Posted on apr 18, 2013
Dal 24 aprile al 18 maggio 2013 una mostra dei libri stampati da Alessandro Zanella e una tavola rotonda sulla sua attività tipografico-editoriale, presso la Biblioteca Civica di Verona.
Inaugurazione: mercoledì 24 aprile ore 17.30
Tavola rotonda: sabato 18 maggio ore 10.30
Orario: Lunedì ore 14-19; martedì – venerdì ore 9-19; sabato ore 9-14
In memoriam
di Daniela Brunelli
sidvs ivliarivm resvrgit: da motto ad auspicio per la rinascita dell’Arte nera.
Nati sotto il segno di Alessandro Zanella, maestro tipografo
Quando ogni passo viene eseguito con cura e l’allestimento è quello appropriato, quando l’inchiostro tira al punto giusto e la carta umida è pronta ad accogliere il morso del carattere, allora ogni movimento è danza, l’azione della barra sotto lo sforzo trasmette alle mani la percezione del contatto e le quattro zampe artigliate afferrano il terreno, scaricano tutto il peso del metallo in cerca di stabilità. A questo punto il magico stupore che la stampa sa suscitare si ripete a ogni foglio. Sollevando la carta dal carattere si mostra l’impressione del segno, netta e incisa, è un lampo la sua forma nera ancora lucente, e il desiderio è quello di sfiorarla in punta di dita per valutarne al tatto la qualità. Soddisfazione e piacere.
(Alessandro Zanella “Una macchina sensibile”, 2009)
È stato grazie ad Alessandro Zanella se ho appreso, fra il resto, anche l’esistenza del petrolio lampante, quella particolare miscela liquida di idrocarburi che, derivando dal greco Keros, cera, è più usualmente detta kerosene. Un tempo utilizzata nelle lampade per produrre luce, è anche un ottimo solvente in grado di detergere e rendere lucidissimi i metalli dei torchi tipografici. Così è stato per il “nostro” magnifico Albion,fuso dalla Hopkinson & Cope di Londra intorno al 1820, montato pezzo per pezzo da Alessandro nell’atrio della Biblioteca centralizzata Arturo Frinzi dell’Università di Verona. Era il gennaio del 2010 quando lui, con sapiente maestria, ha saputo ricongiungere fra loro tutti gli arti del torchio ed io, con ammirata devozione, ho lucidato quella creatura che andava prendendo forma, assaporando nel contempo l’odore intenso della cera che, espandendosi, ben presto divenne il profumo caratteristico della Biblioteca.
L’arrivo di quel testimone meccanico dell’Arte nera nella biblioteca universitaria, fu anche l’occasione per allestire la mostra della collana sidvs ivliarivm resvrgit, che dal 2003 al 2009, proprio grazie ad Alessandro Zanella, prese forma all’Università di Verona: una collana fra Private press e University Press, nata nel 2002 da un’idea condivisa fra Zanella, Gian Paolo Marchi, all’epoca Preside della Facoltà di Lingue e letterature straniere e Gino Castiglioni, stampatore privatissimo insieme al sodale Alessandro Corubolo e, al tempo, presidente della Fondazione Cassa di Risparmio di Verona, Vicenza, Belluno e Ancona, che sostenne finanziariamente l’iniziativa1.
Nel gennaio 2010 venne, dunque, inaugurata la mostra degli splendidi saggi tipografici realizzati dagli allievi del corso di laurea in Lingue e Culture per l’Editoria dell’Università di Verona che, nel corso dei sette anni precedenti, ebbero l’opportunità di frequentare gli stage di Composizione e stampa in torchio presso la stamperia di Alessandro Zanella a Santa Lucia ai Monti, Valeggio sul Mincio, in provincia di Verona: un luogo incantevole, nel quale si veniva accolti da Alessandro, dalla moglie Carla e dalle figlie Anita e Francesca, sempre straordinariamente attente ad ogni esigenza degli ospiti, anche se non espressa.
In verità, i ventuno titoli prodotti furono ben più che saggi tipografici, poiché Alessandro seppe generosamente trasmettere alle ragazze e ai ragazzi che frequentarono i suoi stage, non solo le competenze necessarie per realizzare un buon libro tipografico, ma anche la sensibilità, la passione e il rigore che esige l’Arte nera per raggiungere la perfezione armonica, che solo nel manufatto tipografico sappiamo riconoscere; ovvero, quella danza, faticosa e sensuale, che lo stesso Zanella sapeva compiere nella sua bottega e che ha saputo trasmettere ai suoi allievi.
Ventuno titoli, quanti sono gli stage realizzati, che hanno preso forma ciascuno in due fine settimana, durante i quali i giovani allievi si sono cimentati con gli strumenti e la fatica fisica dell’arte della stampa: compositoio, caratteri, spazi, inchiostri, bozze, tiraprove, carte, torchio a mano, ago e filo di cucitura. Il risultato sono ventuno preziosi opuscoli, tirati in ventiquattro esemplari, che hanno arricchito una collana unica nel suo genere.
Il nome, o meglio il motto, scelto per la collana ha espresso l’auspicio che potesse tornare a splendere l’astro tipografico di Bartolomeo Giuliari (1761 – 1842), il quale nel 1795 fondò una “dimestica stamperia” nel Palazzo di famiglia, oggi sede del Rettorato dell’Ateneo veronese. Di fatto, l’antico splendore è risorto nella serie sidvs ivliarivm resvrgit, i cui 21 titoli sono stati stampati con il carattere «Spectrum», tirati con il torchio tipografico «Stanhope» del 1854, con vite e compresso, ciascuno in ventiquattro copie numerate, su carta in tondo «Hahnemuhle» o su carta a tino vergata banca della cartiera «Magnani» di Pescia. Le coperte, in cartoncino colorato con il titolo talvolta direttamente impresso, altre volte stampato su etichetta incollata, sono legate ai fogli interni (mai più di una dozzina) con qualche passaggio di filo. L’architettura generale delle singole edizioni è stata condivisa dai ragazzi sotto la guida del loro Maestro il quale, per passaggi successivi, li ha condotti dalla fase creativa a quella della produzione, assumendo via via le decisioni utili a orchestrare i bianchi e i neri, a marginare la carta, a collocare i testi e le loro traduzioni, quando necessario. Zanella ha insegnato loro ad allenare il cuore, gli occhi e le mani, affinché, come in un canto polifonico, i ragazzi arrivassero a predisporre le forme di stampa, a inchiostrare i caratteri, a governare la barra, a correggere le bozze, a piegare i fogli, tagliarli, collazionarli e infine a cucirli alla coperta per dare vita ad una sidvs.
In questo modo sono stati “messi al mondo” piccoli volumi con testi già editi di autori viventi o di autori classici ai quali si è conferito un abito del tutto originale2. Inoltre, sono stati stampati testi inediti, comeCasi (2004) di Mario Luzi (1914 – 2005) che raccoglie, oltre a Una pagina di diario, scritta all’indomani della morte della sorella Rina, la poesia Skyline, scritta nel 1993 durante un soggiorno a New York e del tutto inedita, donata dal poeta stesso ad Alessandro, proprio per la felice occasione. Così fecero anche Franco Loi, che donò sette inediti per Il rosa della rosa (2007), Paolo Valesio, il quale donò dieci liriche inedite per L’araldo impolverato (2007) e Jean-Charles Vegliante, che consentì la pubblicazione di sette poesie inedite per Itinerario Nord e un appunto (2008). Oltre a questi, altri prestigiosissimi autori viventi concessero la pubblicazione delle loro liriche ad Alessandro Zanella e a suoi giovani allievi e autografarono le copie della loro sidvs, conferendo alla collana un plusvalore che non sembra improprio definire “cosmico”.
Nel ricordare in questa sede Alessandro Zanella, per me vivissimo e tutt’ora operoso, come credo per tutti coloro i quali hanno avuto la fortuna di condividere con lui intensi tratti di vita, volutamente ho omesso la straordinaria biografia e la storia della sua formazione alla bottega di Richard-Gabriel Rummonds, che stampò a Verona sotto l’insegna Plain Wrapper Press e del quale Zanella fu socio dal 1976 al 1983, pubblicando sotto la medesima insegna opere di rara bellezza. Bellezza che si ritrova in tutte le produzioni tipografiche di Alessandro Zanella, anche se uscite sotto altre marche tipografiche o editoriali, qualiColophonarte, Cento Amici del Libro o in co-edizione con la Chimerea Officina3.
Nulla dico nemmeno delle pregiatissime edizioni ideate e prodotte da Alessandro: autentiche opere d’arte in forma di libro, che sotto l’insegna Ampersand costituiscono un nutrito catalogo di titoli in cui l’incontro fra arte e poesia, lettura e visione, esperienza tattile e olfattiva, si fanno poetica dello stampatore. Di questo, peraltro, molto efficacemente hanno scritto Beatrice Peria e Arianna Mercanti nel catalogo Stampare ad arte. Alessandro Zanella tipografo ed editore, uscito nel 2009 a cura di Marina Bindella.
Così come – del resto – qui solo accenno a quel filone tutto veronese, rispetto alla tradizione italiana ed anglosassone, delle Private Presses, che tanta importanza ha avuto nella città scaligera dall’Officina Bodoni di Giovanni Mardersteig (1892 – 1977) alle Editiones Dominicae di Franco Riva (1922-1981); dai libri di Renzo Sommaruga (1917-2012), anch’egli di recente scomparso, alla Chimerea Officina di Alessandro Corubolo e Gino Castiglioni, dalla già citata Plain Wrapper Press di Rummonds, all’insegnaBelacqua di Jacques Verniére, per limitarci solo al ’900, ben sapendo però che si tratta di una tradizione scaligera risalente a Felice Feliciano (1433 – 1480) e proseguita nei secoli successivi con testimoni di grande prestigio come fu il citato Conte Bartolomeo Giuliari. Brevi note per confermare che, di tutti costoro, Alessandro Zanella può dirsi certamente l’ultimo grande erede, ma egli rappresentò, nel contempo, un caso unico in Italia di private printer, sia per competenze, che per sensibilità artistiche. Reputo che il suo plusvalore fosse la generosità, espressa proprio attraverso la vocazione a trasmettere i saperi del libro e del libro d’arte, in particolare. Oltre alla collaborazione con l’Università di Verona, ne sono, infatti, testimonianza anche i numerosissimi Zerokilowatt: workshops tipografici che Alessandro Zanella offriva a chiunque volesse avvicinarsi alla pratica della tipografia con caratteri di piombo e della stampa eseguita con il torchio a mano; ovvero, a chi volesse sperimentare come “stampare un libro con la sola forza del corpo e della volontà, in assenza d’elettricità” rappresentasse “un gesto poetico” di “caparbia resistenza”. Così ancora oggi e – mi auguro per sempre – si trova scritto nella presentazione dei corsi nel sito dellaAmpersand.
Quanto in sintesi sopra descritto, motiva anche la preziosa collaborazione offerta da Alessandro Zanella all’Università di Verona che, credo unica nel panorama nazionale, ha potuto offrire ai propri studenti l’opportunità di apprendere l’antico mestiere in cui l’artigiano e l’artista trovano armonica conciliazione. In queste poche righe ho cercato, almeno parzialmente, di esprimere il sentimento di profonda gratitudine per quanto io stessa ho appreso, certa di dare voce al medesimo sentimento provato dai ragazzi e dalle ragazze che hanno avuto l’opportunità di conoscere Alessandro Zanella e di essersi nutriti alla fonte del suo sapere, potendo capire finalmente il significato di parole come passione, rigore, sensibilità, fatica,soddisfazione e piacere.
Di tutte, una: Armonia.
Parole spesso abusate nell’uso quotidiano, ma che Alessandro ci ha fatto comprendere offrendoci in dono la loro felice incarnazione.
Difficile oggi entrare in Biblioteca Frinzi e, imbattendosi negli artigli dell’Albion, non sentirlo presente in ogni angolo, non saperlo appassionato testimone per le giovani generazioni di un’arte tanto anacronistica quanto contemporanea, come solo lui, con la sua mirabile e armoniosa danza, ha saputo rendere vitale.
Di questa preziosa ed esclusiva eredità, spero continueremo a darne adeguata testimonianza.
The celebrated Veronese letterpress printer Alessando Zanella died suddenly this summer at the young age of 56 years. He was born in the Veneto and attended he Liceo Scientifico Statale in Verona before being drafted into the army. Upon his discharge he applied to the School of the Book in Urbino but missed the deadline. Jacques Verniere, a French printer in Verona brought him to the American expatriate printer Richard-Gabriel Rummonds, proprietor of The Plain Wrapper Press in Verona, who took him on as an apprentice. In an era when letterpress printing was giving way to photocomposition and offset printing this was a unique opportunity to learn about printing on the iron hand press as well as to imbibe the tenets of good typography and book design. Zanella was a quick study, becoming Rummonds’ partner in 1978.
Rummonds left Italy in 1982 to establish the Book Arts program at the University of Alabama. Zanella decided to continue letterpress printing on his own, establishing Ampersand as his imprint. Over the next decade he designed and printed illustrated limited edition books, among them Sul teatro delle marionette by Heinrich von Kleist with four etchings by Neil Moore (1984) and Persephone by Yannis Ritsos with prints by Joe Tilson (1990). In 1994 Zanella printed Le Carte del cielo, the first in a series of eleven short narrative texts by Italian authors selected and edited by Sandro Bortone. The series was Monotype Bembo, one of Zanella’s two favorite typefaces (the other being Jan van Krimpen’s Spectrum from Enschede).
From the mid-1990s on Zanella began to introduce digital typefaces, printed from polymer plates, into his work. He also began to explore book structures, working in close collaboration with artists. One of the most important of these isVetrinetta accidentale by Mario Luzi with etchings by Walter Valentini (2005) commissioned by Cento Amici del Libro. In 2000 Zanella began to teach courses and workshops on printing with the iron hand press at his stamperia, often in collaboration with various universities and book arts organizations. His teaching played a major role in the spread of interest in typography and the book arts in Italy, especially among a younger generation, in the past decade.
A major exhibition of Zanella’s work, accompanied by a comprehensive catalogue, was held at the Biblioteca Vallicelliana in Rome in 2009.
I wish to heartily thank Lucio Passerini and Richard-Gabriel Rummonds for providing the information on Alessando Zanella’s life that is the basis for this obituary.
Obituary written by Paul Shaw.
A CHRISTMAS RECIPE Anthony Burgess 1917-1993 Verona: Plain Wrapper Press, 1977 PR6052 U638 C47 1977 “Natale 1977 One hundred and eighty copies of this Christmas recipe (written by Anthoney Burgess and illustrated by Fulvio Testa) were printed for friends of the participants on a Washington hand press by Richard-Gabriel Rummonds & Alessandro Zanella at the Plain Wrapper Press in Verona, Italy. Bon appetite!” From the Colophon.L’università dell’arte tipografica
RICORDO. La prematura scomparsa dell’erede di una grande tradizione. «Vorrei imparare i segreti dalla stampa manuale»: così Alessandro Zanella si presentò a Gabriel Rummonds. Ne divenne socio e ne rilevò il torchio
Studenti al corso di stampa in torchio a Santa Lucia ai Monti insieme al rettore Elio Mosele (a sinistra), Avesani (al centro) e Giampaolo Marchi
Verona. Quando una dozzina d’anni fa la facoltà di Lingue e letterature straniere dell’Università di Verona decise di dar vita a un corso di laurea in Lingue e culture per l’editoria, parve importante offrire agli studenti l’opportunita di accostare non solo le più aggiornate tecniche editoriali, ma anche le modalità più antiche dell’arte della stampa. La città di Verona poteva contare, anche in questo settore, un ineguagliabile primato, legato al nome di Giovanni Mardersteig, che D’Annunzio ebbe a definire «principe degli stampatori»: non immeritamente, perché la sua Officina Bodoni, inaugurata nel 1923 a Montagnola di Lugano con l’Orfeo di Poliziano e trasferita a Verona nel 1927, impose in tipografia un ritorno alla grande tradizione classica italiana ed europea, opponendo moduli di classica misura al disordine e alla sciatteria che aveva trovato alimento anche in talune espressioni deteriori legate al futurismo, non sempre all’altezza delle geniali innovazioni grafiche di Fortunato Depero. IL MAGISTERO di Mardersteig esercitò il suo influsso sulle Editiones Dominicae di Franco Riva, avviate nel 1954, nonché sulla «privatissima tipografia» di Gino Castiglioni e Alessandro Corubolo, che, dopo le prime prove, eseguite nei primi anni Sessanta con «una vecchia platina, priva di pedale», a partire dal 1968 realizzarono i loro libri, con la marca tipografica della Chimera, mediante un torchio di tipo Albion costruito a Monza nel 1855 da Amos Dell’Orto. Né va dimenticato il geniale impegno di Renzo Sommaruga, stampatore, illustratore e pittore di recente scomparso, in grado di «costruire» integralmente un volume, curando insieme testo, stampa e apparato illustrativo: il suo primo lavoro, la dannunziana Pioggia del pineto, fu impresso nel 1963 in sole tre copie, con il corredo di otto illustrazioni. INTORNO AL 1970 fu inoltre attiva a Verona la Plain Wrapper Press di Gabriel Rummonds, un americano di vasti interessi culturali, ideatore di libri in cui la legatura veniva ad assumere un rilievo non marginale rispetto al testo: è il caso dei Siete Poemas Sajones di Borges, la cui legatura è corredata di bassorilievi in bronzo di Arnaldo Pomodoro. Siamo nel 1974. Due anni dopo, a Rummonds si presenta un giovane, Alessandro Zanella, desideroso di essere messo a parte dei segreti della stampa manuale. Da apprendista appassionato e curioso, Zanella diviene ben presto socio e co-designer di Rummonds; e quando l’estroso artista lascerà definitivamente Verona per rientrare negli Stati Uniti, ne rileverà il torchio, uno Stanhope del 1854 con vite e il caratteristico contrappeso, nonché la serie di caratteri Spectrum, e fonderà la sua tipografia privata all’insegna di Ampersand. Questo termine designa in ambito anglosassone la «&», legatura di «e» e «t», considerata l’ultima lettera dell’alfabeto (X,Y, Z e &), richiamata con la formula «and per se and», cioè «e la lettera che per se stessa significa and»: formula dalla cui corruzione par derivare la parola Ampersand. LA SCELTA di questo logogramma come marca tipografica esprime a pieno la cifra intellettuale e artistica di Alessandro Zanella: non un aut aut superbo ed escludente, ma un et che significa attenzione alla diversità e alla molteplicità delle opzioni con cui l’arte tipografica persegue il raggiungimento di una forma perfetta, «geprägte Form, die lebend sich entwickelt», la forma impressa che vivendo si evolve, per adattare a quest’arte un mirabile verso di Goethe. UNA TALE apertura non significa eclettismo, e tanto meno il cedimento a compromessi che possano frenare la tensione verso la qualità: la coerenza nella scelta degli autori del Novecento per la collana «Le carte del cielo» (penso in particolare al racconto di Paola Drigo) vale quanto un saggio di critica letteraria, come pure un saggio di critica artistica appare la scelta degli illustratori. Anche nelle realizzazioni quantitativamente più modeste, il lavoro di progettazione comportava un impegno assoluto; la scelta dei materiali obbediva non a valutazioni di costi, ma alla pertinenza con il carattere dell’oggetto tipografico. Questo hanno potuto sperimentare gli studenti della facoltà di Lingue che si sono avvicendati nel laboratorio Santa Lucia ai Monti dal maggio 2003 al novembre 2009, in gruppi di sei per ciascuno dei ventun corsi di stampa in torchio, durante i quali il torchio a mano Stanhope – come scrisse lo stesso Zanella nella nota premessa al catalogo della mostra promossa negli ambienti della Biblioteca Frinzi dalla direttrice Daniela Brunelli – «ha impresso i fogli che sono più volte passati tra le mani degli studenti, ogni carta a mano è stata tagliata in misura, marcata con segni di registro, bucata per reggersi in posizione sul timpano»; «i caratteri inchiostrati con precisione e sensibile sicurezza hanno morso recto e verso per incidere il loro tratto nero e limpido sotto la forza della pressione. Infine, ultimo atto: la raccolta del lavoro in un fascicolo di poche carte accavallate cucite a mano ad una semplice copertina per chiudere con emozione e soddisfazione l’impegno di pochi giorni». EMOZIONE e soddisfazione condivisa dai docenti che si assunsero il compito di preparare i testi per la stampa, proponendo anche inediti di Mario Luzi, Fernando Bandini, Daniele Piccini, Edoardo Sanguineti, Franco Loi, Jean-Charles Vegliante, Norbert Kaser. Per la collana fu trovato un motto, Sidus Iuliarium Resurgit, che alludeva alla tipografia aperta nel 1795 da Bartolomeo Giuliari nel palazzo di famiglia, destinato dalla munificenza di Elena Tusini Giuliari a ospitare la sede dell’Università di Verona. Posso testimoniare che ognuno dei piccoli libri, stampati in soli ventiquattro esemplari, comportò un’avventura: sempre a lieto fine. Parlo al passato, perché Alessandro Zanella è morto da pochi giorni: nel pieno della sua maturità professionale e artistica, di cui altri potrà dire con maggior competenza ed esperienza. Penso in particolare a quelli che sono solito chiamare i Dioscuri della Private Press veronese, Gino Castiglioni e Alessandro Corubolo, che ben sono in grado di ripercorrere le tappe di una luminosa parabola umana. QUANTO ho scritto non è più che un saluto al giovane amico, che sembra riapparire tra le stanze della facoltà di Lingue e sul prato della sua casa a Santa Lucia ai Monti, un po’ come nella poesia di Jürgen Becker inviata come biglietto di auguri nel 2002: «Più tardi tutto: / la progressiva espansione, / ininterrotti piani del tempo: / nella consapevolezza / che continueremo a vivere con nastri magnetici, / con perdute abitudini, / lingue corrotte, / con i suoni dell’acqua, dei boschi,/ certi che troveremo ancora il vecchio film, / che rivivremo la scena della porta che si apre, / e usciremo all’aperto / nel mattino con gli alberi al vento».
Gian Paolo Marchi