L’attentato di Brindisi. Muore una ragazza. Mafia, terrorismo o strategia della tensione?

Creato il 19 maggio 2012 da Iljester

Mi ha profondamente addolorato la morte della ragazza, Melissa Bassi, e il grave ferimento della compagna e amica Veronica Capodieci, ora in ospedale in fin di vita. Dire che chi ha commesso la vigliaccata sanguinaria sia una bestia o siano delle bestie è dire poco. La loro disumanità è stata tale e tanta che non esistono parole di rabbia che possano misurarla. E sarebbe facile ora cedere all’insulto nei loro confronti.

Ma non è questo l’obiettivo di questo post. Il suo obiettivo è un altro. È capire il perché il fatto criminale è accaduto. Non sono certo un esperto di mafia o di malavita organizzata, sacre corone unite o altre associazioni a delinquere, ma come lettore, blogger e cittadino sento l’esigenza, l’irresistibile impulso, di tentare di capire. Chi mai poteva avere avuto interesse a compiere una simile nefanda azione, coinvolgendo dei ragazzi innocenti e una scuola?

La risposta è difficile e il ricordo mi riporta a un altro anno caldo: il 1992. Allora ero giovanissimo e iniziavo a occuparmi di politica e attualità, seppure in una cerchia molto ristretta: amici e parenti, non esistendo i blog e persino internet (almeno come fenomeno di massa). E anche allora seguii con una certa apprensione i fatti drammatici che colpirono il cuore dello Stato, che all’epoca si chiamavano Falcone e Borsellino. Le stragi di Capaci e Via D’Amelio sono ancora impresse nel nostro cuore e nella nostra memoria, e quei giorni terribili significarono un salto in un ancor più remoto passato: gli anni di piombo, quando le stragi terroristiche erano molto più che meri fenomeni potenziali, costituendo eventi drammatici ancora vivi.

Trovare una connessione fra quelle stragi e quella attuale è però difficile. Ma è chiaro che un collegamento – seppure ideale – deve esistere, quantomeno per il clima economico e sociale, la crisi dell’euro, la disoccupazione, la gente disperata, la rabbia, un clima politico da barzelletta, con un Premier non eletto e non sentito dalla popolazione. Perché — vedete — per quanto io mi sforzi di credere che sia stata la criminalità organizzata a compiere la strage, non riesco a convincermene. Seppure, chiaramente, non lo posso escludere. Fosse solo che non sono un esperto del fenomeno e dunque non lo conosco. Ma le stonature ci sono: quale motivo poteva avere la criminalità organizzata a compiere un simile gesto e attirare l’attenzione dello Stato e delle forze dell’ordine sul territorio in cui compie i suoi atti criminali?

Credo nessuna, o almeno nessuna apparente. La mafia, la camorra, la sacra corona unita, la ‘ndrangheta sono organizzazioni criminali che non agiscono per motivi ideologici. Agiscono per difendere un potere territoriale, un forte interesse economico. Perciò per quanto sia possibile, operano nell’ombra, nella clandestinità e con la complicità della popolazione (o almeno di parte di essa), evitando di attirare troppo l’attenzione dell’autorità. Un attentato di tal fatta non avrebbe senso dal loro punto di vista, perché non hanno raggiunto alcun obiettivo, se non quello di creare rabbia fra i cittadini e aumentare l’attenzione dello Stato nel territorio.

Aveva invece senso nelle stragi di Capaci e via D’Amelio. Falcone e Borsellino erano in prima fila nella lotta alla criminalità organizzata e seppure lentamente stavano arrivando ai suoi vertici e ai collegamenti tra mafia e politica. Perciò la loro uccisione — per le menti criminali mafiose — aveva una sua logica.

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Dunque il terrorismo. Fortemente ideologico, tende a colpire obiettivi civili i più possibili innocenti. Del resto è sufficiente guardare alle stragi del passato: da Piazza Fontana alla Stazione di Bologna per capire cosa intendo. E quando parlo di terrorismo, intendo sia quello a sfondo politico che quello a sfondo religioso. Entrambi però amano vedere riconosciuta la paternità delle loro azioni criminali. Dunque per avere la certezza — almeno formale — che trattasi di organizzazioni terroristiche, dovremo attendere la rivendicazione dell’atto nefando.

Infine la “Strategia della tensione”. Che cosa è? Beh, è una strategia “politico-criminale” attraverso la quale si tende a impaurire la popolazione e le istituzioni democratiche di modo che vengano assunte decisioni che comportano limitazioni dei diritti e della  libertà fondamentali. La strategia della tensione affonda le proprie radici negli anni di piombo e si concretizza in un insieme di azioni di stampo terroristico (solitamente attribuite a gruppi e organizzazioni fantatiche) operate da schegge impazzite o deviate dei servizi segreti e degli apparti statali che spingono verso una più o meno intensa sospensione della democrazia e l’instaurazione di una dittatura, che verrebbe di fatto legittimata dal fenomeno terroristico. Si verifica quasi sempre in periodi cruciali e delicati: gravi crisi economiche, monetarie, perdita di sovranità, instabilità politica, tensioni sociali, presenza al potere di forze politiche non gradite e così via.

Ciò detto, è chiaro che il periodo attuale può essere considerato più che ottimale per tutti e tre i fenomeni appena analizzati. Ma le ipotesi sono tante, tra le quali quella di un’azione isolata di un pazzo o di un esaltato. La dannata realtà è che dovremo aspettare un bel po’ prima di sapere — se mai sapremo — chi e perché ha compiuto l’atroce gesto criminale di oggi. Intanto, personalmente, mi unisco al cordoglio della famiglia per la perdita incolmabile della giovane Melissa.

di Martino © 2012 Il Jester 


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