(…) Si fa fatica a credere che le poesie di avvilimento e di disfatta non siano state ispirate da avvenimenti della nostra epoca, invece di essere state scritte mezzo secolo fa. Questo aspetto militante è marcatamente evidente nei paesi occupati o soggetti a censura, ove la poesia si ammanta della funzione di lotta ideologica. Al senso sovversivo della parola assemblata si accompagna sovente un rinnovamento delle forme più o meno radicali: è un’altra lotta, questa interna alla poesia, un lavoro di distruzione-ricostruzione.(…) Assunta Daniela Zini, inedito
Paradossalmente involontario perché intestino, il lavoro poetico è una motilità intrinseca che mette in gioco un’immunità incoscia rispetto l’ordine, il controllo dettato altrimenti. Ma anche refrattaria all’unicità pretesa da un ordinamento o pensiero esterno dato. La poesia non è organicamente conciliabile a forme di sclerosi di qualsiasi ordine. Come se l’atto brutalmente plurale della lotta, fosse necessariamente il riflesso naturale di quella ponderazione distaccata che la funzionalità più significativa della parola poetica
Ho pensato molto per poter domare questa cosa che mi appariva estranea e selvaggia e sentirla parte di me. Mi sono a tal punto fusa in essa e, a tal punto, essa scorre in me, che non è più possibile separarci. Forugh Forroxzād. Intervista di Sadroddin Elāhi. Marzo 1965, trad. dal persiano A.D. Zini
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