Magazine Psicologia

L'auctoritas pedagogica

Da Simonetta Frongia
L'auctoritas pedagogicaLa mia auctoritas su un tema sul quale in teoria dovrei essere uno specialista non viene affatto riconosciuta. Il motivo? Semplice, anzi banale.La pedagogia così come la psicologia, l'antropologia, la psicoanalisi è, a tutti gli effetti una scienza. Essa dal punto di vista epistemologico ha, come le altre:
  • un proprio campo di pertinenza,
  • un proprio linguaggio,
  • i suoi metodi per affrontare e risolvere le sue problematiche.
In quanto scienza, si configura come la risultante di una riflessione teoretica (o filosofica) e, di un sistema di atteggiamenti pratico-operativi; essa da una parte rimanda al problema della visione generale dell'uomo e quindi di un “ideale alto e altro da sé” a cui tendere e, nella sua attuazione è necessario il concorso delle scienze ad essa affini o ausiliari (quelle già elencate: psicologia, sociologia, antropologia, biologia etc.), pur conservando la propria autonomia.La pedagogia è una scienza eminentemente dialettica, ossia è una scienza continuamente sollecitata dalle contingenze storiche e sociali, tecniche ed esistenziali.In essa è sempre presente quello scarto tra essere reale ed essere ideale del soggetto in formazione. La sua vitalità ed essenza poggia sul terreno del “dubbio” e della “ricerca” e, quindi della falsificabilità popperiana. Anche in questo senso rientra appieno nella scienza il cui assunto principale è “la certezza di non avere certezze”.Paradossalmente, però, questo assunto che è recepito ed in parte è garante delle scienze ausiliarie alla pedagogia e, della “Scienza” i quanto tale, sembra dequalificare il lavoro del pedagogista. Poiché occupandosi di soggetti in divenire (ed il soggetto è sempre in divenire, solo la morte ferma tale processo, pensiamo, ad esempio, alla lifelong learnig), e nella maggior parte dei casi entra all'interno delle istituzioni educative, formative, istruttive (qui i termini non sono usati come sinonimi ma ognuno nella propria specificità), della famiglia, della “cura” in generale, sembra che tutti abbiano l'auctoritas di parlare di tali argomenti solo perché tutti conosco la scuola, perché hanno dei figli, perché hanno una famiglia. Ma se io parlo di televisione, poiché ne posseggo una in casa, ciò non mi qualifica come critico televisivo. Se sono malato e, informato sul caso, ne parlo in giro, ciò non mi qualifica come medico. Ma l'insegnante che insegna, spesso, si sostituisce al pedagogista ma, non lo è, è solo un insegnante, almeno che non sia entrambe.Ora l'auctoritas pedagogica è sempre stata messa in crisi da altre figure e da altre scienze e, questo ha dequalificato e, anzi nel nostro Paese non ha mai veramente preso piede la professione.Chi di voi ha mai visto un pedagogista all'interno di una scuola? Di un carcere? Di un ospedale? Io francamente non ne ho mai visto uno e, spesso quando dico quale sia la mia specializzazione fatico non poco a spiegare, alcuni mi confondono con il podologo! Per anni i professionisti del settore hanno dovuto e, sottolineo, dovuto, ripiegare sull'insegnamento, dando adito alla confusione tra le due professioni, ma il pedagogista non è un insegnante!
Nel momento storico attuale si rischia di far scomparire tale professionalità, il nostro posto viene via via occupato da psicologi, medici o educatori (e qui c'è un problema di qualifiche, poiché tra laureati di vecchio e nuovo ordinamento, di corso lungo o breve vi sono anche coloro che hanno ottenuto la qualifica lavorando nei centri turistici, altri in scuole parificate compiacenti altri l'hanno ottenuta dopo anni passati a fare i catechisti in chiesa!). Ma se io non posso fare il medico pur avendo dato esami di igiene e di psicobiologia, come può un medico fare il pedagogista dando un esame o forse anche nessuno di pedagogia generale?Io non sono uno psicologo e non posso usurpare il posto ad uno di loro anche se ho al mio attivo sette esami di psicologia eppure lo psicologo può tranquillamente operare al mio posto!
Il problema è rivedere a monte la questione delle competenze da una parte e, cercare di collaborare per trasformare la società in “società educante” con l'ausilio di tutte le scienze e di tutte le professionalità invece che giocare a chi acquista più hotel, neanche fosse una partita a Monopoli!
Simonetta frongia

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