Daremo il nostro appoggio all’offensiva USA in Siria? Sembra di no, a giudicare dalle parole del nostro ministro degli esteri, ma a me viene da pensare: Quando mai abbiamo detto di no a un sostegno agli USA, sia pure sotto forma di missione di pace?
- Quasi mai, tranne almeno in un caso.
- Illuminami, demone, che su due piedi non ricordo.
- Hai presente Craxi su Sigonella?
- Ah, vero. Quella, lo ammetto, è stata un’eccezione.
- Certo che, se oggi mi fosse dato di scegliere, tra un Craxi e un Berlusconi preferirei Craxi.
- Io preferirei nessuno dei due, ma non mi è chiaro dove sfocerebbe questa terza ipotesi.
- Bisogna usare l’immaginazione.
- Il realismo, piuttosto, demone.
- Insisto: l’immaginazione. Bisogna ricordarsi di saper sognare, di essere stati bambini. Ritrovare l’innocenza e l’antico stupore… Aprire le ali al volo pindarico e osare, osare… Costruire una favola nuova, che non sia mai stata ancora scritta da nessuno.
- Oh, Gesù. La favola bella che ieri m’illuse, che oggi t’illude? Ma finiscila, pensatore stitico! Non sei lontanamente paragonabile a quel talentuoso coprofilo del Vate, e io poi, non sono mica Ermione. Ti mancano proprio le basi, guarda. Ma come, sei da oltre un anno su un blog che tratta di narrazioni e non conosci Vogler? Non sai che qualsiasi narrazione cela degli archetipi, gli stessi contenuti nelle fiabe che ti raccontavano da bambino?
- No. E comunque a me piacciono le favole. Per questo ho letto la trilogia delle Sfumature, con quei loro bei lieti finali!
- Non ce la faccio a discutere con te, mi ritiro sotto un melo in meditazione.
Come se si potesse scegliere. Purtroppo, nemmeno nelle favole è consentito.
Freud* arrivò a conclusioni incontrovertibili scavando nella correlazione esistente tra le trame de Il Mercante di Venezia e il Re Lear di Sheakespeare e di altre molto simili, contenute nelle Gesta Romanorum **, nel poema epico estoniano Kalewipoeg, nel mito del Giudizio di Paride, nelle Metamorfosi di Apuleio e perfino in Cenerentola.
In tutte è raccontata la scelta tra oggetti/persone, simboli a loro volta di qualcos’altro.
Per Freud, non era tanto importante individuare la simbologia sottesa, quanto capire come fin dalla notte dei tempi l’essere umano abbia avuto la necessità di crearsi una possibilità di scelta, attraverso l’invenzione favolistica.
E dunque l’eroe di turno che gratifica il lettore/ascoltatore, finendo per scegliere, tra le tre in lizza, la donna più silenziosa, la più devota o la più bella, secondo Freud mette in scena una trama consolatoria riconducibile al mito delle tre parche. Ad Atropo, in particolare, l’uomo rivolgerebbe la sua scelta, barattando il concetto di morte con altri, complementari e, per la psicanalisi, del tutto sovrapponibili (“i contrari sono spesso rappresentati da un unico elemento nei modi di espressione usati dall’inconscio, ad esempio nei sogni”).
Poiché l’uomo, scoperto nei primordi di essere segnato da un destino ineluttabile, ha utilizzato l’immaginazione per soddisfare il desiderio che nella realtà non può essere soddisfatto: sostituire alla morte l’amore, la bellezza, la saggezza, la fedeltà.
Sostituire l’atto di subire il fato con la possibilità di scegliere.
Ma, appunto, si tratta di un mito, della cristallizzazione in forma narrativa di un desiderio umano, che può consolare ma in nessun modo cancellare la realtà. A meno che non si arrivi a credere che l’alternativa creata dall’immaginazione dell’uomo costituisca una realtà a sé. Ma di questo Freud nel suo trattatello non parla.
- Ancora in meditazione?
- Ho appena terminato, grazie.
- E cosa avresti concluso?
- Che Obama ci racconta favole perché ha capito che siamo fondamentalmente umani. Com’è buono lui. Ahi!
- Ma guarda il caso… ti è caduta una mela proprio sulla testa. È segno che sei stata prescelta.
- Come Elena dal buon Paride?
- No, come Berlusconi da milioni di elettori.
- Allora sono anche immortale. Chiedo scusa a Freud ma mi conviene rimangiarmi tutta la meditazione.
*)Sigmund Freud “Das motiv der Kästchenwahl”, pubblicato in Imago, 2, 1913. Traduzione di Antonella Ravazzolo in Freud – Psicoanalisi dell’arte e della letteratura, Ed. Newton Compton, 2012.