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Circa 2.200 maschi dei 6.000 portatori di un tumore alla prostata, precedentemente trattato in modo chirurgico o radioterapico, hanno assunto un anticoagulante, in base a un protocollo di ricerca del Cancer of the Prostate Strategic Urologic Research Endeavor (CaPSURE): è stato quindi dimostrato che la mortalità nell’arco di 10 anni era significativamente più bassa nei pazienti trattati con anticoagulanti rispetto a quelli che non li avevano ricevuti. In particolare l’aspirina, rispetto ad altri farmaci anticoaugulanti, conferiva un’aspettativa di vita più lunga, con un minor rischio di recidiva tumorale o di metastasi ossee. “L’aspirina previene lo sviluppo delle cellule tumorali nel cancro alla prostata” dichiara Kevin Choe, uno degli autori dello studio, “tuttavia dobbiamo ancora capire come utilizzare nel modo più efficace questo anticoagulante, prima di proporlo come effettiva terapia nel cancro alla prostata”.
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