L’Italia è la culla dell’Arte Sacra che, soprattutto nei periodi del Tardo Medioevo e Rinascimento, assiste ad una esplosione di rappresentazioni aventi come soggetto avvenimenti narrati nelle Sacre Scritture.
Non vengono utilizzati solamente scritti “canonici”, ma si raffigurano anche momenti narrati in Scritti apocrifi (non riconosciuti come veritieri dalla Chiesa, in vari Concili, quali quelli di Caledonia, di Efeso, ed altri dettami usciti dalla sede papale).
Nessuno degli artisti che fanno parte della moltitudine operante in questo spazio temporale, aveva mai visitato la Terra Santa, ed avendo come base solo quanto riportato su supporti scrittori, rappresentavano aneddoti della Sacra Famiglia e dei momenti salienti raccontati nell’Antico Testamento e nei Vangeli, con caratteristiche somatiche, paesaggistiche, ambientali, che vedevano ogni giorno nei luoghi ove vivevano.
Vediamo così splendide Madonne con visi, corpi ed abbigliamenti specificamente lombardi, veneti, latini, fiorentini oppure, qualora fossero stranieri, (soprattutto fiamminghi) che, comunque, avevano studiato o addirittura si erano trasferiti in Italia con visioni nord-europee. Architetture ed edifici (in molti lavori commissionati dai Medici di verde sullo sfondo una veduta di Firenze, magari in una raffigurazione avente come tema “la fuga in Egitto” (!).
In tutte le opere rimpiazzate su tela, tavola, intonaco, che fossero ad olio, a tempera, od altre tecniche, ogni opera era pregna, comunque di significati non immediatamente comprensibili od interpretabili, soprattutto dal “volgo”. Prendendo, ad esempio, le Annunciazioni, in testa a tutte quella realizzata dal Beato Angelico, capolavoro ineguagliabile, colori, oggetti, atteggiamenti, sfondi, elementi anche piccolissimi, ma straordinariamente “necessari” sono presenti per “comunicare”, in modo criptico o se vogliamo “esoterico”, il messaggio di fondo della intera rappresentazione. Alcuni elementi subliminali potevano essere inclusi addirittura nelle cornici.
Oppure scegliamo le Natività, ove i “Magi” venuti da Oriente, portarono in dono oro, incenso e mirra, tre simboli che possono essere variamente interpretati, ad esempio in senso ayurvedico indiano, dato che, nelle Indie, tali prodotti erano, non solo simboli di sacralità e preziosi omaggi da fare ad un re, ma sostanze usate in medicina, già allora indicata come “magia”, da chi non ne afferrava la “vera conoscenza”.
I colori, poi, meriterebbero una disquisizione enciclopedica per descrivere come e perché venivano usati. Mi limito a citare l’oro, ogni volta che si vuole rappresentare Dio, con il blu la Fede, con il rosso il sacrificio di Gesù, per mezzo del verde il Creato, del rosa aranciato Santi e Profeti, e colori diafani per gli Angeli.
Written by Roberto Lirussi