Comprendo le ragioni dei cittadini, che dal canto loro non fanno una grinza. Per carità, ci mancherebbe, giustissimo reclamare i propri diritti. Ma devo purtroppo dedurre che per coloro che “chiedono garanzie che l’aria che si respira e l’acqua che si beve non leda la propria salute” vale la logica del NYMBY, not in my back yard?
Dove erano costoro quando a rischiare erano i cittadini di Cappella Cantone per la nascitura discarica di amianto? Dove erano costoro quando la Tamoil inquinava non solo il fiume Po ma anche l’omonimo quartiere, con nottate e giornate all’aroma di idrocarburi? A quanto pare queste cose ai cittadini di Cava e Spinadesco non davano fastidio più di tanto, probabilmente perché non riguardavano il loro specifico fazzoletto di terra… Eh, ma adesso bisogna protestare, farsi sentire col Cavaliere, ché non si può permettere ai figli di crescere in mezzo al veleno… e quando erano gli altri che ci crescevano andava bene??? Il punto è tutto qui.
E visto che queste mie osservazioni sono state bollate da Luca Ferrari come “idee astiose, inconcludenti, superate dalla realtà dei fatti”, il punto a cui voglio arrivare è questo: I CITTADINI DI CAVA E SPINADESCO FANNO PIOTTA SOLO QUANDO I PROBLEMI RIGUARDANO IL LORO ORTICELLO? Non esprimerei certo alcun giudizio sulla risposta, visto che ciascuno la pensa come gli pare e piace. Semplicemente mi piacerebbe sapere perché si muovono quando i casini sono a 2 metri da casa loro, mentre già a 10 km va tutto bene… Tradotto ancora: questa mentalità particolaristica di reclamare i diritti solo quando riguardano casa nostra non ci farà certo uscire dalla crisi, che solo uno sprovveduto potrebbe ritenere ancora solamente “economica” ed invece è anche “sociale” e nescessiterebbe di quella CORALITA’ che certo non si trova in questi particolarismi…
Michele detto l’Astioso
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