Per chi non lo sapesse in questi mesi si stanno svolgendo le primarie americane, dove i due partiti politici principali, cioè il Partito Repubblicano e il Partito Democratico eleggono internamente il proprio candidato presidente. Ieri si è votato in Nevada per i Democratici e in South Carolina per i Repubblicani. La situazione attuale dei due schieramenti è questa:
PARTITO DEMOCRATICO
Stati in cui si è votato: IOWA, NEW HAMPSHIRE, NEVADA
CANDIDATI: Hillary Clinton 50 delegati, Bernie Sanders 50 delegati.
PARTITO REPUBBLICANO
Stati in cui si è votato: IOWA, NEW HAMPSHIRE, SOUTH CAROLINA
CANDIDATI: Donald Trump 61 delegati, Ted Cruz 11, Marco Rubio 10, Jeb Bush 4, Ben Carson 3
Con le elezioni di ieri in South Carolina, il miliardario Donald Trump inizia a staccarsi dai suoi avversari, nonostante le polemiche e la “scomunica” del Papa. Certo mancano ancora moltissimi stati, ma le probabilità di una sua vittoria iniziano a salire. Si segnala già il ritiro dalla corsa di Jeb Bush. Ora sarà fondamentale capire dove andranno i suoi elettori se verso Trump o verso Cruz o Rubio. Se dovessero dividersi in parti uguali, la nomination di Trump per la corsa alla presidenza è assicurata, mentre se dovessero riversarsi in massa verso il candidato dell’ establishment, cioè Marco Rubio, Trump rischierebbe di non essere più il primo.
Ora ipotizzando una conferma della situazione odierna, quindi una nomination di Donald Trump e magari anche una sua vittoria alle presidenziali, soprattutto se dovesse affermarsi dall’altra parte il socialista Bernie Sanders, vediamo di spiegare il titolo di questo articolo, cioè perché gli States inizierebbero la propria discesa nel caso il prossimo inquilino della Casa Bianca fosse Donald Trump.
Inutile negarlo Trump è un estremista. Nel suo programma sono chiaramente identificabili misure di chiusura verso gli stranieri sia messicani che musulmani, misure liberticide come la chiusura di parti del web per contrastare il terrorismo, misure protezioniste molto aggressive nei confronti in primis della Cina e una innovativa vicinanza al nemico storico degli USA, cioè la Russia.
Ma perché Trump potrebbe innescare la caduta dell’Impero USA e del dollaro? A mio avviso il motivo è semplicemente che Trump non è moderato, non è politicamente corretto. Gli USA hanno avuto anche presidenti aggressivi in politica estera, come i Bush, ma sempre e comunque persone politicamente corrette accettabili dai capi di governo alleati e non, gli USA non hanno mai avuto un presidente estremista, un Hitler. E in questo preciso momento storico in cui gli USA sono deboli, con Cina ed Europa che minacciano il ruolo di valuta di riferimento del dollaro, con una politica estera non all’altezza seconda a quella della Russia di Putin, con una depressione economica che sembra non finire mai, con l’aumento della disparità dei redditi, con tensioni sociali ed etniche sfociate in sommosse e saccheggi, un candidato estremista e “razzista” non può che esacerbare gli animi e può essere la scintilla di un colossale incendio.
Se gli USA fossero quelli di inizio novecento, cioè un’unione di stati che basa la propria ricchezza sulle proprie forze, non cambierebbe molto se vincesse ora uno come Trump, ma gli USA di oggi, sono uno stato in costante deficit della bilancia commerciale, sono uno stato che basa gran parte della propria potenza sulla forza del dollaro e sono uno stato con un debito pubblico gigantesco, in buona parte proprietà di paesi stranieri, anche ostili come la Cina. E il ruolo di stato e di valuta guida globale lo mantieni solo con una leadership forte e moderata. Quella di Obama è stata una leadership moderata ma debole, quella di Trump rischia di essere una leadership forte ma estremista. Come potranno rapportarsi i buonisti governanti europei con un presidente razzista? Come potrà reagire la Cina ad un presidente americano che vuole ostacolare i suoi affari? Come reagiranno gli alleati islamici ad un presidente islamofobo?
Proviamo ad immaginare alcuni scenari:
1) TRUMP SI MODERA: come spesso accade, i politici una volta eletti, smussano ampiamente le posizioni espresse in campagna elettorale. Anche in questo caso Trump, dopo aver sfruttato le paure degli americani in campagna elettorale, una volta ottenuto il risultato, cioè una volta ottenuta la presidenza, diventa un leader più moderato di quello che poteva sembrare. In questo caso possiamo immaginare almeno tre sotto-scenari:
a) MODERAZIONE TOTALE: Trump si allinea alle posizioni dei suoi predecessori, magari aumentando la pressione sulla Cina e riavvicinandosi a Mosca.
b) ISOLAZIONISMO: Trump modera le sue posizioni, ma ritira gran parte dell’impegno americano all’estero, magari chiudendo anche molte basi in Europa. Le conseguenza di queste scenario potrebbe essere la deflagrazione di molte guerre regionale ora sopite o attenuate dalla presenza statunitense.
c) MODERAZIONE TRANNE CON ARABI E CINESI: Trump si allinea ai suoi predecessori però aumenta pesantemente la pressione sulla Cina sia a livello militare che economico e interviene pesantemente per schiacciare gli estremisti islamici. Cina e paesi islamici (in primis Saud e company) potrebbero reagire dichiarando guerra al dollaro e innescando la caduta dell’impero USA .
2) TRUMP NON SI MODERA: Trump non cambia atteggiamento e mantiene i suoi propositi estremisti
a) ESTREMISMO INTERNO: in politica estera, non cambia particolarmente posizione, in politica interna mantiene il suo atteggiamento aggressivo, espelle e deporta tutti i clandestini, costruisce muri e blocca gli islamici. Forte rischio di tensioni con le minoranze etniche e religiose (ispanici, neri, musulmani). Nel caso si ripetessero rivolte uguali o di maggiore entità a quelle avvenute pochi mesi fa, la repressione di Trump potrebbe essere brutale e c’è il forte rischio di una guerra civile, a proposito rimandiamo al nostro articolo 2016-18: USA in guerra civile.
b) ESTREMISMO ESTERNO: Trump modera le sue posizioni xenofobe in politica interna, ma aumenta le tensioni internazionali intervenendo nei paesi islamici in guerra civile, aumentando la pressione militare su Cina, Corea del Nord e magari anche sul Venezuela, senza escludere altre tensioni ora non prevedibili. Come nello scenario 1c, forte possibilità di ritorsioni verso il dollaro se non addirittura di veri e propri conflitti militari.
c) ESTREMISMO TOTALE: Trump mantiene tutti i suoi propositi sia in politica interna che esterna provocando rivolte interne e pesanti attacchi al dollaro e al debito pubblico americano. Forte rischio di default, rivolte diffuse e addirittura di guerra civile. Probabile sganciamento e condanna degli alleati in caso di politiche o repressioni troppe violente. La recente “scomunica” papale (che ricordiamo non essere solo un leader religioso, ma anche il leader di un potere forte), a mio avviso, da il “la” ad una sorta di sfiducia agli USA nel caso di vittoria del miliardario.
Concludiamo dicendo che gli Stati Uniti reggono il proprio potere sull’imperialismo valutario del dollaro. Alcuni recenti fatti, come la scelta dello Zimbabwe di adottare lo Yuan cinese, o la scelta dell’Iran di commerciare il petrolio in Euro e non i dollari, dimostrano che è già in atto un trend globale di rivolta verso questo stato di cose. Imperialismo valutario che ovviamente si basa sulla fiducia nei confronti della valuta dollaro che a sua volta si basa sulla fiducia nel sistema USA. Se a capo di questo sistema, si posiziona una persona che non gode più della fiducia di gran parte del mondo, il potere del dollaro potrebbe sciogliersi come neve al sole con conseguenze tragiche. E questo lo sostengo non per antipatia verso Trump o le sue politiche, ma da una posizione neutrale. I poteri forti potrebbero bloccare in qualche modo la corsa del magnate (assassinio, ricatti, scandali, ecc) se questo non dovesse succedere vuol dire che forse gli stessi poteri forti (che ricordiamo essere senza patria) non hanno più interesse a difendere l’Impero Statunitense. In qualsiasi caso, queste elezioni hanno un’importanza storica e potrebbe direttamente o indirettamente cambiarci la vita.
Correzione
Grazie ad una segnalazione di un lettore, dobbiamo correggere il voto democratico, che risulta essere 502 a 70, includendo i superdelegati che hanno già votato.
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Sono Giuseppe Cirillo alias Fenrir, l’autore di questo blog. Nei nostri articoli ci sforziamo di offrire un’angolazione e una visione diversa rispetto ai media di regime. Per qualsiasi domanda o per un’eventuale collaborazione contattami alla seguente mail: [email protected]
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