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L’arte è spazzatura: Francisco de Pájaro a Barcellona

Creato il 18 maggio 2011 da Witzbalinka

Camminando per le strade di Barcellona, prima o poi troverete delle scritte disorientanti, stampate nella (molta) spazzattura della città. “L’arte è spazzatura”, leggerete sulla porta di un armadio rotto o su uno scaffale abbandonato nella strada, e vi chiederete cosa voglia dire l’autore con tale frase, se si tratti di un’idea rapida di qualche passante o di un’opera d’arte che vuole trasmettere un contenuto preciso. Rimarrete nel dubbio fino a quando troverete altri scaffali con le scritte, e altre buste dell’immondizia dipinte in vari punti della città, e allora capirete che si tratta di un progetto specifico e, chiedendo per la strada o nell’ambiente, scoprirete che si tratta dell’artista spagnolo Francisco de Pájaro (www.franciscodepajaro.net).

arte spazzura

De Pájaro è nato a Zafra, in provincia di Badajoz, nel 1970. Ha cominciato a dipingere da adolescente, decorando locali fino a quando è entrato, nel 1994, nella Scuola d’Arte e Mestieri Artistici di Merida, dove è rimasto un anno e mezzo prima di lasciare gli studi e tornare al suo paese natale, dove ha affittato il suo primo studio, ed ha iniziato a dedicarsi alla pittura seguendo un’ispirazione surrealisa e cubista, con Francis Bacon e Pablo Picasso come punti di riferimento. La sua prima mostra individuale ebbe luogo nella galleria della Cassa di Risparmio di Badajoz. Dopo un tragico incidente in cui è morto un suo amico e collaboratore, ha deciso di abbandonare la compagnia “Rotuletto” (dedicata al design corporativo e di interiori) per dedicarsi totalmente alla pittura. Ha vissuto a Londra due anni, realizzando due esposizioni individuali in spazi indipendenti, e poi ha stabilito la sua residenza permanente a Barcellona, città che –dice- trova piena di stimoli per il suo lavoro.

“L’arte è spazzatura”, l’inno all’arte che occupa tutta la sua opera, è uno slogan chiarissimo che apre un ampio e molto dibattuto tema nel mondo dell’arte contemporanea. Senza dubbio si tratta di un’aspra critica all’istituzionalizzazione dell’arte, che allontana le opere dalla società (e allontana l’arte stessa dalla vita quotidiana) per regalarle ad un altro mondo, elitista, che fa percepire l’arte con un’aura inarrivabile, e dove la cosiddetta élite non si distingue più per il suo potere d’acquisto, ma per una presunta conoscenza esclusiva, che le consente di accedere alle opere, di capirle e di aprezzarle. Tale concetto parte del presupposto secondo cui sono necessarie delle grandi conoscenze previe per poter accedere all’esperienza estetica che le opere contemporanee propongono. Francisco De Pájaro, al contrario, ci ricorda che l’arte non è un oggetto in sé, ma una maniera di fare qualcosa, un’azione o un gesto, e che ha molto più a che vedere con la vita quotidiana in sé, e con la capacità d’aprezzare ciò che ci circonda. Si tratta di un messaggio positiva che ci incita a sviluppare la nostra propria visione e a posare lo sguardo un po’ di più sulla bellezza in tutte le sue assurde manifestazioni, spazzatura inclusa.

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