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“L’autre Dumas”, il film delle polemiche: è offensivo che un uomo di origini afro-caraibiche sia interpretato da Gérard Depardieu?
Creato il 22 febbraio 2010 da Rita Charbonnier @ritacharbonnierLa nonna schiava
Veniamo ai fatti. Il nonno paterno di Alexandre Dumas era un marchese normanno che nel tardo ‘700 si stabilì ad Haiti, che allora si chiamava Saint-Domingue ed era colonia francese. La popolazione originaria dell’isola (e di tutte le Antille) era stata gradualmente sterminata e vi erano state deportate migliaia di africani. Lo schiavismo dell’epoca coloniale, come sappiamo, è una delle peggiori vergogne della storia. Uomini senza scrupoli per secoli sono sbarcati a frotte in Africa occidentale, hanno rapito altri uomini, donne e bambini, li hanno incatenati, gettati nelle stive delle navi, portati nelle Americhe e venduti all’asta. Lo schiavo non era considerato un essere umano. La sua forza-lavoro era sfruttata allo stremo e, se non ubbidiva, poteva essere legato a un palo e flagellato (la foto qui sopra ne mostra le conseguenze). Se si ribellava, poteva essere ucciso. Gli schiavisti impedivano che gli schiavi costituissero nuclei familiari, perché le unioni rinforzano; quindi, se una schiava aveva un figlio, il padre del bambino veniva spostato in un’altra piantagione e i due non si vedevano mai più (questo perlomeno avveniva in Guadalupa, a quanto mi è stato raccontato lì). Le rivolte ovviamente erano frequenti e quella decisiva, per Haiti, iniziò nel 1790 e si concluse nel 1804 con la proclamazione dell’indipendenza dalla Francia. Tutti abbiamo visto le immagini del recente terremoto. Le persone disperate che si aggiravano tra le macerie erano perlopiù discendenti di schiavi.
Il nonno di Dumas, dunque, il cui nome è Alexandre Antoine Davy de la Pailleterie, si stabilisce a Saint-Domingue e non commercia direttamente in carne umana, ma lo fa suo fratello, che è un mercante di schiavi. Un giorno Alexandre Antoine vede una donna bellissima, una specie di Naomi Campbell del tardo ‘700, se la porta a casa, la usa per il proprio piacere e per le faccende domestiche. Lei si chiama Marie Césette e da tutti è chiamata “la femme du mas”, la donna della masseria. Mette al mondo diversi figli, il primo del quale viene chiamato Thomas Alexandre.
Qui le notizie si fanno incerte. Si narra che Marie Césette sia improvvisamente morta per un’epidemia, ma vi sono prove che invece lei sia vissuta più a lungo. In ogni modo, a un certo punto il marchese decise di rientrare in Francia (“en métropole”, come i francesi dicono tuttora) e vendette i propri figli come schiavi. Si riservò il diritto di riscatto soltanto per il primogenito, Thomas Alexandre, per il quale doveva avere un debole.
Il padre generale
Un bel giorno il marchese Davy de la Pailleterie decide di ricomprare il figlio adolescente che, grazie ai geni della mamma, è un ragazzo fisicamente straordinario; è bello quanto lei, è alto e fortissimo e il suo carattere è fiero e impetuoso. Il marchese lo fa rientrare in Patria, lo accoglie nella sua casa di Parigi, gli attribuisce il proprio cognome e titolo, lo fa studiare come studiano tutti i giovani nobili del tempo. Ma ben presto il rapporto tra padre e figlio si incrina. Alexandre Antoine decide di sposare la propria cameriera e Thomas Alexandre gli rinfaccia offeso che sua madre, invece, non l’aveva sposata. Quindi si arruola nell’esercito come fante, rinunciando al titolo nobiliare e dandosi il nome di Thomas Alexandre Dumas: il cognome, anzi il soprannome, della madre. La sua carriera è fulminante e in capo a 7 anni, trentenne, diventa generale: il primo generale francese di origini afro-caraibiche. Nel frattempo ha modo di conoscere la figlia di un albergatore, Marie Labouret, e sposarla.
Thomas Alexandre combatte valorosamente al fianco di Napoleone, che ha grande stima di lui e soprattutto si serve di lui. Partecipa a diverse campagne, tra le quali la campagna d’Italia e la campagna d’Egitto, e si distingue per il coraggio, il valore militaresco, il senso dell’onore. Durante la campagna d’Egitto il generale fa un errore fatale. Dice apertamente a Napoleone che l’invasione del Paese è stato un atto privo di giustificazioni e che secondo lui, e secondo altri ufficiali, Napoleone ha smesso di fare gli interessi della Francia e sta perseguendo solo i propri. Il futuro dittatore non era tipo da dimenticare un affronto del genere.
Razzismo e minoranze offese
Rientrando dall’Egitto alla volta della Francia, una tempesta costringe la nave di Thomas Alexandre a fermarsi a Taranto. In quel momento il Regno delle Due Sicilie è in guerra con la Francia. Il generale viene arrestato e passa due anni in carcere. La Francia non accenna neppure a negoziare il suo rilascio. Durante la prigionia viene ferocemente maltrattato. Quando finalmente torna a casa dalla moglie, viene cacciato dall’esercito perché è di colore.
Anche di questa vicenda ho trovato diverse versioni, piuttosto discordi. La più degna di essere riportata mi sembra la seguente. La situazione a Saint-Domingue è oramai esplosiva e gli schiavi sono in rivolta permanente. Vengono promulgate leggi razziste e dall’esercito francese vengono cacciati tutti gli ufficiali di pelle scura. Thomas Alexandre, che è in miseria, supplica Napoleone di non lasciarlo senza lavoro e l’imperatore fa: “A ben pensarci una missione degna di voi, mio generale, ci sarebbe. Dovreste andare a Saint-Domingue a reprimere la rivolta degli schiavi”. Lui ovviamente rifiutò.
E morì poco dopo, forse di un cancro allo stomaco, forse perché durante la prigionia era stato avvelenato, o forse semplicemente di dolore. Alexandre Dumas, figlio suo e di Marie Labouret, il futuro grande scrittore, aveva solo tre anni e mezzo. Nonostante le ripetute suppliche della vedova, non le fu mai assegnata una pensione. Il valoroso generale Thomas Alexandre Dumas non era stato neppure insignito della Legion d’Onore. Al momento è in corso una petizione per assegnargliela in memoria; la promuove Claude Ribbe, uno scrittore molto attivo nel denunciare la scarsa visibilità degli afro-discendenti e l’occultamento del passato coloniale europeo.
Con questa storia alle spalle, personale e collettiva, di sopraffazione, ingiustizia, morte e sangue, francamente non mi sembrano futili le perplessità sul film L’autre Dumas. Il problema è che l’autore de Il conte di Montecristo era di ascendenze afro-caraibiche. E Gérard Depardieu, che lo interpreta, è bianco, nordico e biondo, con gli occhi nelle tonalità del verde. Tutti, di Dumas, abbiamo presenti alcune foto scattate nella seconda parte della sua vita, ma al tempo i suoi tratti somatici affondavano nella pinguedine (vedi anche la scheda Immagini su questa pagina del mio sito); la fotografia dell’epoca era inoltre assai rudimentale. Guardate il suo ritratto qui sopra, invece (realizzato in tempi recenti, da Yves Le Boursicaud, sulla base di ritratti d’epoca), affiancato a quello di Depardieu.
Ovviamente non si tratta di somiglianza fisica. Né di mettere in questione la prestazione di uno dei massimi attori del mondo, un vero orgoglio della cinematografia francese ed europea. Lo scrittore Dumas, lungo la vita, dovette fronteggiare diverse manifestazioni di razzismo; per quanto fosse amatissimo dai suoi lettori, nelle caricature era sempre sbeffeggiato per le sue origini. Inoltre cercò di promuovere la figura di suo padre, cacciato dall’esercito per il colore della pelle. Il fatto che un bianco lo interpreti appare come una cancellazione delle istanze delle minoranze offese da parte della maggioranza, tuttora dominante. Ed è un altro fatto che la cinematografia europea non abbia un Denzel Washington né uno Spike Lee.
Alcuni pareri sul film
Il CRAN (Consiglio Rappresentativo delle Associazioni Nere di Francia) ha giudicato L’autre Dumas sintomatico della discriminazione che subiscono le persone di ascendenze miste e sintomatico della difficoltà che le élites francesi hanno nel riconoscerla. Su Libération del 15 febbraio c’era un articolo di due intere pagine intitolato: “Il ruolo dello scrittore assurto al Pantheon, uomo di colore, può essere interpretato dal biondo Depardieu?”. La giornalista televisiva Audrey Pulvar, nata in Martinica, si è dichiarata “rattristata nell’apprendere che non si è potuto trovare un attore di colore per impersonare Alexandre Dumas”.
Anche i giornali italiani hanno dato risalto alla polemica. Due interessanti articoli: La Stampa, Corriere della Sera. Due brevi articoli informativi su testate online: Cinecittà News, Cinemafrica.
Immagini: Flagellazione su uno schiavo, da questa pagina. Naomi Campbell. Particolare dalla copertina de Le diable noir di Claude Ribbe, biografia del generale Dumas. Ritratto del generale, da Wikimedia Commons. Ritratti affiancati di Alexandre Dumas e Gérard Depardieu, da questa pagina.
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