Gli scienziati basano il loro allarme su uno studio danese, pubblicato circa un anno fa che avrebbe accertato che la donna incinta che beve una lattina di una bevanda“light” al giorno in media, aumenta il rischio di nascita prematura del 27%. Ed ancor peggio, quattro lattine aumenterebbero il rischio del 78%.
Questi dati, giungono proprio quando alcuni studi statistici hanno stabilito che di anno in anno il numero di bambini prematuri continua ad aumentare: un rapporto a tal proposito è apparso lo scorso ottobre ed ha dimostrato che le nascite di prematuri sono aumentate dal 5,9% nel 1995 al 7,4% nel 2010 con un aumento globale del 15% negli ultimi 15 anni.
Il dottor Pierre Marès, primario del reparto di ginecologia ed ostetricia presso il CHU di Nîmes, intervistato da Europe 1 che ha diffuso la notizia, e firmatario della lettera al ministro, ha chiesto a quest’ultimo che sarebbe utile prendere una chiara posizione su questa informazione.
A suo parere, un messaggio di prevenzione all’indirizzo delle donne incinte potrebbe ridurre i rischi di nascite precoci.
La rete di tutela della salute ambientale ha ricordato che diversi studi hanno confermato come le nascite premature sarebbero causa di gravi problemi per la salute dei bambini che sarebbero soggetti al doppio del rischio per il ritardo nello sviluppo e comunque a patologie quali l’autismo, le cui probabilità sarebbero moltiplicate per cinque, maggiori problemi all’apparato respiratorio, a una più elevata vulnerabilità ai germi infettivi e un rischio significativo di depressione alla nascita moltiplicato per 1,7 volte.
Da tutti questi elementi, gli scienziati ritengono, si legge testualmente nella lettera inviata al ministro Bertrand, “i dati scientifici sono sufficienti ad agire, cioè, per diffondere consigli di prudenza tra le donne incinte“.
Si ritiene comunque utile riportare all’attenzione dell’opinione pubblica e delle donne “in attesa” questa notizia, perché la limitazione nell’assunzione di bevande a base di dolcificanti durante la gravidanza costituisce un piccolo sacrificio che si può tranquillamente chiedere alla propria alimentazione quotidiana, onde evitare anche il sospetto di conseguenze ben più pericolose per le madri e per i nascituri.
Giovanni D’AGATA