"L'assassino" - Georges Simenon

Da Rossellamartielli

Autore: Georges SimenonTitolo: L’assassinoTraduzione di: Raffaella FontanaAnno: 2011 Pagine: 153ISBN: 9788845926020Prezzo: 16.00 euroGenere: Letteratura franceseBiblioteca Adelphi



Il primo martedì di gennaio – le strade sono coperte di neve, e sui canali si è formato uno strato di ghiaccio – il dottor Hans Kuperus lascia Sneek, il paesino della Frisia in cui vive, e si reca ad Amsterdam, come tutti i primi martedì del mese. 
Questa volta, però, non partecipa alla riunione dell'Associazione di Biologia, né trascorre la notte dalla cognata. Compra una pistola, invece, se la mette in tasca, riprende il treno, poi il traghetto che attraversa lo Zuidersee, poi un altro treno. 
E quando, prima di arrivare a Sneek, il convoglio rallenta e si ferma, il dottor Kuperus agisce quasi senza riflettere: scende e si avvia, camminando nella neve, tra le ombre della notte, verso il bungalow in riva al lago dove (come ha appreso da una lettera anonima pervenutagli un anno prima) troverà la moglie in compagnia del suo amante. Tutto avviene molto rapidamente: quando i due escono, Kuperus li uccide e ne getta i corpi nel lago. 
Dopodiché, come ogni sera, va all'Onder de Linden, il caffè dove si riuniscono i membri dell'Accademia del Biliardo. Di quella prestigiosa istituzione, che accoglie tutti i notabili del luogo, Kuperus sogna da tempo, invano, di essere eletto presidente: ora però potrebbe riuscirci, perché il presidente in carica (il conte Schutter, l'uomo più ricco del paese, quello che ha la casa più bella, la barca più bella, le donne più belle, anche quelle sposate) giace in fondo al lago, decisamente morto. 
A casa, dopo, Hans Kuperus farà una cosa sulla quale aveva a lungo fantasticato senza mai osare metterla in atto: si porterà a letto Neel, la florida, soda, rosea domestica. 
Così comincia questo romanzo, in cui Simenon segue con impeccabile sicurezza la discesa nell’abisso di uno dei suoi eroi più tipici: uno di quelli che osano «passare la linea» – e ne pagano il prezzo.
Georges Simenon, nato a Liegi nel 1903, morto a Losanna nel 1989, ha lasciato centonovantatré romanzi pubblicati sotto il suo nome e un numero imprecisato di romanzi e racconti pubblicati sotto pseudonimi, oltre a volumi di «dettature» e memorie. Il commissario Maigret è protagonista di 76 romanzi e 26 racconti, tutti pubblicati fra il 1931 e il 1972. Celebre in tutto il mondo, innanzitutto per le storie di Maigret, Simenon è anche, paradossalmente, un caso di «scrittore per scrittori». Da Henry Miller a Jean Pauhlan, da Faulkner a Cocteau, molti e disparati sono infatti gli autori che hanno riconosciuto in lui un maestro. Tra questi, André Gide: «Considero Simenon un grande romanziere, forse il più grande e il più autentico che la letteratura francese abbia oggi»; Walter Benjamin: «… leggo ogni nuovo romanzo di Simenon»; Louis-Ferdinand Céline: «Ci sono scrittori che ammiro moltissimo: il Simenon dei Pitard, per esempio, bisognerebbe parlarne tutti i giorni».
Le Centre d'études Georges Simenon et le Fonds Simenon de l'Université de Liège si trovano all'indirizzo: www.ulg.ac.be/libnet/simenon.htm
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"L’assassino, di Georges Simenon, di certo non deluderà gli appassionati di questo prolifico scrittore belga, le cui opere vengono pubblicate da Adelphi sin dal 1985. Si tratta di un romanzo breve, dallo stile accattivante e leggero, da bersi proprio come un drink, tutto d’un fiato in una calda sera d’estate. Come per magia – magia della letteratura, s’intende – dopo le prime venti pagine il lettore tenderà a staccarsi dalle vicende che coinvolgono Hans Kuperus, il protagonista, per entrare nella sua testa, nei meccanismi insoliti e stranianti che l’omicidio scatena in un uomo che diventa assassino per sbaglio, non certo per vocazione; meccanismi in cui riecheggiano reminescenze letterarie classiche, perché tra le pagine di Simenon spunta sempre – evocato più o meno consapevolmente – il fantasma del Dostoevskij, che per primo, in Delitto e castigo, indagò il tormento e la follia in cui viene trascinato un animo colpevole incapace di reggere il peso di tale colpevolezza. È questo sostanzialmente ciò che accade al buon Kuperus, medico di provincia dalla vita monotona e sempre uguale, la cui esistanza un giorno qualunque viene sconvolta da una lettera anonima che lo informa dei tradimenti della moglie. La consorte, cosa ancor più fondamentale per lui, non lo tradisce però con un uomo qualunque: il suo amante, infatti, il conte Schutter, è l’uomo più in vista del paese, quello più ricco, con la casa più bella, il maggiordomo in livrea e un’infinità di donne a disposizione; è l’uomo che Kuperus invidia di più, l’antagonista per eccellenza nella corsa all’ambito posto di presidente dell’Accademia del Biliardo, prestigiosa istituzione locale della quale ogni anno, inevitabilmente, Schutter viene nominato presidente, senza alcun merito se non il suo prestigio. È su di lui, molto più che sulla moglie, semplice comparsa di una vita medio-borghese, che si concentra l’odio del protagonista: Kuperus li ucciderà entrambi con un colpo di pistola, poi tornerà a casa, da Neel, la domestica scialba e annoiata che desidera da tempo, ma che non ha mai trovato il coraggio di sfiorare..." (continua a leggere la recensione su La Bottega di Hamlin)
L’assassino di Georges Simenon è un romanzo breve che lascia però un’impressione forte, scavando a fondo nell’animo del protagonista, Hans Kuperus, che può essere definito a tutti gli effetti un “assassino per caso”: egli, infatti, pur colpevole di un duplice omicidio certamente premeditato, manca però dello spirito di un vero assassino, della capacità di rimuovere ogni paura, nostalgia o senso di colpa. 
Le vicende e lo stato d’animo di Kuperus sembrano ricalcare – con le dovute, indubbie differenze – quelle di Raskol’nikov, protagonista del capolavoro della letteratura russa “Delitto e castigo” di Dostoevskij, che si decide a uccidere dopo lunga e complessa meditazione, non mettendo in conto un’indole per natura incapace di reggere il peso di un gesto così forte senza impazzire, vittima di una paranoia senza scampo. 
Anche il buon Kuperus, mite e arrendevole medico di provincia, decide di uccidere la moglie e il suo amante solo dopo un anno di riflessione. Tanto è passato, infatti, dal giorno in cui una lettera anonima gli ha rivelato la verità: sua moglie Alice, consorte fino a quel momento irreprensibile – per descriverla, Simenon spreca poche parole, presentandocela come la tipica signora paffuta della borghesia di provincia – ha un amante che incontra ogni primo martedì del mese, quando suo marito si reca ad Amsterdam per le riunioni mensili dell’Associazione di Biologia... (continua a leggere la recensione su SoloLibri)

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