L'attimo della porta.

Da Wising
Ecco, ci siamo. Il momento che tra me e me temevo è arrivato: separarsi la mattina da Cigolino diventa difficile.
Finchè sono proprio piccoli non avvertono, o avvertono in maniera marginale, il distacco dai genitori.
Adesso, da qualche giorno a questa parte, lui lo sa che io sto andando, che ci rivedremo solo molte ore dopo.
Vuole stare in braccio, vuole le coccole e si dispera quando lo saluto.
Oh mammamia, come si fa? Esco di casa con il cuore spezzato, cosa credete.
Avevo sperato che, affidandolo a pochi mesi alla tata, si sarebbe abituato, sarebbe cresciuto nella routine dei saluti mattutini. Non è andata così.
Uscire di nascosto sarebbe peggio, quasi una carognata. Cigolino si sentirebbe tradito, oltre che dispiaciuto per la nostra assenza.
Sapere che il suo pensiero primario e senza continuità  gli fa credere che mamma e papà siano proprio spariti e mai più ritorneranno, con ciò che a livello di smarrimento e dolore ne consegue, non mi fa stare meglio.
Mi consolo pensando che lo shock felice della nostra riapparizione serale, probabilmente compensa il momento negativo del mattino.
Mi consola anche il fatto che il suo pianto dura davvero un attimo e poi torna a dedicarsi ai suoi giochi e ai suoi gattonamenti. E' proprio l'attimo della porta, io sulla soglia che lo saluto, io che chiudo la porta e lo sento piangere.
E' importantissimo in questa fase stabilire piccoli rituali di saluto.
Raccontare dove si va e perchè e soprattutto rassicurarlo sul fatto che poi si torna.
Così ogni mattina ci facciamo un giro per casa abbracciati e gli dico che la mamma va via, ma torna; di pensarci un po' sù, non succede mai che la mamma, o il papà, non torni.
Non so cosa comprenda di tutto il discorso, ma è utile.
Come è utile pensare, alle mamme sensibili, che non c'è modo di escludere dalla vita dei pargoli il dolore, i dispiaceri e gli spigoli della vita.
E' un pensiero che non viene naturale, ma necessario.
Una cosa che possiamo verificare, per la loro serenità, è che chi resta con loro (tate, nonni, parenti, educatrici del nido ...) sia effettivamente in grado di gestire bene il momento di sofferenza.
Se vi riferiscono che il bimbo piange a lungo, per mezz'ora e più, qualcosa non va. Non nel bambino, ma nelle persone che ha intorno. Meglio spiegarsi subito, chiarire che è necessario consolare il bambino. Se le cose non migliorano, cambiate accuditore: un adulto indifferente crea bambini spaventati.
E voi, che rituali avete?

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