Il treno delle 9.30 diretto a Fiumicino è alquanto affollato: lo si nota già dal binario mentre i vagoni entrano in stazione. Mi ritengo dunque fortunata a trovare un posto libero di fronte una ragazza intenta a leggere L’arte di correre di Murakami. Questa, vedendomi arrivare, ritrae la gamba allungata che, in quella posizione, impedisce un agibile accesso ai sedili. Mi dispiace disturbarla, ma sono anche lieta di aver trovato qualcuno da osservare. La ragazza, sulla trentina, tiene i capelli raccolti in uno chignon alto. Indossa un foulard intorno al collo, un morbido maglione bianco bucherellato, jeans scuri a sigaretta e ballerine beige. Deve avere due borse con sè: una la tiene sulle gambe e con l’altra occupa il sedile accanto. Muove spesso i piedi e scioglie la caviglia, mentre di tanto in tanto alza lo sguardo per sorridere ad un bimbo biondo che gironzola nel vagone. Torna poi alla lettura, ma non é ancora entrata nel cuore del libro: le pagine che ha sfogliato sono appena le prime tre.
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