L’Astronomia secondo ARAA

Creato il 13 dicembre 2013 da Media Inaf

The Annual Review of Astronomy and Astrophysics (ARAA) è dal 1963 il riferimento sullo stato dell'arte della ricerca nelle scienze spaziali. La prossima edizione vedrà il contributo di Patrizia Caraveo (direttore dell'INAF-IASF di Milano) e Filippo Mannucci (direttore INAF-OA Arcetri) con due articoli, rispettivamente, su pulsar gamma e supernovae Ia.

di Redazione Media Inaf

Per astronomi  e astrofisici di tutto il mondo è il libro che non può mancare nella loro biblioteca, almeno per quel che riguarda la parte scientifica. Ogni anno, dal 1963, The Annual Review of Astronomy and Astrophysics (ARAA) con i suoi articoli presenta lo stato dell’arte della ricerca in tutti i campi dello studio dell’Universo: dal Sole agli esopianeti, dalle stelle alle galassie, passando per i loro nuclei attivi. Ma ARAA dà spazio anche ad approfondimenti sulla strumentazione e le tecniche osservative nonché sulla storia degli sviluppi di nuove aree di ricerca.

La scorsa edizione, la 51esima, ha visto tra gli articoli pubblicati quello di Daniele Galli e Francesco Palla dell’Osservatorio Astrofisico di Arcetri dell’INAF, dal titolo The dawn of chemistry. Quella in pubblicazione per il 2014 fa ancora meglio: due sono infatti i contributi di ricercatori INAF che saranno inclusi nella 52esima edizione dellla Annual Review of Astronomy and Astrophysics.

Patrizia Caraveo, direttore dell’INAF – Istituto di Astrofisica Spaziale e Fisica Cosmica di Milano firma Gamma-ray Pulsar revolution, che fa il punto sugli eccezionali traguardi raggiunti nello studio dei pulsar, resti delle esplosioni di supernovae dotati di una massa appena superiore a quella del Sole ma tutta confinata in una sfera di una decina di chilometri di raggio, che ruota a un ritmo frenetico, anche molte centinaia di volte ogni secondo, generando degli impulsi luminosi periodici simili a quelli di un faro.

“I pulsar sono state le prime sorgenti gamma identificate agli albori dell’astronomia gamma e continuano a riservarci sorprese” commenta Patrizia Caraveo. “In 40 anni le tecniche di rivelazione (sia gli strumenti, sia il software) si sono notevolmente affinati e, negli ultimi tempi, il numero delle sorgenti è esploso , grazie soprattutto al contributo della missione Fermi. Contemporaneamente, la famiglia dei pulsar gamma si è diversificata lungo tre filoni: da un lato i  pulsar giovani e isolati con e senza emissione radio, dall’altra i pulsar riciclati, vecchi ma velocissimi, per lo più in sistemi binari. La scoperta di quest’ultima classe di emettitori gamma, il cui numero sta salendo in modo impressionante, è una vera e propria rivoluzione”.

Observational Clues to the Progenitors of Type Ia Supernovae è invece il titolo dell’articolo dedicato allo studio delle Supernovae di tipo Ia scritto da Dan Maoz (professore all’Università di Tel Aviv e direttore del Wise Observatory), Gijis Nelemans (professore associato alla Radboud Universiteit di Nijmegen, Paesi Bassi) e Filippo Mannucci, direttore dell’INAF-Osservatorio Astrofisico di Arcetri, che così presenta questo contributo:

“Le supernovae di tipo IA sono di centrale importanza per l’astrofisica. Queste supernovae producono anche gran parte degli elementi chimici esistenti, e il premio Nobel per la fisica assegnato nel 2011 ha premiato l’uso di queste supernove per studi di cosmologia. Nonostante questa importanza, ancora non si sa che cosa produce l’esplosione di queste stelle. IN questo articolo presentiamo le molte osservazioni che possono permetterci di capire quali sistemi sono all’origine di queste esplosioni. Le evidenze accumulate negli ultimi anni permettono adesso di capire che tutto viene spiegato da un sistema costituito da due stelle di tipo nana bianca”.

Per saperne di più:

Il sito web di Annual Review of Astronomy and Astrophysics

Gamma-ray Pulsar revolution di Patrizia Caraveo – abstract  e articolo su arxiv.org

Observational Clues to the Progenitors of Type Ia Supernovae di Dan Maoz, Filippo Mannucci e Gijs Nelemans – abstract  e articolo su arxiv.org

Fonte: Media INAF | Scritto da Redazione Media Inaf



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