«L'ateismo è la vera accettazione della realtà»

Creato il 07 giugno 2011 da Andream

Paula Kirby

Segnalo l'articolo «Atheism Is the True Embrace of Reality», un articolo di Paula Kirby su The Hibernia Times. L'autrice spiega la ragione che l'ha convinta a passare da una fede assoluta e centrale ad un ateismo militante: la domanda «Come faccio a saperlo?».
Segnalo questo articolo in quanto la stessa domanda è stata centrale nella mia de-conversione.
Kirby racconta:
Come ogni altro cristiano che abbia mai conosciuto, avevo delle idee chiare sul tipo di Dio in cui credevo e, sulla base di quelle idee, accettavo alcune parti del dogma cristiano mentre ne rigettavo completamente altre. [...] In pratica la fede è sempre una questione di selezione e combinazione: i credenti enfatizzano quelle parti che si adattano confortevolmente loro, pur per lo più ignorando quelle parti che non lo fanno, o fabbricando elaborate interpretazioni che permettano loro di pretendere che non dicano ciò che realmente dicono. Fu questa la domanda che affrontai nel 2003: cosa suggerisse che la versione del Cristianesimo in cui credevo io fosse veramente giusta? Esistevano prove migliori per la versione che accettavo che per quelle che rigettavo?
La Bibbia non poteva aiutarmi. Entrambi i tipi di cristiani - gli ultra-conservatori e gli ultra-liberali - trovano abbondante sostegno per i loro punti di vista nella Bibbia, a patto che scelgano con attenzione alcuni brani piuttosto che altri (e, ovviamente, fanno proprio questo, derubricando le parti che non fanno al caso loro sotto il titolo conveniente di «Metafora» o «Mistero»). Neppure la tradizione era affidabile: una credenza falsa non diventa vera semplicemente per essere stata sostenuta per generazioni.
[...]
Quasi tutti i cristiani con i quali ero venuta in contatto «sapevano» che c'era un dio. Anche loro passavano del tempo in preghiera meditativa con lui su base giornaliera. E di conseguenza anche loro «sapevano» com'era fatto Dio. E cosa ci dice di lui tutta quella conoscenza? Quanto erano affidabili quei rapporti personali quando si trattava di stabilire la verità su Dio?
[...] quelli di noi le cui personalità ci conducevano ad abbracciare il mondo e le altre persone in uno spirito di apertura, generosità, accoglienza e tolleranza «sapevano» che Dio faceva lo stesso. E quelli che non avevano la sicurezza di ciò, e che conseguentemente vedevano il mondo come minaccioso e maligno e cattivo, «sapevano» che anche Dio lo vedeva così. È per questo che l'esperienza personale non ci può dire nulla su Dio. Sapere in che genere di dio crede qualcuno ci dice molto a riguardo di quella persona - ma assolutamente nulla sulla verità o meno dell'esistenza di alcun dio.
[...]
Gli atei riconoscono che abbiamo bisogno di una prova per giungere a conclusioni affidabili sulla realtà e che, fin'ora, coloro che affermano l'esistenza di un dio hanno marcatamente fallito nel fornirla. E gli atei si interessano alla realtà: non a ciò che sarebbe confortevole credere, o a ciò in cui si crede tradizionalmente, o a ciò che ci hanno insegnato a credere.

Articolo segnalato in: Jerry Coyne, «Paula Kirby: Why I’m an atheist», Why Evolution Is True, 7 giugno 2011.

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