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L’artista visuale vic muniz racconta la sua dislessia in un video

Da Rossellagrenci
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L’ARTISTA VISUALE VIC MUNIZ RACCONTA LA SUA DISLESSIA IN UN VIDEO

Vic Muniz è un artista brasiliano, noto in tutto il mondo per le sue opere in cui sfrutta la sua capacità di comunicare attraverso le immagini combinandola con tecniche imparate dalla pubblicità. Ironia e illusione abbondano nei suoi lavori, creati spesso con materiali come cioccolato, fumo, polvere e rifiuti.
La sua storia ha dell’incredibile, se si pensa che è diventato un artista grazie ai soldi ricevuti come risarcimento da un uno facoltoso, dopo essere stato sparato accidentalmente ad una gamba per essere intervenuto in una rissa. Dalle suo opere e dalla sua intervista si intravvede la sua genialità di tipo immaginativo visivo, tipica dei dislessici geniali.

Nell’intervista rilasciata per il giornale Vogue, dice:

Da piccoli tutti siamo artisti. Crescendo la maggior parte di noi perde il contatto con il mondo visivo. Quelli che lo mantengono, invece, sono quelli che spesso da adulti diventano artisti.

«Mia nonna mi insegnò a leggere a 4 anni, ma mi insegnò come aveva insegnato a se stessa, cioè memorizzando la forma di ogni parola, invece di combinare le sillabe. Quindi è come se fossi un dislessico autodidatta. Quando iniziai le elementari non riuscivo a scrivere niente. Riuscivo a leggere solo certi tipi di caratteri e solo stampato. Ebbi molta difficoltà a leggere e scrivere, quindi durante i miei primi due anni di scuola cominciai a disegnare. I miei quaderni sembravano la sezione egizia del Metropolitan Museum, pieni di geroglifici, quando non sapevo una parola la disegnavo. Diventò una specia di stenografia, disegnavo simboli che collegavo ad altre cose. Più lo facevo, più i simboli diventavano dettagliati e con la pratica cominciai a disegnare sempre meglio. A 14 anni vinsi una borsa di studio per studiare disegno accademico.»

Interessato a tutto ciò che era visivo, ai fondamenti della percezione visiva, Muniz tentò di iscriversi 2 volte alla facoltà di Psicologia di S. Paolo ma non lo accettarono perchè, come dice lui stesso, non era uno studente modello.

L’intervista è davvero fantastica e vi invito a vederla qui.


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