L'arte di vincere sempre è donna? Pierre Choderlos de Laclos e Gore Vidal a confronto

Creato il 09 marzo 2013 da Sulromanzo

[Articolo pubblicato nella rubrica Voglia di protagonismo sulla Webzine Sul Romanzo n. 1/2013]

Pensate a una donna. Anzi, pensate alla donna che più avete amato (e odiato al contempo).
La vedete davanti a voi? Bene.
Fatela parlare e muovere liberamente, in ogni caso non potreste fermarla. Magari in un grande salone ricolmo di specchi dalla cornice barocca, in un palazzo mitteleuropeo, mentre fuori si consumano gli ultimi anni del XVIII secolo. Si muove lentamente, in silenzio, e ogni raccolto bisbiglio è per lei.
Ora, invece, voltatevi dall’altra parte e in un altro tempo: è stesa sul letto di una stanza d’albergo dalle cui finestre si insinuano fasci di luce colorata, rubata alle varie insegne della Los Angeles degli anni Sessanta del secolo scorso, uno di quegli hotel americani che Hollywood e i suoi pretenziosi e seducenti noir hanno scolpito nei nostri ricordi.
Sta parlando e vi guarda, solo per un attimo, solo per confermarvi la direzione del suo sorriso, che vi trapassa e non si lascia mai comprendere fino in fondo. Sentite l’ansia che si ferma sul petto, come un panetto di burro ghiacciato, che proprio non riuscite a sciogliere con il calore del vostro corpo.
Resta lì, immobile, ad aspettare le vostre mosse.
È inutile riflettere: la mossa sarà quella sbagliata e, allora, lei farà finta di non accorgersene, di essere presa da un pensiero più rilevante, come l’ombra della tenda che si distende infinita sul pavimento fra voi e lei, l’ombra in cui siete entrati e rimarrete durante questa esplorazione di due protagoniste che non hanno altra scelta che prendere tutta la scena, per dimostrarvi chiaramente quanto siano superiori a voi.

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