Murakami al mare. Ebbene sì, ero in vacanza mentre lo leggevo. SIGH!
L'arte di correre non è un romanzo. Non è nemmeno un saggio, in verità. E' una sorta di diario, ma anche di autobiografia. Ed è stato questo lato a farmi poi concludere l'acquisto del volume. Un'acquisto che si è rivelato davvero ottimo, tra l'altro.Sì, perché utilizzando la sua esperienza di maratoneta, Murakami ci da la chiave del successo: l'impegno.Murakami tende per lo più a narrare di episodi legati allo spot e alla scrittura, ma è innegabile che alla fine il successo a cui si riferisce lui non è un successo in un determinato campo, ma nella vita in generale. Per fare qualsiasi cosa ci vuole impegno. Impegno e costanza.E' una cosa che mi sento dire (e che mi dico) spesso, perché in alcuni campi (leggasi scrittura) sono più pigro del normale. Leggerlo in un momento come questo mi è stato di aiuto. E benché io consideri un pazzo uno che decide di correre una maxy maratona di circa 100 km (Sì, Haruki, sto parlando di e con te!), questo libro è stato una sorta di catalizzatore, per me. Un buco nero che ha risucchiato parte (una parte eh, non tutta tutta) della mia scarsa attenzione a certi particolari che servono, non tanto per farti scrivere IL bestseller, ma per vivere le cose sapendo di aver fatto il massimo.Dopo aver letto questo libro, poi, mi è scoppiata la Murakami mania, e ora sono perduto tra gli splendidi volumetti Einaudi. Ma questa è un'altra storia.