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L'arte del taglia e cuci quando si scrive

Da Anima Di Carta
L'arte del taglia e cuci quando si scrive
Il dramma è la vita con le parti noiose tagliate
Alfred Hitchcock
Essere prolissi, dilungarsi ripetendo gli stessi concetti in mille forme e sfumature diverse, è una tipica caratteristica di chi ama scrivere. Non è una regola, certo, ma in generale noi nati con la penna in mano tendiamo a essere logorroici quando mettiamo per iscritto i nostri pensieri. Vero?
Ne viene di conseguenza che tagliare, cancellare, ripulire il testo dal superfluo è una necessità, perché un testo prolisso è noioso e poco scorrevole.
C'è chi dice "se tagli non sbagli", ed è un'affermazione che ha il suo perché. Eppure secondo me non è una verità da prendere in senso assoluto. A volte più che tagliare, bisognerebbe integrare, approfondire, aggiungere, chiarire. E non è sempre facile capire dove si fare un'operazione e dove l'altra.
Molto poi dipende dal tipo di forma espressiva che stiamo usando e qual è lo scopo del testo.
Un lettore mi ha fatto notare che la scrittura non è tutta uguale. In effetti, le esigenze sono diverse se stiamo parlando di narrativa, sceneggiatura, giornalismo, scrittura per il web, ecc.
Vi faccio un esempio concreto. Quando ho cominciato a fare pratica di giornalismo, diversi anni fa, mi è stato subito insegnato come pompare un testo. Se c'era da riempire un certo spazio, tornava utile sapere come trasformare una notizia che si poteva dare in 10 righe in un pezzo da 50 righe. Quella capacità di girare in tondo a un concetto ha avuto per me la sua utilità, ma ho dovuto dimenticarmene, anzi rimuoverla del tutto, quando ho cominciato a dedicarmi ai romanzi. La prolissità nella narrativa è controproducente, annoia il lettore, lo innervosisce.
E così ho cominciato a un usare uno stile più sobrio ed essenziale, riducendo spesso all'osso i testi. Non sempre questa si è rivelata però una scelta giusta, infatti alcune parti del mio primo romanzo avrebbero potuto essere approfondite, come qualcuno mi ha fatto notare, e la storia ne avrebbe guadagnato.
Insomma, non esistono regole generali, solo il buon senso è utile per capire dove va usata una certa stringatezza e dove è preferibile dilungarsi e analizzare. Soprattutto in fase di revisione, è necessario valutare se c'è da tagliare o da aggiungere, se il testo va snellito o arricchito.
Qui proverò a prendere in considerazione alcuni elementi nell'ambito dei romanzi, per capire dove è meglio fare tagli e dove fare aggiunte.

Descrizioni
Il lettore di oggi è abituato ai film, a vedere su uno schermo una scena, ed è poco incline a sopportare lunghe descrizioni, al contrario di quello che accadeva solo un secolo fa. Le descrizioni vanno quindi dosate e se nella prima stesura ci siamo profusi a raccontare mille dettagli, sarà il caso di eliminare il superfluo per evitare che poi a chi legge venga la tentazione di saltare qualcosa (alzi la mano chi non l'ha mai fatto). Meglio pochi particolari, ma significativi. Attardarsi a dire che la maglietta del bambino che passava in strada aveva un palloncino rosso su sfondo blu, è inutile se questo particolare non trasmette nessuna informazione aggiuntiva al lettore. A meno che quel bambino non abbia un senso nell'economia della storia.
Tuttavia, è anche importante non cadere nell'errore opposto, con scene che sembrano sospese nel nulla, in cui il lettore non ha punti di riferimento e tutto è lasciato alla sua immaginazione. Qualsiasi sia l'ambiente in cui si svolgono i fatti che state raccontando, assicuratevi di aver allestito la scena in modo appropriato.

Dialoghi
Anche i dialoghi è meglio tenerli asciutti, sia per renderli credibili, sia per non generare noia e irritazione in chi legge. Nella realtà, quando si parla con un'altra persona è molto raro che si facciano lunghi monologhi (come si vede in qualche film o si legge in alcuni romanzi...), la conversazione è fatta di uno scambio rapido di battute, quello che diciamo viene interrotto in continuazione dall'altra persona, intervallato da domande, gesti, pause, ecc.
Da tagliare sono anche quelle frasi o intercalari che nella vita quotidiana usiamo spesso quando parliamo, ma che in un racconto o romanzo risultano inutili se non ridicoli.
Anche qui però può essere necessario fare aggiunte, per esempio nel caso in cui il parlato non è arricchito dalla normale gestualità presente nei dialoghi reali. Mi sono capitati romanzi con scambi tra i personaggi vivaci e piacevoli, ma un po' poveri da questo punto di vista.
Scene 
Come sottolineava giustamente Hitchcock nella frase che ho riportato all'inizio, le parti noiose di una storia vanno eliminate. Ho notato (ma non so se accade a tutti) che molti scrittori in erba hanno l'abitudine di seguire dappertutto i loro personaggi, da quando si alzano la mattina a quando vanno a dormire, raccontando al lettore tutto quello che fanno. E' capitato anche a me, per poi rendermi conto che a chi legge non interessa affatto conoscere tutti i particolari della vita quotidiana del protagonista.
Però devo anche dire che come lettrice non mi dispiace ogni tanto un po' di quoditianità nella storia, sopratutto quando serve a spezzare un dramma o mitigare la pesantezza degli eventi. Inoltre, i personaggi devono dare l'illusione di essere reali, quindi conferirgli un po' di umanità non può che giovare. In conclusione, le scene devono essere significative, ma non dobbiamo essere rigidi in questo.
Scene d'azione e suspense
L'aggiunta di dettagli aiuta a prolungare i momenti di tensione in una storia, quindi è bene fare aggiunte in queste parti, per prolungarla. La stringatezza in questi casi è da evitare, perché non permette al lettore di immedesimarsi e provare empatia. Come ho detto quando ho parlato delle scene d'azione, non lesinate in dettagli in questi casi, anzi dilungatevi a raccontare come si sente il protagonista, cosa vede, tocca, ecc. E non dimenticate di descrivere cosa c'è intorno, che tempo fa, ecc.
Personaggi
La personalità dei personaggi e le loro relazioni meritano secondo me un certo approfondimento, quindi se ci accorgiamo di essere stati un po' superficiali nella loro descrizione, è bene tornarci su.
Anche qui l'illusione della realtà può essere trasmessa al lettore solo se un personaggio viene definito con accuratezza, sia esteriormente che nella sua personalità e interiorità. So che ci sono bravi scrittori che non hanno l'abitudine di descrivere fisicamente i loro personaggi, però personalmente trovo che aiuti molto l'immaginazione del lettore fornire particolari fisici.
Spiegazioni
Ci sono romanzi che necessitano di spiegazioni e chiarimenti, non solo alla fine ma anche durante l'arco della storia. Per esempio nei gialli bisognerebbe assicurarsi di aver chiarito in modo completo la dinamica dell'omicidio, il movente dell'assassino, ecc. Qui possono rendersi necessarie delle aggiunte, se nella prima stesura abbiamo dato troppe cose per scontate. Magari noi che scriviamo le conosciamo, ma il lettore no.
Stile
Qui ci sarebbe un discorso lunghissimo da fare. L'aria fritta, le ripetizioni inutili, le pedanterie sono insopportabili in un romanzo. Durante la revisione dovremmo assicurarci di eliminarle, di far fuori tutti gli avverbi e gli aggettivi che non apportano niente alla frase. Quando si scrive di getto si abbonda in parole che rendono la lettura faticosa, come "forse", "abbastanza", "quasi", ecc.
La cosa migliore da fare per ottenere uno stile pulito è leggere ad alta voce e tagliare quelle parole in cui la voce si inceppa, là dove il testo non scorre.
Ma anche qui può essere utile fare aggiunte, piuttosto che tagli, se ci accorgiamo la scrittura è sciatta, poco precisa, se il testo è povero.
E voi come ve la cavate con l'arte del taglio e cucito nella scrittura? Siete tendenzialmente prolissi o troppo stringati?
Anima di carta

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