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L'assessore Paolo Masini aveva preconizzato Mafia Capitale in una sua lettera all'Unità scritta 2 anni fa. Per questo vogliono farlo fuori?
Creato il 12 dicembre 2014 da RomafaschifoLegalità negli Enti locali Roma firmi la Carta etica... L'associazione che raccoglie i Comumi contro le mafie ha stilato un codice per amministratori di Paolo Masini Consigliere Pd Roma
Il rapporto tra politica e malaffare è tornato ad essere un tema centrale nella vita del Paese. Libera indica in 60 miliardi la cifra che sparisce dal bene comune per finire, attraverso la corruzione, nell'interesse individuale. Un'inaccettabile tassa di 1000 euro a cittadino che viene imposta ogni anno sullo sviluppo sociale, culturale ed economico dell'Italia. Come impedire tutto questo? La legge anticorruzione è una prima importante risposta, ma il rapporto perverso fra politica e malaffare si sviluppa a partire da dove tutto comincia: le campagne elettorali. È qui che nascono i vari Batman sparsi ad ogni livello istituzionale: centinaia di milioni arrivano ai comitati elettorali per sostenere persone la cui retribuzione sarà, nel caso di Roma Capitale ad esempio, di soli 1400 euro mensili. Campagne elettorali che rischiano inevitabilmente di produrre amministratori da riporto, perché quegli investimenti in qualche modo torneranno a casa moltiplicati e sicuri. Come il bastone che un padrone lancia al proprio cane nella certezza che, presto o tardi, lo avrà nuovamente tra le proprie mani, probabilmente molto più prezioso di quando l'ha tirato. La politica ha invece il dovere di avere un rapporto forte con i poteri sani e un rapporto sano con i poteri forti, proprio a partire dalla campagna elettorale, chiedendo poco a tanti e non tanto a pochi. È da qui che partiti hanno l'obbligo di svolgere il proprio ruolo di autocontrollo: non è più accettabile, ad esempio, che chi si candida a migliorare una città e gestire la cosa pubblica spenda poi cifre astronomiche per cene faraoniche dove sembra che nessuno paghi, e per manifesti elettorali costosissimi e nella gran parte dei casi anche abusivi. Il cambiamento occorre che riparta da qui. Una volta elette le assemblee rappresentative devono poi essere dotate di strumenti idonei a proseguire questa azione. Avviso Pubblico l'associazione bipartisan che raccoglie gli enti locali contro le mafie - ha stilato la Carta di Pisa: un Codice etico rivolto ad amministratori ed amministrativi (spesso la corruzione si annida anche in quest'ambito) per promuovere la cultura e le pratica della legalità negli enti locali. Trasparenza, conflitto d'interessi, nomine, rapporti con i media e l'autorità giudiziaria, finanziamento dell'attività politica, normativa sui regali, rendicontazione del lavoro svolto, sono alcuni dei temi inseriti nella Carta. Molti comuni vi hanno già aderito, la Capitale d'Italia, invece, malgrado le opposizioni l'abbiano da tempo proposta, non trova ancora il coraggio di recepirle la Carta di Pisa, probabilmente perché ostacolo vero a relazioni di potere troppo ingombranti. Un comportamento del resto coerente con quanto fatto in questi anni da Alemanno nella lotta alla malavita dove, accanto ad un utilizzo disinvolto dei beni confiscati, non ha voluto far votare in Aula la cosiddetta delibera antimafia, firmata anche da alcuni rappresentanti di maggioranza. L'adesione alla Carta di Pisa può avvenire anche a livello personale ma chiedo a tutto il mio partito di ripartire da qui, mettendo al primo posto programmaticamente la questione morale e delle lotte alle mafie come scelta prioritaria. La trasparenza, infatti, non può più essere una decisione virtuosa lasciata alla buona volontà del singolo, ma deve diventare opzione non negoziabile dell'azione politica. È solo attraverso la porta stretta della legalità e della trasparenza amministrativa che si possono riaprire quegli orizzonti larghi dai quali passano tanto il rilancio della politica che la possibilità di uno sviluppo culturale, sociale ed economico del Paese. Perché in momento di profonda crisi come questo, fra la cattiva politica e l'antipolitica, l'Italia per ripartire ha bisogno vitale di buona politica.8 November 2012pubblicato nell'edizione Nazionale (pagina 20)***Fin qui la lettera che Paolo Masini fece pubblicare su L'Unità due anni fa. Una lettera in cui, molto tempo prima dello scoppio dello scandalo Mafia Capitale, l'allora consigliere comunale e oggi Assessore ai lavori pubblici chiedeva al suo partito, il Partito Democratico, di mettere al primo posto la questione morale in maniera "non negoziabile" utilizzando le armi della trasparenza e della legalità. Parlando, nella sua lettera, apertamente di "mafia".Oggi Paolo Masini è Assessore ai Lavori Pubblici a Roma. Non risultano miracoli da parte sua, intendiamoci, ma alcuni segnali sì. In nome della trasparenza sta aprendo o ha già aperto tutto un sistema di siti web volti a documentare direttamente su internet i cittadini sui cantieri attivi, le ditte vincitrici dell'appalto, gli importi. Ha annunciato di aver fatto scrivere un bando importantissimo come quello sulle buche ad uno stagista perché "i dirigenti fanno solo copia incolla". Un segnale fortissimo in un Dipartimento, quello dei Lavori Pubblici, sul quale ci auguriamo che Giuseppe Pignatone faccia accurati controlli nelle prossime ondate dell'inchiesta Mafia Capitale.Ebbene a fronte di tutto questo Masini è l'assessore che più di ogni altro assessore è sulla graticola nell'ambito del rimpasto di Giunta. Vogliono metterlo alla Scuola. Commenti?
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