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L’Arte di Amare

Creato il 12 aprile 2013 da Larivistaculturale @MePignatelli
Posted on apr 12, 2013 in Psicologia, Società, Sociologia

L'Arte di Amare, Eric Fromm, 1996, Mondadori Editore.

Eric Fromm propone una visione dell’amore come arte da imparare e da intrattenere, come momento del dare piuttosto che del ricevere, come costruzione saggia e umile piuttosto che come bene da acquisire di diritto, come momento di fiducia e di fede verso l’altro che si raggiunge con pazienza, cura e disciplina.

Il testo di Eric Fromm non è più facilmente disponibile nei grandi negozi online. Forse nel mondo commercializzato di oggi, non va di moda l’idea che l’amore si apprende, si dà. Per Fromm, l’amore diventa il superamento del narcisismo, della brama di possesso e dominio. L’unione non è più il rifugio dalla solitudine. L’amore diventa conoscenza, rispetto e libertà che si raggiungono e si coltivano.

Nel breve saggio-manuale, L’Arte di Amare,  lo psicanalista e sociologo tedesco, afferma “se l‘amore immaturo dice: ti amo perché ho bisogno di te, l’amore maturo dice: ho bisogno di te perché ti amo”. Riporto qualche passaggio del testo per favorire una meditazione attorno a questo tema.

“La lettura di queste pagine potrebbe essere una delusione per chi si aspetta una facile istruzione sull’arte di amare, esordisce Eric Fromm. Questo volumetto, al contrario, si propone di dimostrare che l’amore non è un sentimento al quale ci si possa abbandonare senza aver raggiunto un alto livello di maturità. Vuole convincere il lettore che ogni tentativo d’amare è destinato a fallire se non si cerca di sviluppare più attivamente la propria personalità; che la soddisfazione, nell’amore individuale, non può essere raggiunta senza la capacità di amare il prossimo con umiltà, fede e coraggio. Senza queste virtù è impossibile amare veramente.

In contrasto con l’unione simbiotica, l’amore maturo è unione a condizione di preservare la propria integrità, la propria individualità. L’amore è un potere attivo dell’uomo; un potere che annulla le pareti che lo separano dai suoi simili, che gli fa superare il senso d’isolamento e di separazione, e tuttavia gli permette di essere se stesso e di conservare la propria integrità. Sembra un paradosso, ma nell’amore due esseri diventano uno, e tuttavia restano due.

Che cosa significa dare? La risposta sembra semplice, ma in realtà è carica di ambiguità e di complicazioni. Il malinteso più comune è che dare significhi “cedere” qualcosa, essere privati, sacrificare. La persona il cui carattere non si è sviluppato oltre la fase ricettiva ed esplorativa, sente l’atto di dare in questo modo. Il “tipo commerciale” è disposto a dare, ma solo in cambio di ciò che riceve; dare senza ricevere, per lui significa essere ingannato.

La gente arida sente il dare come un impoverimento. La maggior parte degli individui di questo tipo, di solito sì rifiuta di dare. Alcuni trasformano in sacrificio l’atto di dare. Sentono che solo per il fatto che è penoso dare, si dovrebbe dare; la virtù, per loro, sta nell’accettare il sacrificio. Per loro, la regola che è meglio dare anziché ricevere significa che è meglio soffrire la privazione piuttosto che provare la gioia.

Per la persona attiva, dare ha un senso completamente diverso. Dare è la più alta espressione di potenza. Nello stesso atto di dare, io provo la mia forza, la mia ricchezza, il mio potere. Questa sensazione di vitalità e di potenza mi riempie di gioia. Mi sento traboccante di vita e di felicità. Dare dà più gioia che ricevere, non perché è privazione, ma perché in quell’atto mi sento vivo.

Al di là dell’elemento del dare, il carattere attivo dell’amore diviene evidente nel fatto che si fonda sempre su certi elementi comuni a tutte le forme d’amore. Questi sono: la premura, la responsabilità, il rispetto e la conoscenza.

Cura e interesse implicano un altro aspetto dell’amore: quello della responsabilità. Oggi, per responsabilità spesso s’intende il dovere, qualche cosa che ci è imposto dal di fuori. Ma responsabilità, nel vero senso della parola, è un atto strettamente volontario; è la mia risposta al bisogno, espresso o inespresso, di un altro essere umano. Essere “responsabile” significa essere pronti e capaci di “rispondere”.

Il rispetto esiste solo sulle basi della libertà: “l’amore è figlio della libertà” come dice una vecchia canzone francese; l’amore è figlio della libertà, mai del dominio. E non è possibile rispettare una persona senza conoscerla: la cura e la responsabilità sarebbero cieche, se non fossero guidate dalla conoscenza. Conoscere sarebbe una parola vuota se non fosse animata dall’interesse. Ci sono molti gradi di conoscenza; il conoscere, in quanto aspetto dell’amore, non si ferma alla superficie, ma penetra nell’intimo. È possibile solo se riesco ad annullarmi, a vedere l’altro quale veramente è. Posso capire, ad esempio, se una persona è adirata, anche se non lo dimostra apertamente, ma se la conosco a fondo, mi accorgo che è ansiosa e preoccupata, che si sente sola, che ha un senso di colpa. Allora mi rendo conto che la sua ira altro non è che la manifestazione di qualcosa di più profondo, e l’ansia manifestazione di sofferenza, e non di collera.

Se l’amore è una capacità del carattere maturo e produttivo, ne segue che la capacità d’amare in una vita individuale, in qualunque civiltà, dipende dall’influenza che questa civiltà ha sul carattere della persona media.
Parlando dell’amore nella civiltà occidentale moderna, ci domandiamo se la struttura sociale della civiltà occidentale e lo spirito che ne deriva siano propizi allo sviluppo dell’amore. La risposta è negativa. Nessun osservatore obiettivo della nostra vita occidentale può dubitare che l’amore, l’amore fraterno, l’amore materno e l’amore erotico – sia un fenomeno relativamente raro, e che il suo posto sia stato preso da tante forme di pseudo-amore che in realtà sono altrettante forme della disintegrazione dell’amore.

In questo concetto d’amore e matrimonio lo scopo principale è di trovare un rifugio a un insopportabile senso di solitudine. Nell’ “amore” si è trovato, alla fine, un rifugio alla solitudine. Si forma un’alleanza a due contro il mondo, e questo egoismo a due è scambiato per amore e intimità.

I trattati di terapia psicoanalitica puntano sull’errore che la conoscenza del giusto comportamento sessuale porta alla felicità sessuale e all’amore, il concetto che l’amore è la conseguenza della reciproca soddisfazione sessuale è stato largamente influenzato dalle teorie di Freud. L’amore non è la conseguenza di un’adeguata soddisfazione sessuale, ma la felicità sessuale – e la conoscenza della cosiddetta tecnica sessuale è una conseguenza dell’amore. Lo attesta un ampio materiale di carattere psicoanalitico. Lo studio dei problemi sessuali più frequenti – la frigidità nelle donne e le forme più o meno gravi d’impotenza psichica negli uomini – dimostra che la causa non sta nell’ignoranza della tecnica giusta, ma nell’inibizione che rende impossibile amare. Timore e odio per l’altro sesso sono la causa di questa difficoltà che impedisce a una persona di darsi completamente, di agire spontaneamente, di fidarsi del compagno nell’immediato, diretto contatto fisico. Se una persona sessualmente inibita può liberarsi dall’odio o dal timore e diventare capace d’amare, il suo problema sessuale è risolto. In caso contrario, non c’è conoscenza tecnica che possa aiutarla.

L’amore è possibile solo se due persone comunicano tra loro dal profondo del loro essere, vale a dire se ognuna delle due sente se stessa dal centro del proprio essere. Solo in questa “esperienza profonda” è la realtà umana, solo là è la vita, solo là è la base per l’amore. L’amore, sentito così, è una sfida continua; non è un punto fermo, ma un insieme vivo, movimentato, anche se c’è armonia o conflitto, gioia o tristezza, è d’importanza secondaria dinanzi alla realtà fondamentale che due persone sentono se stesse nell’essenza della loro esistenza, che sono un unico essere essendo un uno unico con se stesse, anziché sfuggire se stesse. C’è solo una prova che dimostri la presenza dell’amore: la profondità dei rapporti, e la vitalità e la forza in ognuno dei soggetti.

Nella pratica dell’arte, come nella pratica dell’amore servono disciplina, pazienza e concentrazione. La capacità d’amare dipende dalla propria capacità di emergere dal narcisismo e dall’attaccamento incestuoso per la propria madre e il proprio clan; dipende dalla propria capacità di crescere, di sviluppare un orientamento produttivo nei rapporti col mondo e se stessi. Tale processo di evoluzione richiede una qualità, come condizione necessaria: la fede. La pratica dell’arte d’amare richiede la pratica della fede.

Aver fede nelle possibilità dell’amore come fenomeno sociale, oltre che individuale, è fede razionale che si fonda sull’essenza intima dell’uomo”.

Eric Fromm


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