Botticelli -Alessandro di Mariano di Vanni Filipepi
Originale il soprannome “Botticelli” dovuto allo stretto rapporto che legava Sandro al fratello Giovanni, “Botticello" (basso, grosso, colorito e ripieno di vino), o all'attività dell’altro fratello Antonio che batteva l'oro (battigello).NOTIZIE SINGOLARI "Prima di avviarsi alla pittura, a spese dei familiari, andò “a leggere” in una scuola, in seguito secondo il Vasari frequentò le botteghe di fra Filippo Lippi e del Verrocchio. Botticelli faceva parte del raffinato clima umanistico promosso dai Medici, immortalando la natura con grandi scenari ricchi di colori e fiori (es. La Primavera e La nascita di Venere). Un gustoso aneddoto rinascimentale: Sandro Botticelli e Leonardo da Vinci , dopo il loro incontro nella bottega del Verrocchio, avrebbero cementato l’amicizia aprendo un'osteria chiamata Tre rane. Qui la clientela sceglieva il menù, sia leggendo le pietanze scritte da destra a sinistra dal mancino Leonardo, sia indicando le immagini disegnate dal Botticelli."
La primavera perfetta, libro scritto dalla soprintendente al Polo museale fiorentino Cristina Acidini, ci porta a Firenze, una storia anche di fiori tra arte e scienza. ”Ho sempre pensato che i nomi portino dentro di loro un destino – ha spiegato Cristina Acidini – e il destino di Firenze si esprime fin da quell’antico nome latino, Florentia, ‘campi che fioriscono’. Tanto che intorno alle origini della città è nata la leggenda del bellissimo prato fiorito di iris. Da questa antica e gentile leggenda ai giorni nostri è un susseguirsi di espressioni artistiche ma anche scientifiche, indagini sulla natura che hanno i fiori come protagonisti. Anche Santa Maria del Fiore, nell’intitolazione alla Madonna, ha un’aggiunta floreale”.La Primavera del Botticelli è dunque ” l’architrave di questo percorso floreale che ha nel Rinascimento un apice assoluto, e nel capolavoro del Botticelli un catalogo botanico, probabilmente ispirato dagli scritti di Plinio il vecchio, che ha un fascino artistico e naturalistico al tempo stesso".
Cristina Acidini parla del dipinto botticelliano come l’apice dei suoi dipinti floreali poiché rappresenta "la chiave di volta della pittura di fiori nel Rinascimento fiorentino (che) coincide cronologicamente e non soltanto con lo splendore d’arti, di cultura e di vita che contrassegnò l’età di Lorenzo il Magnifico, ed è rappresentata dalla pittura di Sandro Botticelli.”
La storia e l’interpretazione della Primavera è affascinante e resa con chiarezza, guidandoci alla scoperta delle simbologie che potrebbero dare risposte e che possono aprire ulteriori ipotesi per spiegare uno dei dipinti più misteriosi che siano mai stati realizzati.
Anche se molte, differenti, alternative e affascinanti sono le ipotesi interpretative, addirittura il PERIODICO ITALIANO FA l'apoteosi de LA PRIMAVERA DELLA FILOSOFIA Botticelli e il Neoplatonismo
In Geometrie Fluide – Itinerari d'arte- su la Primavera di Botticelli:”... è stata analizzata a lungo da parecchi studiosi per ricavarne i significati e sono emerse diverse ipotesi, le più plausibili sono quelle che evidenziano i legami con la filosofia neoplatonica. La Primavera si pone come rappresentazione della ciclicità universale della natura e come tempo perfetto di pace e serenità. Il clima mite della stagione e il risvegliarsi della natura in un germogliare e fiorire continuo, mostrano da un lato il concetto di "natura bella e amica dell'uomo", dall'altro il richiamo all'attenzione, alla difesa e conservazione (Mercurio armato che è a guardia del sacro bosco e scaccia le nuvole) di tale luogo-tempo di pace e bellezza.”
Interessante è il rapporto Primavera-giovinezza, messo in risalto dai personaggi stessi e dalle tre Grazie. L' allusione alla giovinezza non è solo l' età giovanile, ma è una giovinezza di spirito, che “per essere mantenuta va nutrita di Natura (il giardino pieno di fiori), Grazia e Virtù (Tre Grazie), uso della Ragione (Mercurio, simbolo della ragione e del buon consiglio), Amore (Cupido) e Bellezza (Venere).”
FIGURE E SIMBOLI
A destra il vento Zefiro afferra Clori e con il suo soffio la fecondatrasformandola in Flora, generatrice di fiori e Dea della Primavera. Gli alberi carichi di frutta si piegano all'arrivo del vento; i fiori che escono dalla bocca della ninfa Clori si mescolano a quelli che crescono nel prato, riprodotti con meticolose attenzioni. Al centro, davanti al cespuglio di Mirto, pianta a lei sacra, la solenne figura di Venere. Sopra di lei il figlio Cupido, bendato, sta per scoccare una delle sue fatali frecce.A sinistra si svolge un ritmo lento e melodioso, la danza delle Grazie, splendide creature coperte di veli trasparenti che paganamente simboleggiano l'amore che si dona, si riceve, si restituisce; a chiudere la composizione Mercurio che, con il caduceo, sfiora le nuvole: forse allude alla presenza divina oppure tiene il maltempo lontano dal giardino. Lo sfondo è costituito dagli alberi del boschetto, oltre ai quali -dopo il restauro del 1983- è apparso un luminoso paesaggio che ha restituito profondità alla scena.
DA FIRENZE MUSEI ...
“L’interpretazione mitologica, ad oggi quella più riconosciuta, vede l’ordine dei personaggi studiato come una scena di teatro: qui le due figure maschili sono poste alle estremità del dipinto fino ad arrivare al centro con l’emblema della femminilità e della bellezza, Venere, che troneggia sulla scena sovrastata da suo figlio Cupido, rappresentato come un putto bendato. Un climax verso la perfetta semplicità che lega la naturale bellezza della donna alla primavera. Qui la dea incarna il valore dell’amore supremo, concetto evidenziato anche dalla sua posizione elevata rispetto agli altri personaggi. Anche il paesaggio gioca una forte componente allegorica nel dipinto. La location è ambientata in un giardino che ricorda le atmosfere dell’Eden. Le piante in fiore, che richiamano l’abbondanza della natura in primavera, sembrano creare un mondo a parte in cui la scena si svolge. Un’aura senza tempo pervade l’ambiente ponendo i personaggi in un limbo quasi celestiale: la fonte della luce è indefinita, le ombre dei personaggi non segnano il prato e i piedi delle figure non sembrano calpestare l’erba. Tra i tanti significati attribuiti all’opera del Botticelli questa sembra essere la più pertinente. Altri studi inducono però verso spiegazioni diverse. Un mistero, quello nascosto dietro la danza immortale di quei nove attori, ancora aperto a tante altre chiavi di lettura che aspetta solo di essere decifrato”.
SPUNTI BOTANICI
Anche Laura Corchia nella sezione Dalla parte dell‘ arte, esamina con cura il dipinto La Primavera (1481-1482) di Botticelli, una tempera su tavola conservata alla Galleria degli Uffizi, riconosciuta in quella citata in un inventario del 1499 "si trovava sopra a un “lettuccio” nella stanza attigua alla camera da letto di Lorenzo di Pierfrancesco de’ Medici".Molti studiosi appuntano che "la descrizione dettagliata e la precisione scientifica con cui Botticelli dipinge le numerose piante ed erbe del giardino di Venere equivale a una sorta di enciclopedia botanica o erbario....piante accuratamente scelte per le loro virtù salutari, e associate a colori, profumi, metalli, pietre e benefici influssi astrali che appartengono a quella "magia naturale" sulla quale Marsilio Ficino concentrava i suoi studi. Un ulteriore riferimento all'alchimia è rappresentato dalla presenza di Mercurio e dal suo caduceo, che ne è un simbolo."
I colori freddi come il verde e l'azzurro sono considerati dai neoplatonici "colori dalle virtù positive, specie se asociati all'oro, rappresentato dalle sottili linee pennellate da Botticelli.
Questa tavola viene considerata da alcuni ricercatori "un grande talismano, dedicato al giovane Lorenzo di Pierfrancesco de' Medici, al quale Marsilio Ficino dedica una lettera nel 1477, probabilmente accompagnata al dipinto, augurandogli di trovare nella devozione a Venere-Humanitas l'equilibrio di tutte le sue doti". Ma tre i livelli di significato che si possono evidenziare dopo una attenta ricerca: quello naturalistico (primavera, risveglio della natura), erotico (primavera manifestazione dei sensi, estetico (primavera simbolo delle capacità creative-artistiche), tutti intrecciati fra loro. Sappiamo che secondo Ficino "vivere nella bellezza" è un modo per superare la dimensione terrena, proposto come raffinato stile di vita. Venere è quindi un simbolo di bellezza come elevazione spirituale attraverso l'arte e la conoscenza.
CICORIA
Particolarità: L’azzurro delicato dei fiori ha portato alla leggenda che essi abbiano il colore degli occhi di una giovane che piange il suo innamorato, partito per un viaggio senza ritorno.
ROSA
Particolarità : Il fiore della rosa è il simbolo stesso dell’amore, della bellezza e della tenacia. La rosa bianca viene associata all’idea di amore puro, casto; quella gialla indica il sentimento della gelosia; quella rossa amore passionale.
PIANTAGGINE
Particolarità: i Celti consideravano la piantaggine una pianta sacra e ancor oggi nelle campagne i contadini ne applicano le foglie su piccole ferite per cicatrizzarle. I semi della piantaggine maggiore sono molto graditi agli uccelli. I semi di altre tre piantaggini contengono sostanze emollienti. ORNITOGALO
Particolarità: Il nome deriva, come tanti altri termini botanici, dalla lingua greca -da ornis/gallina e gala/latte- da cui deriva il nome comune “latte di gallina” che probabilmente fa riferimento al colore bianco latte dei fiori.
RANUNCOLO
Particolarità: Il vocabolo ranunculus appartiene alla lingua latina, "piccola rana", forse in riferimento al fatto che spesso i ranuncoli preferiscono luoghi umidi e paludosi.
ERBA VIPERINA
Particolarità: In lingua greca echis è il vocabolo che indica la vipera; forse il nome Echium perché il fiore presenta uno stilo biforcuto che ricorda la testa delle serpi, oppure perché per lungo tempo fu erroneamente ritenuto capace di contrastare il veleno iniettato mediante la puntura delle vipere.
ELLEBORO
Particolarità: L’elleboro, pianta coltivata fin dall’antichità, di gran moda a fine Ottocento e nei primi anni del Novecento. Secondo Marsilio Ficino, precettore di Lorenzo il Magnifico, l’elleboro aveva la proprietà di ringiovanire i vecchi e di mantenere giovani più a lungo. Nell’antichità si riteneva che la radice dell’elleboro avesse il potere di guarire la pazzia , in dosi elevate è velenosa.
CAMOMILLA Particolarità Il nome camomilla deriva dal greco khamaimelon "mela nana", nome dovuto forse al fatto che le foglie della camomilla profumano di mela. Le proprietà calmanti e rilassanti della camomillasono note sin dai tempi antichi: gli Egizi dedicarono questa pianta al Sole, loro principale divinità.
CAPELVENERE
Nel linguaggio dei fiori questa pianta indica un sentimento amoroso che non si ferma davanti alle avversità.
NIGELLA
Il nome della pianta, dall’aggettivo latino nigellus/di colore nerastro, pare dovuto al colore dei semi che venivano usati per aromatizzare i cibi. La nigella è pianta nota, per le sue virtù medicamentose , fin dall’antichità, oggi è coltivata per la delicata bellezza dei fiori.
ARANCIO AMARO
I fiori d’arancio sono ritenuti simbolo di matrimonio perché si pensava fossero arance i frutti d’oro donati dalle Esperidi in occasione del matrimonio di Giove e Giunone.
NON-TI-SCORDAR-DI-ME
Attorno a questo fiore delicato sono sorte diverse leggende, una che Dio dopo aver dato un nome a tutte le cose del creato udì una vocina che lo pregava di non dimenticarsi di lui: "Non ti scordar di me, o Dio" decise che il nome del fiore parlante sarebbe stato appunto "non ti scordar di me". Altre tramandano di persone che si amavano costrette a separarsi che, nel momento dell’addio, raccolsero piccoli fiori azzurri promettendosi di pensarsi a vicenda ogni volta che avrebbero rivisto simili fiori.
MIRTO
Sacro a Venere dea dell’amore e simbolo d’amore, il mirto nell’antichità ornava per tradizione la fronte delle giovani spose e la loro abitazione; il significato della pianta era: verginità. Nell’antica Roma il mirto fu simbolo di gloria: i vincitori delle guerre erano incoronato con alloro e mirto.
Nella
si sostiene La “rinascita del paganesimo antico” con la Primavera e che “Botticelli prende spunto dagli arazzi “millefleures” francesi e fiamminghi, presenti all’epoca anche in collezioni fiorentine, come l'arazzo Mille fiori.