Titolo: L'arte di dimenticare
Autore: Ahlam Mosteghanemi
Editore: Sonzogno
Anno: 2013
Con L’arte di dimenticare – Amalo come sai fare tu, dimenticalo come farebbe lui la scrittrice algerina compila un vero e proprio vademecum su come dimenticare un uomo dopo una delusione d’amore.
Dopo pubblicazioni di grande successo come ذاكرة الجسد (La memoria del corpo) del 1993 – primo romanzo scritto in arabo da una scrittrice algerina - e الاسود يليق بك (Il nero ti si addice), nel 2009 Ahlam Mosteghanemi si rivolge al suo numeroso pubblico, non solo femminile, con una raccolta di consigli pratici nati proprio dalle confessioni di amiche e lettrici dal cuore infranto.
Il libro ripercorre la vicenda amorosa nella sua spesso drammatica evoluzione: dalla nascita impetuosa del sentimento, alla gelosia, fino alla stanchezza e alla scomparsa volontaria dell’uomo unica ragione di vita.
Proprio su quest’ultimo punto si concentra la riflessione dell’autrice: in quel momento in cui la donna, di fronte alla fuga o al silenzio dell’amato, dovrebbe reagire con rabbia e determinazione, si riduce invece in un essere inerme e sottomesso, vittima consapevole della proprio inconsolabile disperazione e schiava di un potere maschile decisamente sopravvalutato.
L’ironia è la forza di queste pagine, soprattutto quando la scrittrice suggerisce ad una sua amica, malata d’amore, una serie di rimedi per uscire dalla palude in cui è precipitata la sua vita, dopo che l’uomo tanto amato ha smesso di chiamarla ben 7 mesi prima:
“Mia cara, quest’uomo in sette mesi ha preso sonno e si è svegliato (escludiamo pure i sonnellini pomeridiani) duecentodieci volte senza avvertire – mai, né una sera né una mattina, né addormentandosi né alzandosi dal letto – lo struggente bisogno di sentire la tua voce. In questo periodo, ha consumato tre pasti al giorno, cioè tra colazioni, pranzi e cene ha mangiato seicentotrenta volte senza mai avere la sensazione che gli mancava il cibo dell’anima e che per vivere aveva bisogno di nutrirsi di te. Nel frattempo, gli sono passati addosso un’estate, un autunno e un inverno e non una delle tre stagioni lo ha fatto scappare, vuoi per la calura vuoi per il gelo, e tornare qui a farsi aiutare da te”.
L’errore, ci spiega l’autrice, è a monte, nella scelta dell’uomo di cui innamorarsi. La tendenza, diffusa, soprattutto tra le donne arabe, è quella di rifiutare uomini più giovani e rivolgere la propria attenzione verso quelli con i capelli grigi. “Succede perché, tali e quali ai nostri popoli, cresciamo con in testa il concetto Leader-Padre e, di conseguenza, abbiamo come modello di virilità i nostri governanti, uomini incanutiti, stretti alle loro poltrone”, ma aggiunge Ahlam Mosteghanemi “Hanno capelli grigi e angosce esistenziali. Perché, oltretutto, un uomo nell’autunno della vita ha più bisogno di bugie che d’amore”. Spesso si tratta di uomini coniglio di quelli che hanno il vizio di squagliarsela, perché “a un uomo che non ha incontrato, prima di te, una donna vera, i grandi amori mettono paura”.
Il primo passo verso l’oblio è liberarsi dai ricordi, di quelli che rimangono lì a sedimentare e a marcire e che impediscono alla mente, e quindi al cuore, di esplorare nuovi lidi: la donna abbandonata conserva uno scrigno i cui tesori (i ricordi appunto) si trasformeranno presto in armi letali capaci di annientarla. Seguono, quindi, consigli pratici per facilitare la dimenticanza, come non ascoltare tutte quelle canzoni, spesso sciocche e senza senso, capaci di far rivivere il pensiero della nostra storia perduta e non fermarsi ad aspettare un ritorno che non ci sarà. Insomma, mai come in queste circostanze, chi si ferma è perduto.
Non mancano nel testo citazioni illustri di intellettuali e personaggi famosi, da Ovidio e Mark Twain al poeta arabo-andaluso Ibn Zaydun, passando da Sylvia Plath e Gabriel García Márquez, alternate a quelle – spesso sarcastiche – della scrittrice.
Nonostante l’innegabile bravura dell’autrice algerina a parlare ai suoi lettori, il testo manca certamente di originalità, vista anche la notevole quantità di libri che - attraverso una raccolta di “pillole di saggezza” e aforismi sul tema – riempie gli scaffali di tante “desperate housewives” (e non solo) già zeppe di libri di cucina. Il testo, ripetitivo e scontato in molti passaggi, trascina il lettore poco avvezzo a questo tipo di letture in uno stato di noia e sfinimento. Ragione per cui si ritroverà spesso a richiudere il libro e ad indugiare sull’immagine di un pesciolino rosso che campeggia sulla simpatica copertina e sulla frase “la memoria di un pesce oscilla tra i cinque e gli otto secondi”, la sola di cui conserverà ricordo.