Jane Austen è un’artista nello scrivere un libro appassionante ed avvincente senza che in realtà accada davvero nulla. Lei rende il quotidiano, il triviale ed il gossip un’avventura.
E non a caso chiama “eroina” la giovane diciassettenne Chaterine che fa il suo ingresso in società a Bath, dove le famiglie di ceto medio – alto si incontrano per quello scambio sociale ed economico che genera e rigenera la società inglese.
Qui le piccole questioni, i pettegolezzi, le pettinature, i tessuti, i balli ed i giovani promettenti diventeranno i grandi temi trattati sempre, dalla Austen, con quella sagacia e quell’ironia sui luoghi comuni e le convenzioni sociali che caratterizzano la sua grande scrittura.
Lei ci parla del nulla, ma lo fa in modo così avvincente che le fantasie dell’ingenua Chaterine prendono il sopravvento e di supposizione in supposizione, di malelingua in malelingua si viene spinti in un vortice nel quale si resta immancabilmente appesi.
E allora, quali segreti nasconde l’Abazia di Northanger, dove la giovane fanciulla verrà spinta ad abitare?
Non sarò certo io a dirlo, ma lascerò che siano le stesse vicende “avventurose” della nostra ingenua e candida eroina a svelarne i misteri.
Il romanzo nasconde, neppure troppo velatamente, un’arguta critica alla narrativa romantica dell’epoca e agli stereotipi che l’accompagnano.
Jane Austen
L’Abazia di Northanger, 1818
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