L’attacco nucleare all’Iran: l’Italia in prima linea

Creato il 25 maggio 2013 da Informazionescorretta

Bilanci multimiliardari di guerra. I sostenitori della guerra nucleare di “primo colpo” rubano i miliardi dei loro cittadini

Mentre il bilancio di ammodernamento del Pentagono per l’opzione nucleare preventiva è di un modesto 10 miliardi di dollari (esclusa la spesa da parte dei paesi NATO), quello destinato al potenziamento dell’arsenale statunitense di “forze nucleari offensive strategiche” tocca quota 352 miliardi in dieci anni (vedi Russell Rumbaugh and Nathan Cohn,”Resolving Ambiguity: Costing Nuclear Weapons”, Stimson Center Report, giugno 2012) [1]

Queste spese militari multimiliardarie destinate a sviluppare “bombe nucleari più grandi e migliori” sono finanziate dalle imponenti misure di austerità economica attualmente applicate negli Stati Uniti e nei paesi appartenenti alla NATO.
L’economia di guerra è in gran parte pagata tramite la compressione di tutte le categorie di spesa governativa civile. Negli Stati Uniti, questa nuova avanzata degli ordigni nucleari è per la maggior parte finanziata con i drammatici tagli ai programmi assistenziali come Medicare, Medicaid e Social Security.

L’umanità si trova ad un bivio pericoloso. Gli USA sono uno “Stato killer”. La gamma di misure di austerità economica impoveriscono il popolo americano mentre finanziano generosamente questo “Stato assassino”, attraverso i contratti multimiliardari con Lockheed Martin, Northrop Grumman, Raytheon ed altri.

I preparativi di guerra per attaccare l’Iran sono in “uno stato avanzato di preparazione”. Sistemi d’arma ad alta tecnologia, incluse le testate nucleari, sono completamente schierati.

Al culmine di una depressione economica, “la guerra fa bene agli affari”.

L’escalation è parte dell’agenda militare e mentre l’Iran diventa il prossimo obiettivo, insieme a Siria e Libano, l’agenda militare USA-NATO minaccia anche Russia, Cina e Corea del Nord.

I media occidentali, i gruppi di esperti di Washington, gli scienziati ed i politici, in coro, oscurano la verità taciuta e cioè che la guerra, con l’uso di testate nucleari, minaccia il futuro dell’umanità.

La vera minaccia alla sicurezza globale scaturisce dall’alleanza USA-NATO-Israele.

I principali attori della guerra nucleare preventiva contro l’Iran

Ordigni termo-nucleari sono dispiegati dai tre Stati con armi nucleari (NWS, Nuclear Weapons States) “ufficiali” dell’Alleanza atlantica, e cioè Stati Uniti, Regno Unito e Francia. Lo status di nazione con armi nucleari ufficiale è stabilita in base ai termini del Trattato di non proliferazione nucleare (TNP).

Altri cinque paesi membri della NATO (classificati nel TNP come “stati non nucleari”), vale a dire Belgio, Germania, Paesi Bassi, Italia e Turchia, sono in possesso di un arsenale di testate nucleari tattiche B61 o “mini-bombe nucleari” (di fabbricazione statunitense) a disposizione dei comandi militari nazionali e puntate contro l’Iran. Le B61 possono essere trasportate da una varietà di aerei diversi.

Questi cinque paesi violano il Trattato di non proliferazione nucleare di cui sono firmatari?

In relazione ai piani di guerra in corso, l’alleanza militare USA-NATO-Israele comprende un totale di nove paesi in possesso di un arsenale di armi nucleari: i tre NWS ufficiali (Stati Uniti, Regno Unito, Francia), più i cinque “Stati nucleari non dichiarati” (Belgio, Germania, Paesi Bassi, Italia e Turchia), più lo Stato di Israele (anch’esso Stato nucleare non dichiarato). Con l’eccezione di Israele, questi paesi sono firmatari del TNP.

Guerra nucleare preventiva

Mentre i rapporti tendono a descrivere gli ordigni tattici B61 come una reliquia della guerra fredda, le mini bombe nucleari sono il sistema d’arma preferito per la guerra nucleare preventiva. In un attacco diretto lanciato contro l’Iran, con l’impiego di bombe nucleari antibunker B61, questi cinque paesi, con Turchia e Italia in prima linea, giocherebbero un importante ruolo strategico.

Il coinvolgimento di questi cinque “Stati non nucleari”, come principali attori in una guerra nucleare preventiva sponsorizzata degli Stati Uniti, pone il problema della definizione e classificazione delle potenze nucleari.

Nelle parole di Time Magazine: “L’Italia è in grado di portare un attacco termonucleare? … Potrebbero i belgi e gli olandesi lanciare bombe all’idrogeno su obiettivi nemici? … Può l’aviazione tedesca essere addestrata a trasportare bombe 13 volte più potenti di quella che distrusse Hiroshima? … Le bombe nucleari vengono conservate in basi aeree dislocate in Italia, Belgio, Germania e Paesi Bassi – e gli aerei di ciascuno di questi paesi sono in grado di trasportarle.” (What to Do About Europe’s Secret Nukes, Time Magazine, 2 dicembre 2009) [2].

Il rapporto del Time è attento a non affrontare la questione fondamentale: Turchia e Italia sono degli Stati con armi nucleari? Le B61 sono descritte come un residuo della guerra fredda. La questione della guerra preventiva post 11 settembre non è menzionata. Dice il Time: “Queste armi sono più che una stranezza storica. Si tratta di una violazione dello spirito del Trattato di non proliferazione nucleare (TNP) … che prevede un vincolo legale per le ambizioni nucleari degli Stati canaglia” (Ibid).

Mentre l’Iran non possiede capacità di armamento nucleare, come confermato di recente dai documenti della US National Intelligence Estimate (NIE), il potenziale nucleare di questi cinque paesi, inclusa la capacità di trasporto, è formalmente riconosciuto.

Questi cinque paesi possiedono Armi di distruzione di massa, ma queste non costituiscono, agli occhi della opinione pubblica, una minaccia per la sicurezza globale. Inoltre, in nessun momento questi cinque paesi sono stati designati come “Stati canaglia” o “Stati con armi nucleari non dichiarate”.

Documenti militari degli Stati Uniti e della NATO attestano il fatto che la B61 è l’arma più indicata per una guerra nucleare preventiva, rispetto alle bombe termo-nucleari più grandi del periodo della Guerra fredda. Inoltre, in caso di azione militare da lanciare contro l’Iran, questi cinque paesi avrebbero un ruolo chiave nella fornitura delle B61 antibunker con testate nucleari.

Gli Stati Uniti avevano originariamente fornito circa 480 bombe termonucleari B61 a questi cinque “Stati non-nucleari”, così come al Regno Unito, che è classificato come Stato con armi nucleari (NWS). (Vedi mappa più in basso)

Casualmente ignorata dal cane da guardia delle Nazioni Unite per le questioni nucleari con sede a Vienna (AIEA), gli Stati Uniti hanno attivamente contribuito alla proliferazione delle armi nucleari in Europa Occidentale e in Turchia. Mentre alcune di queste bombe sono state disarmate a seguito di pressioni politiche, in particolare in Belgio e in Germania, gli Stati Uniti, in collegamento con la NATO, hanno lanciato un programma da molti miliardi di dollari per l’ammodernamento del proprio arsenale di armi nucleari tattiche.

Secondo il National Resources Defense Council (agosto 2007), il numero di bombe nucleari B61 in Europa è stato ridotto da 480 a 350, dopo la rimozione di 130 bombe dalla base aerea di Ramstein in Germania. [3]

Come parte di questa riserva e dispiegamento europeo, la Turchia, che insieme a Israele è partner della coalizione a guida USA contro l’Iran, possiede circa 90 bombe termonucleari antibunker B61 nella base aerea di Incirlik (National Resources Defense Council, Nuclear Weapons in Europe, febbraio 2005) [4]. Questo è tanto più significativo in vista della “riconciliazione” e della rinnovata cooperazione militare bilaterale tra Ankara e Tel Aviv, sulla scia della visita di marzo del presidente Obama in Israele.

Lo stoccaggio e il dispiegamento di armi tattiche B61 (comprese le testate B61-11 in grado di penetrare la terra) in questi cinque “Stati non nucleari” è concepito per obiettivi in Medio Oriente. In conformità con i “piani d’attacco della NATO”, queste bombe termonucleari antibunker B61 (accumulate dagli “Stati non nucleari”) potrebbero essere lanciate contro l’Iran, la Siria e la Russia: “Le circa 480 bombe nucleari in Europa [350 secondo la stima 2007] sono destinate ad essere utilizzate in conformità con i piani NATO d’attacco nucleare, afferma il rapporto, contro obiettivi in Russia o in paesi del Medio Oriente, come l’Iran e la Siria”.

Il rapporto mostra per la prima volta quante bombe nucleari statunitensi sono destinate ai paesi non nucleari della NATO. In tempo di guerra, in determinate circostanze, fino a 180 delle 480 bombe nucleari sarebbero affidate a Belgio, Germania, Italia, Paesi Bassi e Turchia per essere lanciate dalle loro forze aeree nazionali. Nessun altra alleanza militare o nucleare possiede armi nucleari destinate ad essere lanciate da parte di paesi non-nucleari.

Questo significa che l’Iran o la Russia, che sono potenziali obiettivi di un attacco nucleare proveniente da uno o l’altro di questi cinque Stati cosiddetti non nucleari, dovrebbero predisporre attacchi nucleari preventivi difensivi contro Germania, Italia, Belgio, Paesi Bassi e Turchia ? La risposta è no, al di là di ogni sforzo di immaginazione.

Mentre questi “Stati nucleari non dichiarati” accusano Teheran di sviluppare armi nucleari, senza prove documentali, gli stessi possiedono testate nucleari puntate sull’Iran. Dire che questo è un chiaro caso di “doppio standard” da parte dell’AIEA e della “comunità internazionale” è un eufemismo.

Mappa dell’Europa nucleare

(Fonte: National Resources Defense Council, Nuclear Weapons in Europe, febbraio 2005)

Mentre in questi ultimi anni sono state esercitate pressioni politiche rivolte allo smantellamento della riserva di armi nucleari tattiche, l’arsenale di bombe antibunker B61 a testata nucleare resta pienamente operativo. Nel caso di un conflitto con l’Iran, le mini bombe nucleari dei cinque Stati non nucleari sarebbero attivamente schierate in collegamento con la NATO, che ha adottato in pieno la dottrina nucleare preventiva.

Secondo il Pentagono: … mantenere queste armi in Europa, significa permettere ai membri della NATO di partecipare all’elaborazione della politica nucleare dell’Alleanza [cioè della dottrina nucleare preventiva]. In questa prospettiva, i legami transatlantici sono rafforzati quando i rischi ed i costi di dispiegamento e messa in sicurezza delle armi nucleari sono condivisi tra gli Stati Uniti e le rispettive nazioni ospitanti. (citato in “Parting words: Gates and tactical nuclear weapons in Europe”. Bulletin of Atomic Scientists, 14 luglio 2011) [5]

Modernizzare l’arsenale delle minibombe nucleari

Il disarmo delle bombe B61 stoccate in Europa Occidentale e Turchia è una cortina fumogena. Il progetto europeo di armi nucleari tattiche non è in fase di eliminazione, come suggerito invece da alcuni rapporti. Tutto il contrario. Nel 2010, la United States National Nuclear Security Administration ha avviato un programma “per rinnovare e prolungare la durata delle bombe B61″, per un costo iniziale stimato di 4 miliardi di dollari (Ibid). Nel 2012, il programma di ammodernamento delle mini-bombe nucleari era salito alla stellare cifra di 10 miliardi (US Department of Defence, Case Independent Cost Assessment for B61 LEP, Washington, 13 luglio 2012) [6].

Descritto dalla Federation of American Scientists, come “un progetto di bomba nucleare placcato oro”, questa iniziativa consiste nel modernizzare l’esistente arsenale nucleare preventivo di armi tattiche nucleari B61 dispiegate nei cinque Stati nucleari non dichiarati. E’ prevista inoltre una nuova versione di bomba antibunker B61: la B61-12. Lo sviluppo di quest’ultima, per la sua dislocazione in Europa Occidentale e in Turchia, avviene con il sostegno della NATO e del governo tedesco (Federation of American Scientists, novembre 2012) [7]

L’amministrazione Obama e il Congresso hanno spinto in avanti il programma nonostante l’enorme costo di ristrutturazione di tali armi complesse…

Germania: produttrice di armi nucleari

Tra i cinque Stati nucleari non dichiarati, “La Germania rimane il paese più fortemente nuclearizzato, con tre basi nucleari (due delle quali pienamente operative) e può stoccare fino a 150 bombe [B61 antibunker]” (National Resources Defense Council, Armi nucleari in Europa) [8]. In conformità con i “piani d’attacco della NATO”, queste armi nucleari tattiche sono puntate sul Medio Oriente.

Pur non essendo ufficialmente classificata come uno Stato dotato di armi nucleari, la Germania produce testate nucleari per la marina francese. Possiede una scorta di armi nucleari tattiche (fabbricate negli USA) e ha la capacità di trasporto di armi nucleari. Inoltre, la European Aeronautic Defence and Space Company (EADS), una joint venture franco-tedesco-spagnola, controllata dal potente Gruppo Daimler, è il secondo produttore militare d’Europa, fornitore del missile balistico nucleare francese M51.

La Germania importa e distribuisce armi nucleari tattiche dagli Stati Uniti. La EADS produce testate nucleari che vengono esportate in Francia. Ma la Germania è classificata come uno Stato non nucleare.

Incroci pericolosi

Le armi nucleari tattiche dispiegate dai cinque Stati nucleari non dichiarati, a disposizione dei vari comandi nazionali, potrebbero essere utilizzate contro l’Iran in un attacco nucleare preventivo sponsorizzato USA-NATO.

Armi nucleari tattiche sono schierate anche da Israele.

Mentre è improbabile che le armi nucleari siano utilizzate fin dall’inizio di un attacco, potrebbero essere previste come parte di uno scenario di escalation militare.

E’ quindi importante che l’opinione pubblica in Europa Occidentale, Turchia e Israele sia consapevole delle conseguenze della guerra preventiva e che sui governi di questi 5 paesi siano esercitate pressioni politiche, al fine di bloccare la sistemazione delle testate nucleari B61 nelle loro rispettive basi militari, nonché di ritirarsi a titolo definitivo dai piani di guerra preventiva USA-NATO diretti contro l’Iran e attualmente in corso

In sostanza, è previsto l’utilizzo di armi nucleari tattiche contro Stati non nucleari in Medio Oriente. Il loro uso è stato contemplato sia nella guerra in Iraq nel 2003, nonché contro la Libia nel 2011.

L’attenzione per le armi nucleari tattiche (mini-bombe nucleari) come parte dell’arsenale di guerra convenzionale, non significa che gli Stati Uniti ed i loro alleati abbiano abbandonato l’idea di usare il loro arsenale di più grandi armi termonucleari strategiche. Mentre queste non sarebbero utilizzate contro uno Stato non nucleare in Medio Oriente, sono dislocate e puntate contro la Russia, la Cina e la Corea del Nord.

Coloro che ritengono che l’uso di armi nucleari termonucleari appartenga ad un’epoca passata, dovrebbero pensarci due volte.

di Michel Chossudovsky | globalresearch.ca
Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare

Note

1. http://www.stimson.org/spotlight/resolving-ambiguity-costing-nuclear-weapons
2. http://www.time.com/time/world/article/0,8599,1943799,00.html
3. http://www.gsinstitute.org/pnnd/updates/PNNDupdate18.html
4. http://www.nrdc.org/nuclear/euro/contents.asp
5. http://www.thebulletin.org/web-edition/op-eds/parting-words-gates-and-tactical-nuclear-weapons-europe
6. http://www.ucsusa.org/assets/documents/nwgs/CAPE-ICA-for-B61-LEP-July-2012.pdf
7. https://www.fas.org/blog/ssp/2012/11/germany-b61.php
8. http://www.nrdc.org/nuclear/euro/contents.asp


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