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L'assemblea di Banca d'Italia e lo spettacolo raccapricciante dell'unica città occidentale malata di automobilite acuta

Creato il 31 maggio 2014 da Romafaschifo
L'assemblea di Banca d'Italia e lo spettacolo raccapricciante dell'unica città occidentale malata di automobilite acuta
L'assemblea di Banca d'Italia e lo spettacolo raccapricciante dell'unica città occidentale malata di automobilite acuta
L'assemblea di Banca d'Italia e lo spettacolo raccapricciante dell'unica città occidentale malata di automobilite acuta
L'assemblea di Banca d'Italia e lo spettacolo raccapricciante dell'unica città occidentale malata di automobilite acuta
L'assemblea di Banca d'Italia e lo spettacolo raccapricciante dell'unica città occidentale malata di automobilite acuta
L'assemblea di Banca d'Italia e lo spettacolo raccapricciante dell'unica città occidentale malata di automobilite acuta
L'assemblea di Banca d'Italia e lo spettacolo raccapricciante dell'unica città occidentale malata di automobilite acutaLa Banca d'Italia è l'istituzione (parentesi Antonio Fazio a parte) più integerrima e prestigiosa del paese. Potente in patria, influente sull'economia, serbatoio di personalità di altissima competenza, rispettata all'estero. Dovrebbe essere l'esempio nazionale di civiltà, rispetto delle norme. E invece...

Ieri si è svolta l'assemblea annuale della nostra banca centrale e nonostante l'istituto, dalla nascita della Banca Centrale Europea, non conti più un fico secco, gli invitati all'assemblea si sono sentiti in diritto di rubarsi un pezzo di città per avere la comodità di lasciare la loro auto blu a pochi metri dal maestoso ingresso del palazzo disegnato dall'architetto Koch su Via Nazionale. 

Non si tratta di un nostro scoop: ne ha parlato ieri su web e oggi su carta anche La Repubblica (gliene va dato onore, tanto che gli abbiamo rubacchiato le foto), ma riteniamo davvero che sia necessario tornare sulla cosa. Per sottolineare quanto la nostra città soffra (e muoia) di automobilite. Quando c'è di mezzo una automobile, tutto finisce in secondo piano. Le auto di banchieri e grand commis sono state posizionate per ore lungo la corsia preferenziale di Via Nazionale, umiliando e insultando gli utenti del trasporto pubblico, romani e turisti, mezza macchina sulla preferenziale e mezza sul marciapiede. Le altre macchine sulle strisce. Tutte con il motore acceso perché faceva un po' caldo e gli autisti non potevano rinunciare all'aria condizionata. I vigili urbani impegnati a cacciare via questi cafoni? No, impegnati a facilitare loro la vita. Mentre turisti e romani (quei romani che le regole le rispettano) in fila indiana a passare su quel lembo di marciapiede lasciato libero da Audi e Mercedes.

Quale è il motivo per cui i figli di mater ignota invitati da Bankitalia non potevano recarsi all'appuntamento in taxi? Quale è il motivo per cui questi signori hanno una auto blu? Quale è il motivo per cui queste auto blu possono violare senza conseguenze il Codice della Strada? Quale è il motivo per cui le auto blu devono aspettare il loro usufruttuario fuori dal luogo di appuntamento e non in uno spazio consentito salvo poi tornare a prendere il personaggio quando l'appuntamento di lavoro è terminato? La risposta è solo una: la malattia che questa città ha per l'oggetto macchina. Una cosa che è stata anche di altre grandi città occidentali, ma che è passata 30 anni fa. Da noi no, tutto rimane tale e quale come se fossimo negli anni Settanta o Ottanta. Il problema non sono questi animali che si comportano così, il problema non sono le istituzioni cittadine che lasciano fare (su Via Nazionale basterebbe ripristinare i cordoli e la preferenziale, quotidianamente utilizzata come parcheggio e area di carico-scarico, tornerebbe a funzionare per il suo scopo), il problema siamo noi: nessun romano ha protestato. Nessun romano ha protetato! Fai una cosa di questo genere a Parigi, a Londra o a Berlino e hai un sit-in di protesta spontaneo davanti alle auto blu in sosta illegale. A Roma si guarda chi fa un'infrazione con un filo di invidia, vogliosi di farla a propria volta.

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