“Il carro va avanti cigolando. Campi e boschi sembrano sospesi in una qualche inevitabile mezza distanza, al tempo stesso statica e fluida, rapida, come un miraggio. E tuttavia il carro li supera”.
Da Luce d’agosto di W.Faulkner.
La scrittura è il tentativo di sedurre alla realtà un miraggio, dopo averlo suscitato. Incarnare un miraggio. “Cercare gemendo” era il motto di B.Pascal. Il carro che cigola (l’autore che affronta le scoscesità della frase da scolpire e il lettore e il suo faccia a faccia con il prestigio della sintassi altrui) è questo intrepido aggiungere un passo a un altro passo malgrado la strada perigliosa. Campi e boschi sono le maliose, conturbanti frontiere del dire: enunciazione e espressione e raffigurazione; e gioco e spada e abbraccio. Sono opere di silenzio da “dissigillare”. Sono ambigue come una mezza distanza, come quando riesce difficile valutare se intraprendere o no un salto.
Il gesto della scrittura consapevole e quello della lettura coraggiosa (lettura e scrittura “di carattere”) sono il successo di quel salto. Il piacere di scoprire con i nostri piedi il suolo in cui atterriamo. Incitiamo noi stessi a diventare artefici, artefici quando scriviamo e artefici quando scriviamo. Splenda il salto. Guadagnamoci la memoria dei campi e dei boschi (la vastità delle opzioni possibili della scrittura e l’intrico avvincente dei segni) mentre cigolando siamo già oltre, nel punto della mappa che il dito quasi non osava.
Sia scrivere che leggere sono imprese di diamanti (da cui non nasce nulla perché non ce n’è bisogno), prodezze dello spirito a cui è possibile predisporsi appressandoci con cura e pathos alle luminescenze delle parole, ai segreti del racconto, ai raggi umani dello stile.
E la distanza tra noi sarà, nella vertigine di questa esperienza via internet, insieme statica e fluida, diurna e notturna, semimateriale e semitrasparente, da celebrare e superare.
A cura di Francesco Romeo