appuntamenti per interposta persona, il film, in maniera delicata ma anche un po’ ripetitiva, ci rivela un mondo sempre in moto e continuamente in tensione, disposto a sacrificarsi per una promessa di paradiso che assomiglia ad un illusione.
Mouret continua ad amare troppo i suoi personaggi ed è forse per questo che a volte questi gli scappano di mano finendo per far scomparire gli altri, pensiamo per esempio a quelli appenna accennati di Ariane Ascaride e dello stesso regista, come se fosse l’ arrembante sentimento amoroso a scegliere su chi posarsi, a distribuire l'importanza e la voglia di raccontarsi. In questo caso poi si ha l'impressione di un respiro un pò corto, da sit com televisiva, con trovate e situazioni il cui divertimento è destinato a durare il tempo della prossima scena. Interpretato da una schiera d’attori vecchie e nuovi come Francois Cluzet a Julie Depardieu e Gaspard Ulliel e molti altri, L’arte d’amare vede anche la presenza dell’attrice feticcio Frederique Bel.
Presentato in anteprima come evento speciale all’ultimo festival di Locarno L’arte d’amare è un film oltre il quale non si può andare. Questo lo sa anche Mouret.
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