Ho avuto modo di intervistare il giovane regista Emanuele Palamara, già ospite del blog qualche anno fa, una volta appresa la notizia della selezione in concorso al RIFF- Rome Independent Film Festival, la cui XIV edizione è in corso di svolgimento (7-15 maggio), del suo ultimo lavoro, il cortometraggio La Smorfia.
La storia, scritta da Emanuele insieme a Pietro Albino di Pasquale, ha come protagonista un famoso cantante napoletano, Carmine Tramontano (Gianfelice Imparato), costretto a vivere su una sedia a rotelle causa le conseguenze di un ictus, che gli ha inoltre disegnato una sorta di ghigno sul volto.
Assistito dalla sorella Nina (Marina Piscopo), la sua mente è sempre volta al proscenio del Teatro Garibaldi, sognando i trascorsi successi nonché un ritorno sulle scene. Mi fermo qui senza svelare altro della trama, che volge verso un particolare finale.
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Emanuele, vorrei soffermarmi sulle modalità registiche nell’introdurre la vicenda che dà inizio al film, la macchina da presa che attraversa i vicoli della città, come richiamata dallo sguardo di Carmine, ed “entra” nella sua vita, dove realtà quotidiana e sogno trovano una suggestiva confluenza.
Emanuele Palamara
“Quando abbiamo scritto La Smorfia sapevo che la sfida sarebbe stata raccontare allo stesso tempo la staticità di Carmine e la dinamicità della sua immaginazione. Carmine vola continuamente con la sua fantasia. Come le persone che hanno questo tipo di problema trascorrono le giornate guardando la tv, Carmine osserva l’encomio che diventa l’ingresso virtuale dei suoi sogni.
Riesce a provare ogni minima emozione, sente la musica, gli applausi, le voci, e la realtà diventa l’elemento di rottura”.
Nel corso della narrazione alterni più generi, dramma, commedia e noir, coadiuvato da un’ottima fotografia (Marcello Montarsi), una valida correlazione fra immagini e suono ed un funzionale montaggio (Gianni Vezzosi), visualizzando quella che credo, riporto la mia impressione, sia stata la base portante dell’ottima sceneggiatura, ovvero la convergenza fra arte e vita, le sue conseguenze, oltre alla necessità della cultura come elemento fondamentale all’interno dell’esistenza umana. Da quella che è un’esperienza particolare, non so se se sei d’accordo, si arriva ad una considerazione più universale, sostenuta da un’ottima resa espressiva, anche considerando che stiamo parlando di un corto, dove non sempre è facile arrivare, considerandone la breve durata, ad un compiuto equilibrio al riguardo.
(Realizzazione di Elisa Bilotta)
“Da un’esperienza particolare ad una considerazione universale, esattamente. L’arte e la vita sono strettamente correlate. Cerca la vita consigliava Eduardo De Filippo, l’arte non può prescindere da questa anche se spesso la vita ci sorprende con eventi che sarebbero impensabili anche per il più folle degli sceneggiatori. Nel caso di Carmine Tramontano l’arte e la vita si incrociano nella volontà di Carmine di cercare ancora l’affetto del suo pubblico, del suo quartiere. Per quanto riguarda i generi volevo raccontare con ironia una storia drammatica. E volevo raccontare con ironia il personaggio di Carmine.
Si cade spesso nel patetico quando si affrontano problematiche sociali e questo a me non piace. Carmine ha una grande energia e la dimostra facendo di tutto per raggiungere il suo obiettivo”.
Quando ci siamo conosciuti, tre anni addietro, abbiamo dato insieme uno sguardo al cinema italiano, sottolineando entrambi una certa fossilizzazione nel genere commedia. Da qualche tempo a questa parte sembra ritornata invece la volontà, ci si augura definitiva, di rompere i comodi schemi in cui ci si era adagiati e proporre, con un filo ideale rivolto alle migliori opere del passato, un rinnovamento che ha il punto di partenza proprio nella riscoperta dei vari generi e nella loro inedita caratterizzazione. Che ne pensi, anche considerando il “terzetto tricolore” (Garrone- Moretti- Sorrentino) in concorso all’ ormai prossimo Festival di Cannes?
“La Smorfia”
“Sono contentissimo per il “terzetto-tricolore” come lo chiami tu. Il cinema italiano è forte. Credo che la gente vada al cinema per provare un’emozione e questo può accadere con la commedia, con il dramma, con il noir. Non va al cinema, invece, se ciò che gli viene proposto è qualcosa che potrebbero vedere affacciandosi dalla finestra di casa propria”.
Classica domanda finale: progetti per il futuro?
Gianfelice Imparato
“No ti prego!”
E’ inevitabile…
“Seguire la distribuzione del cortometraggio e scrivere”.