L’Artemisia di Michela Amadei

Creato il 01 ottobre 2013 da Carla Fiorini

di Valentina Giannicchi

“Nella lettura effettuata del dipinto più celebre di Artemisia, la Giuditta che decapita Oloferne degli Uffizi, Longhi scriveva:

« Chi penserebbe infatti che sopra un lenzuolo studiato di candori e ombre diacce degne d’un Vermeer a grandezza naturale, dovesse avvenire un macello così brutale ed efferato […] Ma – vien voglia di dire – ma questa è la donna terribile! Una donna ha dipinto tutto questo? »….. e io ho pensato che si una donna poteva dipingere quella violenza perchè chi più delle donne conosce il potere e il valore del sangue, una donna ferita peraltro come lo era stata lei, pittrice di enorme talento e dai colori forti ,decisi,intensi e coraggiosi quasi quanto lei ingannata stuprata e denigrata, riscattatasi solo grazie al suo talento. Ma al di là della lettura femminista che ne è seguita, volevo solo rendere omaggio alle sue luci e ai suoi colori non riproponendo in foto i suoi quadri, ma dando una mia visione di quello che poteva essere stato il “prima” e il “dopo” il suo quadro/condanna in cui praticamente giustizia il suo stupratore ovvero “Giuditta che decapita Oloferne” .

Immagini cariche di Pathos, che trattano un tema forte.

Artemisia che si ribella alla violenza subita con un gesto efferato. Che bagna le sue mani nel sangue quasi a lavare le colpe di un’intera umanità.

L’arte fotografica di Michela Amadei sconfina con l’immaginario pittorico. La luce filtra e modula i volumi secondo le migliori accezioni della rappresentazione grafica.

Un’espressione quasi confusa, incapace di comprendere come la realtà possa declinare in ambiti così primordiali.

Il contrasto tra i rossi del letto e il candore dell’azzurro e i bianchi del vestito si muove nella dialettica del contrasto proprio a far emergere quelle differenze che Artemisia incontra nella sua esistenza di artista e di donna violata.

Fotografa: Michela Amadei  Modella: Damiana Leone


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