Alice Basso "è nata nel 1979 a Milano e ora vive in un ridente borgo medievale fuori Torino. Lavora in una casa editrice. Nel tempo libero canta in una band di rock acustico per cui scrive anche i testi delle canzoni. Suona il sassofono, ama disegnare, cucina male, guida ancora peggio e di sport nemmeno a parlarne. L’imprevedibile piano della scrittrice senza nome è il suo primo romanzo" (cito da IoScrittore). Un romanzo che farà piangere molti autori, e farà felici tutti quelli dicono con aria blasé oggi scrivono tutti, che ci vuole a scrivere un libro? Se solo avessi tempo... ma, ne sono sicura, andrà benissimo, piacerà a molti (o meglio a molte), avrà ottime recensioni, meritate, e da cui sgorgheranno vivaci sequel che ci informeranno sulle vicende della protagonista Vani Sarca, di professione ghostwriter presso le Edizioni L'Erica, trentaquattrenne single molto intelligente, scontrosa, anche troppo sicura di sé, dark fuori tempo massimo e dotata di quello che lei chiama empatia - cioè la capacità di entrare dentro a una persona e seguirne i processi mentali, dote che le serve sia nel suo lavoro che nelle avventure vagamente gialle in cui si infila, permettendole di risolvere situazioni anche molto pericolose.
La vicenda in due parole comporta una buona dose di rosa (Vani apprezza gli uomini attraenti, e loro apprezzano lei), un grandissimo sfoggio, anzi diciamo pure uno scialo, di cultura letteraria e altro, una prosa molto esperta, densa di battute e soprattutto di battibecchi brillanti tra la protagonista (che effettivamente si sente molto strafiga) e i deuteragonisti (se voglio anch'io posso esibire uno scampolo di cultura!). Sotto la superficie anche troppo brilante nasconde una ferrea coscienza degli elementi oggi necessari per fare un libro di successo: un'eroina (appena un po') fuori dagli schemi, un po' di romance condito con quantità un po' eccessive di battibecchi brillanti, un bel tenebroso (ma non troppo), una blandissima sfumatura di giallo tanto per poter inserire il personaggio più importante, quello ormai indispensabile in qualunque prodotto letterario: il comissario. Perché si sa che il lettore, senza un commissario nei paraggi, è perduto e facilmente abbandonerà il libro che ne è sprovvisto.
Ma quello che mi ha veramente appassionato in L’imprevedibile piano della scrittrice senza nome è che sancisce tranquillamente l'assoluta superfluità dell'autore. Che ci vuole a scrivere un libro, dice? E Vani Sarca ci dimostra che è proprio così, anzi dev'essere così perché l'autore non ce la fa, e se ce la fa non è all'altezza. L'autore, ci dice Alice Basso, è solo il testimonial di un prodotto, che deve avere determinate caratteristiche per vendere, e quindi è bene che lo produca qualcuno che se ne intende, - il ghostwriter appunto, l'esperto di lavoro editoriale cui basta aver letto qualcosa di un "autore" per essere in grado di riprodurlo migliorandolo, anzi ottimizzandolo. Altro che le sudate carte e stronzate varie. Il mercato è una cosa seria, fatti in là caro mio, e lascia fare a noi che ce ne intendiamo. Con un cortocircuito abbagliante: Alice Basso è ghostwriter nella vita reale, e il suo libro in effetti è perfetto nel suo genere, non saprei trovargli un difetto. E chiunque sappia apprezzare un prodotto ben fatto, e mi ci metto anch'io, proverà piacere nel leggerlo, e un senso di tranquilla sicurezza al pensiero che basta aspettare e ritroveremo Vani Sarca, il commissario Berganza, l'editore Enrico Fuschi & C in un'altra brillante avventura. Chissà se ci sarà ancora Alice Basso. In fondo, anche lei è solo un pleonasmo.