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L’asilo: questo sconosciuto

Da Mammapiky @mammapiky
L’ASILO: QUESTO SCONOSCIUTO Sono una libera professionista e se, per molti, questo è sinonimo di libertà, orari elastici e autonomia di gestione, per me, ha significato principalmente, niente maternità. Attenzione, non perché non ce ne sia la teorica possibilità, bensì perché, questa, non è concretamente applicabile: sei “imprenditrice” di te stessa e non puoi sparire così, da un giorno all’altro, per cinque mesi, altrimenti, al tuo ritorno troverai, nella migliore delle ipotesi, il campo pieno di sterpaglie e, nella peggiore, il campo bruciato. Di questi tempi poi….
Niente maternità, per me ha voluto dire, lavorare fino al giorno prima della nascita di Cestino, ha voluto dire ricevere fastidiose telefonate, nella corsia del reparto ed ha voluto dire, tornare al lavoro appena un mese dopo..neanche i famosi quaranta giorni raccomandati dalle nonne, ma, principalmente, ha voluto dire, (perdonate le ripetizioni, ma rendono l’idea), partire quasi subito alla ricerca di un asilo nido.
Primi mesi a parte, durante i quali ho fatto acrobazie con gli orari e ho ingaggiato tutti i parenti dell’albero genealogico, che si sono amorevolmente prestati all’impresa e mobilitati per una giusta causa, ben presto è arrivato il momento della fatidica decisione e del gran salto: mi (ci) serve un asilo. E il “dramma” prese vita. Sì perché oggi, avere figli è diventato un lusso, e permetterselo non è semplice ne, tantomeno scontato.
Qui da noi, ad esempio, non esistono asili nido comunali, e anche se ci fossero, sarebbe praticamente impossibile, accedere alle liste d’ammissione. Troppi i parametri e troppe le figure con privilegi e priorità, per sperare che tu, “famiglia mediamente povera”, possa aver diritto a un posto. Ed ecco il sorgere e prolificarsi di quelli che chiamano Baby Parking, (che già il nome ti mette l’ansia) muniti di rette che si avvicinano, e a volte superano, la rata del mutuo e tutto ciò, senza considerare, l’inevitabile angoscia, che ti prende nel momento in cui devi decidere di lasciare tuo figlio alle cure di chi non conosci.
Nel mio paese, nel raggio di qualche km, di questi Baby Parking, ce ne sono diversi. La logica avrebbe voluto, che iniziassi a girarli tutti, valutarli, soppesarli, parlare con le educatrici e studiarmi i loro programmi. Poi, dati alla mano, mettermi a tavolino insieme al Principe Azzurro e decidere quale, e soprattutto chi, sarebbe stato più giusto per Cestino.
Questo, quello che avrei dovuto fare, per decidere poi, di scegliere una via diversa. Ho scelto di parlare con altre mamme, fare una specie di sondaggio, ascoltare le loro esperienze e fidarmi un po’ del mio istinto,  andando “a naso”. Forse ho rischiato un po’ ma credo di essermi risparmiata, inutili(?) paranoie e una bella dose di ansia.
La scorsa settimana, Cestino ha iniziato, il suo secondo anno al nido, che non mi piace chiamare Baby Parking, perché di fatto non lo è. Si trova benissimo e, le sue educatrici, che io voglio chiamare maestre, sono dolcissime. E’ un piccolo asilo munito di giardino, vicino a casa. Fanno attività semplici,(agli occhi di qualcuno, forse banali), e si è vero, non fanno comprensione musicale, non c’è il bilinguismo e non si studia teatro (come so che invece succede in alcuni nidi), però si cantano tante canzoncine (Cestino le sa tutte, quindi non vi dico…), si fanno tantissimi disegni e attività con le mani e, soprattutto, si gioca. La mattina, al nostro arrivo, vedo tanti bambini sorridenti, maestre che hanno un bacino e una coccola per ognuno di loro, tanta allegria e il giusto disordine. Un equilibrato mix di dolcezza e fermezza: le regole sono le regole e lì non si scherza.
Dal primo giorno a oggi, Cestino è cambiato tanto. E’ ovvio, è cresciuto, ma il merito ce l’hanno anche loro, Catia, Cristina e Arianna e tutti i favolosi “colleghi” del mio tesoro. Con loro ha imparato tanto e ogni giorno è un passo in più. La sua autonomia si è triplicata e anch’io posso dire di essere cresciuta. Spesso mi trovo a chiedere consigli, in fondo sono le vice-mamme di tanti, e mi ritrovo sempre, in quello che mi dicono. Erano delle “sconosciute” e oggi sono delle “amiche”.

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