Sono una libera professionista e se, per molti, questo è
sinonimo di libertà, orari elastici e autonomia di gestione, per me, ha
significato principalmente, niente maternità. Attenzione, non perché non ce ne
sia la teorica possibilità, bensì perché, questa, non è concretamente
applicabile: sei “imprenditrice” di te stessa e non puoi sparire così, da un
giorno all’altro, per cinque mesi, altrimenti, al tuo ritorno troverai, nella
migliore delle ipotesi, il campo pieno di sterpaglie e, nella peggiore, il
campo bruciato. Di questi tempi poi….
Niente maternità, per me ha voluto dire, lavorare fino al
giorno prima della nascita di Cestino, ha voluto dire ricevere fastidiose
telefonate, nella corsia del reparto ed ha voluto dire, tornare al lavoro appena
un mese dopo..neanche i famosi quaranta giorni raccomandati dalle nonne, ma, principalmente, ha voluto dire, (perdonate le
ripetizioni, ma rendono l’idea), partire quasi subito alla ricerca di un asilo
nido.
Primi mesi a parte, durante i quali ho fatto acrobazie con
gli orari e ho ingaggiato tutti i parenti dell’albero genealogico, che si sono
amorevolmente prestati all’impresa e mobilitati per una giusta causa, ben
presto è arrivato il momento della fatidica decisione e del gran salto: mi (ci)
serve un asilo. E il “dramma” prese vita. Sì perché oggi, avere figli è
diventato un lusso, e permetterselo non è semplice ne, tantomeno scontato.
Qui da noi, ad esempio, non esistono asili nido comunali, e
anche se ci fossero, sarebbe praticamente impossibile, accedere alle liste
d’ammissione. Troppi i parametri e troppe le figure con privilegi e priorità,
per sperare che tu, “famiglia mediamente povera”, possa aver diritto a un
posto. Ed ecco il sorgere e prolificarsi di quelli che chiamano Baby Parking,
(che già il nome ti mette l’ansia) muniti di rette che si avvicinano, e a volte
superano, la rata del mutuo e tutto ciò, senza considerare, l’inevitabile
angoscia, che ti prende nel momento in cui devi decidere di lasciare tuo figlio
alle cure di chi non conosci.
Nel mio paese, nel raggio di qualche km, di questi Baby
Parking, ce ne sono diversi. La logica avrebbe voluto, che iniziassi a girarli
tutti, valutarli, soppesarli, parlare con le educatrici e studiarmi i loro
programmi. Poi, dati alla mano, mettermi a tavolino insieme al Principe Azzurro
e decidere quale, e soprattutto chi, sarebbe stato più giusto per Cestino.
Questo, quello che avrei dovuto fare, per decidere poi, di
scegliere una via diversa. Ho scelto di parlare con altre mamme, fare una
specie di sondaggio, ascoltare le loro esperienze e fidarmi un po’ del mio
istinto, andando “a naso”. Forse ho
rischiato un po’ ma credo di essermi risparmiata, inutili(?) paranoie e una
bella dose di ansia.
La scorsa settimana, Cestino ha iniziato, il suo secondo
anno al nido, che non mi piace chiamare Baby Parking, perché di fatto non lo è.
Si trova benissimo e, le sue educatrici, che io voglio chiamare maestre, sono
dolcissime. E’ un piccolo asilo munito di giardino, vicino a casa. Fanno
attività semplici,(agli occhi di qualcuno, forse banali), e si è vero, non
fanno comprensione musicale, non c’è il bilinguismo e non si studia teatro
(come so che invece succede in alcuni nidi), però si cantano tante canzoncine
(Cestino le sa tutte, quindi non vi dico…), si fanno tantissimi disegni e
attività con le mani e, soprattutto, si gioca. La mattina, al nostro arrivo,
vedo tanti bambini sorridenti, maestre che hanno un bacino e una coccola per
ognuno di loro, tanta allegria e il giusto disordine. Un equilibrato mix di dolcezza
e fermezza: le regole sono le regole e lì non si scherza.
Dal primo giorno a oggi, Cestino è cambiato tanto. E’ ovvio,
è cresciuto, ma il merito ce l’hanno anche loro, Catia, Cristina e Arianna e
tutti i favolosi “colleghi” del mio tesoro. Con loro ha imparato tanto e ogni
giorno è un passo in più. La sua autonomia si è triplicata e anch’io posso dire
di essere cresciuta. Spesso mi trovo a chiedere consigli, in fondo sono le
vice-mamme di tanti, e mi ritrovo sempre, in quello che mi dicono. Erano delle
“sconosciute” e oggi sono delle “amiche”.