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L’artista, il critico e il piscio d’artista.

Da Arturo Robertazzi - @artnite @ArtNite
  • Categoria Cuore
  • Categoria Cervello

La scena va così.

Lui ha la solita camicia, solita faccia, solito ciuffo. Parla, farfuglia qualcosa. Sgarbi.

Nell’inquadratura poi entra un braccio, non il suo: tiene un piccolo contenitore. La mano fa un giro e dal contenitore si riversa della roba gialla, proprio sulla camicia di lui.

“È piscio d’artista” grida la voce stridula di lei.

Vestito rosa, capelli rossi tinti. Viso rifatto. Ripa.

Lui sbatte il contenitore a terra e… mi fermo qui, costretto a chiudere, ché lo sproloquio in pieno stile Italian Television prende il sopravvento.

Delle urinate tra questi due personaggi e dei loro nomi, farei volentieri a meno, ma devo parlarne. Lui, oltre a essere un fastidioso ospite televisivo, politico, tuttologo, sindaco, è nientepopodimenoché il curatore del Padiglione Italia alla Biennale di Venezia. Nell’anno del 150esimo anniversario dell’unificazione di Italia.

Sorprendente, vero?

Il The Art Newspaper, non nascondendo affatto lo stupore per questa scelta, diciamo, discutibile, esprime un’opinione molto chiara: “il risultato estetico del Padiglione Italia è simile a quello di un mercatino delle pulci“.

Il Guardian ci va pesante: “Lo spettacolo è orribile (…) con i suoi cliché e il suo populismo trash, è un po’ come un tour del cervello di Silvio Berlusconi“.

Tra arte e politica, artisti e boicottaggi, una cosa è sicura: “Quando l’Italia reintrodusse il proprio padiglione nel 2007 (…) il miliardario collezionista francese François Pinault comprò l’intera mostra. Quest’anno comprerà da qualche altra parte”.

Insomma, al Padiglione Italia della Biennale di Venezia 2011 è proprio tutto preziosissimo, luccicante, profumatissimo piscio d’artista.

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