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L’attimo fuggente

Creato il 07 dicembre 2010 da Emanuelesecco

attimo-fuggente

Questa non è assolutamente una recensione.
No.
Scordatevela.
Non è una recensione perché penso che certe opere, pellicole o sinfonie che siano, non debbano essere racchiuse in un semplice voto, magari espresso da un individuo incompetente che di passione nel suo lavoro non mette proprio niente.
Certe cose sono belle e basta. In culo ai giudizi personali di una persona.
Certe cose sono semplicemente da annoverare tra i capolavori che la mente umana è stata ed è ancora in grado di creare.
Una di queste ovviamente è L’attimo fuggente, film del 1989 diretto da Peter Weir. Molti gli attori debuttanti, ma colui che regna è senz’altro Robin Williams il quale personaggio, il professor Keating, è sicuramente uno dei migliori e ispirati/ispiranti professori apparsi mai nella filmografia dagli inizi a oggi.
Non so voi, ma ogni volta che riguardo questo film vengo pervaso da quello che reputo uno dei miei valori: la voglia di pensare con la mia testa e di ergermi contro quella malattia chiamata conformismo. E, oltre a questo, si rinnovano anche l’amore per la letteratura e per i libri in generale. Come scrisse Pennac in Come un romanzo, la colpa della svogliatezza dei giovani verso la lettura è anche colpa dei genitori e degli insegnanti; dategli un professore capace, e anche da colui che poteva sembrarvi il classico bullo di strada, verranno fuori grandi cose.
Averne di professori come Keating. Insegnanti indifferenti al compenso che percepiscono o al tempo che passano in classe, ma interessati solo all’educazione dei propri studenti e del compito che hanno di fare dei propri alunni degli uomini pronti ad affrontare quel mondo che li aspetta con gli artigli pronti a squartarli e a rinchiuderli nella più banale conformità di una società ormai in declino. Sarebbe anche grazie a loro che potremmo riuscire a liberarci da quella stupidità che pervade la tv e le strade di questo nostro Paese.

Se ne trovassi uno così, sono sicuro, salirei anch’io sul banco a omaggiarlo del grido “Oh Capitano, mio Capitano!”.

 

E.


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