Com'era prevedibile, le Industrie del Tabacco hanno deciso di fare causa al Governo.
La prima è stata la Philip Morris, la quale ha presentato un'istanza di Arbitrato per il tramite della Philip Morris Asia - società di Hong Kong che controlla la Philip Morris Australia -, contestando l'autorità del Governo di rimuovere il marchio dai pacchetti. In particolare, ha sostenuto che la nuova legge violerebbe il trattato bilaterale di Hong Kong per la protezione degli investimenti in Australia e Hong Kong e, pertanto, ha chiesto un risarcimento danni di miliardi di dollari per perdita del marchio e investimenti.
In proposito, tuttavia, si osserva che:
- L'istanza è stata presentata da una società di Hong Kong, mentre la legge colpirebbe - formalmente - una società australiana, anche se controllata da una società con sede in Cina;
- Il marchio, com'è ragionevole presumere, sarebbe di proprietà della Philip Morris americana, non della società con sede a Hong Kong;
- Il trattato di Hong Kong vieta le lesioni alla proprietà industriale da parte di Autorità pubbliche esclusivamente se non sono necessarie - mentre, nel nostro caso, il provvedimento del Governo autraliano sarebbe giustificato da ragioni di salute pubblica -.
Per inciso, anche in altre parti del mondo sono in atto campagne antifumo.
A New York il sindaco Bloomberg - il fiore all'occhiello della sua amministrazione è proprio la lotta contro il fumo -, dopo avere vietato di fumare nei luoghi pubblici e negli spazi all'aperto, nel 2010 ha "rincarato" la dose con una campagna pubblicitaria che prevede che i rivenditori di sigarette espongano poster che illustrano gli effetti devastanti del fumo all'organismo.
Naturalmente l'Industria del tabacco non è rimasta a guardare: le grandi società hanno portato la questione in Tribunale, appellandosi al Primo Emendamento della Costituzione americana - a norma del quale " Il Congresso non promulgherà leggi che favoriscano qualsiasi religione, o che ne proibiscano la libera professione, o che limitino la libertà di parola, o di stampa; o il diritto delle persone di riunirsi pacificamente in assemblea, e di fare petizioni al governo per riparazione di torti " -.
In Nuova Zelanda è stata emessa nel 2011 una legge estremamente rigida, che impone di non esporre sugli scaffali i prodotti legati al tabacco, fissa multe salate per le vendite ai minori e vieta la pubblicità delle sigarette.
L'obiettivo del Ministero della Salute neozelandese è quello di giungere al divieto definitivo entro il 2025.
In conclusione, la guerra tra Governi e Industria del Tabacco è in atto: vedremo chi la spunterà.
Roma, 06.12.2011 Avv. Daniela Conte
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