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L’articolo 81, il delirio italiano

Creato il 12 agosto 2011 da Albertocapece

L’articolo 81, il delirio italiano“Per pareggiare il bilancio non è necessario un emendamento costituzionale. Il bilancio non solo si chiuse in pareggio, ma fece registrare un avanzo e una riduzione del debito per quattro anni consecutivi dopo l’approvazione da parte del Congresso negli anni ’90 di alcuni provvedimenti che riducevano la crescita della spesa pubblica e incrementavano le entrate. Lo si fece con l’attuale Costituzione e senza modificarla e lo si può fare ancora. Nessun altro Paese importante ostacola la propria economia con il vincolo di pareggio di bilancio. Non c’e’ alcuna necessità di mettere al Paese una camicia di forza economica. Lasciamo che presidente e Congresso adottino le politiche monetarie, economiche e di bilancio idonee a far fronte ai bisogni e alle priorità, così come saggiamente previsto dai nostri padri costituenti. “

Un vero peccato che questo sia il brano di una lettera inviata ad Obama da un gruppo di economisti, tra cui il premio Nobel Peter Diamond per supplicarlo di non danneggiare gli Usa con questa follia. Il testo integrale è in pdf alla fine del post, ma purtroppo contiene un errore o una constatazione: perché o l’Italia non è un Paese importante oppure non sapevano ciò che si agita nelle testoline dei nostri professorini da Tremonti in giù. In effetti tra le follie di un’ Italia impaurita si affaccia anche questa che toglierebbe allo Stato ogni possibile elasticità nel suo bilancio e sarebbe un freno enorme per lo sviluppo come ho fatto notare giorni fa qui .

Non lo dico per narcisismo, materia abbondante nel web e dunque sempre in agguato, ma perché la cosa incredibile è che una tale enormità sembra che non stia suscitando né l’allarme, né le reazioni che ci si attenderebbe, tanto che rischia di passare in secondo piano rispetto al menù dei senatori. Ci vorrebbero invece le barricate perché proprio un cambiamento in questo senso dell’art. 81, qualora fosse davvero approvato, significherebbe mettere in Costituzione la macelleria sociale. E dare un colpo enorme alla democrazia stessa, oltre che non ottenere affatto il risultato voluto essendo un fattore di depressione dell’economia e dunque del Pil.

L’intellighentia così lesta a firmare questa volta tace e si gode in santa pace le vacanze. Inoltre le blande reazioni dell’opposizione, ci fanno capire che dentro il Pd qualcuno non è poi così contrario a questo imbarbarimento, forse perché non gli dispiace, forse perché non ha capito. Non sono illazioni così maligne perché l’ideatore di questa bella pensata non è altri che l’ultraliberista Nicola Rossi che chissà per quali motivi è stato eletto per due volte nelle file del Pd, dal quale poi si è opportunamente allontanato non appena raggiunto il seggio senatoriale dopo la tornata del 2008.  Francamente c’è da chiedersi come sia finito in un partito di centro sinistra il motore dell’Istituto Bruno Leoni, di cui è un fan Oscar Giannino e come ci sia finito anche il maggiore sostenitore della privatizzazione dell’Università. Certo in quella tornata entrò anche Calearo perché era un Pd di centro sinistra,  ma anche no. Chissà, è forse anche per questo che la lettera degli economisti americani a Obama viene  viene posta nella sezione “mondo” dall’Unità online, come se non ci riguardasse da vicino.

E un momento in cui si deve tenere ben desta l’attenzione: questo è un Paese disorientato vicino a un fallimento che nessuno davvero si aspettava. Un Paese che sta perdendo la testa e in cui rischia di passare qualunque cosa, anche la più suicida per la propria economia, stabilità, democrazia persino con l’apporto di chi avrebbe il compito di fare da cane da guardia allo sciagurato governo che abbiamo.  E che invece rischia di diventare cane da riporto.

Caro presidente Obama traduzione di Carlo Antonio Biscotto


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