Mi riferisco alla seconda rivoluzione industriale, alla nascita delle città in senso più moderno, le nuove tecnologie, la diffusione dell'urbanesimo, tutti elementi che cambiarono per sempre il rapporto tra uomo e realtà circostante, e natura. Adesso bisognava misurarsi con la realtà metropolitana, con la velocità, il futuro.Per l'uomo moderno si tratta senza dubbio di uno choc profondo che l'artista, in particolare, assorbirà fino a trasferirlo nelle proprie opere.Il dipinto nella foto, ad esempio, è una tela impressionista di Edgar Degas e si intitola "L'assenzio". Raffigura un momento qualunque nella vita di due personaggi, un'occasione, un attimo precario e senza particolare importanza. Protagonisti sono una prostituta e un bohémien seduti in un caffè di Parigi. I loro volti sono inespressivi. I due sono vicini ma tra loro non c'è alcuno slancio comunicativo, ognuno di loro è chiuso in se stesso, inosservato e guardato a vista solo dalla propria ombra grigia e triste. La sensazione è di alienazione e solitudine totale, la stessa provata dall'uomo moderno chiamato a misurarsi con il progresso e con un futuro più concreto e allo stesso tempo sconosciuto che mai.Per gli artisti dunque l'io ne esce sconvolto da queste profonde trasformazioni e la crisi, la dissoluzione, la distorsione della realtà e l'incertezza cominciano a diventare prepotenti in tutte le forme d'arte.
(Foto di Playing Futures: Applied Nomadology - Flickr)