L’arte del ricamo verbale.

Da Gattolona1964

Ho sempre creduto che adottare comportamenti sinceri e veri, senza falsare o ingigantire le sensazioni fosse cosa naturale e automatica per tutta l’umanità. Essere la conduttrice (sarà il termine esatto?!) di questo forum o salotto virtuale, usare linguaggi corretti, rispettare le varie identità, non è cosa semplice o scontata. Il dato di fatto, di non avere davanti agli occhi, gli interlocutori e i partecipanti alle tematiche affrontate, non fa la differenza. In questo caso, avvalendomi soltanto di una tastiera e di un monitor, le mie parole sono scritte e non dette a voce. Vengono a mancare una serie di strumenti fondamentali per farmi ascoltare e capire se sto dicendo la verità oppure scrivo tanto per fare qualcosa di diverso. Cioè, mi correggo, qualcosa che fanno in milioni per il puro piacere dell’imitazione o del mettersi in vista.Non posso usare la mimica del viso, ed il mio in particolare è sempre stato definito un libro aperto, non posso avvalermi dell’inflessione della voce, non mi è consentito usare un certo tono piuttosto che un altro, non esiste ancora la tastiera parlante e parlare in video conferenza, non mi sembra ancora il caso! Chi sta dall’altra di questo video e ci sono anch’io, non ha la percezione se chi scrive dice sempre il vero, o scrive quelle precise parole per mille ragioni, che a conti fatti non sono la ragione principale. Condurre un blog, un sito, o un altro sistema di conversazione virtuale presuppone sincerità a prescindere, proporre temi o rispondere e commentare, sono sullo stesso piano. Credetemi, non è semplice per niente! Vengono messi in risalto aspetti del carattere e tratti della personalità di chi esprime il proprio pensiero, non tutti ci riescono, non tutte le persone riescono ad esternare ciò che pensano o sentono e fanno fatica a tirar fuori idee e pareri. Non per questo non sono sinceri, non per questo non hanno idee ben precise in merito ad un determinato argomento. Sono da apprezzare ugualmente, anzi! E’ ammirevole tacere, piuttosto che dire mezze verità o parole di convenienza, semplicemente per far piacere a chi legge. “Il bel tacer non fu mai scritto”…Non cambia la sostanza, ma si amplifica ulteriormente, quando i soggetti parlanti, grilli o cicale, sono reali e conversano viso a viso. Dicono veramente ciò che pensano, o esprimono ciò che altri vorrebbero sentirsi dire? Si tende spesso ad esagerare i fatti, quelli negativi e quelli positivi: chissà perché lo facciamo! Per fare bella figura e per farci grandi agli occhi e alle orecchie degli altri? In questa che io ho definito “l’arte del ricamo verbale” vi è racchiusa una miriade di motivazioni e di risvolti psicologici che ci portano a travisare i fatti, ad esagerarli quando non ve n’è la necessità, a sminuirli se occorre essere chiari ed esporli correttamente, ad occultare verità che necessitano invece dell’esposizione, oppure nel peggiore dei casi si raccontano le bugie, come fanno i bambini. Ricamare con le parole significa un’infilata di punti misti, aggiunti alle frasi in ordine sparso, tanti piccoli frammenti di tessuto rimasti nel cesto del cucito, tagliati male, assemblati tra di loro e logori.Il risultato finale è un quadro scomposto, sfilacciato agli orli, un patchwork che con la prima folata di vento si scucirà tutto. In questa arte del ricamo, dell’aggiustare, dell’aggiungere e del mettere toppe, noi donne siamo particolarmente brave. Dobbiamo però stare molto attente: a furia di cucire e rammendare, sostituire e camuffare, tagliare e ricucire,  il calzino sarà credo, presumibilmente da buttare.



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