L’azienda fugge in Polonia e non paga dazio

Creato il 16 agosto 2013 da Albertocapece

Quatti quatti approfittano delle vacanze estive per trasferire l’intera azienda in Polonia dove li attende un nuovo capannone costruito con i contributi del governo polacco. Nessuno sapeva, nessuno aveva intuito, perché non c’era alcuna crisi: il verme della fuga era dentro una proprietà decisa a non inventarsi più nulla e a recuperare profitto sulle vecchie produzioni; l’alibi è stato fornito dai Marchionne che dicono che non si può fare impresa, da una politica in ginocchio imbelle e ossessionata da un concetto grezzo e primitivo di competitività e da sindacati divenuti predicatori d’impresa più che testimoni della condizione operaia.

Così la Firem di Formigine, nei pressi di Modena, che produce resistenze elettriche per elettrodomestici, ha aspettato che i 40 dipendenti andassero in vacanza per impacchettare tutto e spedirlo in Polonia: salvo un unico macchinario che ora è guardato a vista da un presidio di operai precipitosamente tornati. Tutto questo al di là dell’infamia del sotterfugio significa un po’ di Pil in più per la Polonia e un po’ di meno per noi: ma naturalmente Bruxelles non ci pensa nemmeno a regolamentare in qualche modo queste diaspore industriali, perché aderiscono comunque allo spirito di umiliare il lavoro. E a questo ci tiene tanto Olli Rehn assieme alle altre cavallette della governance continentale.

D’altro canto non sarebbe nemmeno così difficile reagire e così come Schengen viene ogni tanto abolito per impedire dimostrazioni o immigrazioni, così si potrebbe stabilire una sospensione ad aziendam  del libero mercato: la Firem se ne va in Polonia per fare più profitti e pagare meno il lavoro, vuole approfittare degli eserciti di riserva senza dire nulla e chiudendo da noi? Benissimo che vada, ma i suoi prodotti da qualsiasi parte del vasto mondo possano giungere, sotto qualsiasi forma o inseriti in qualsiasi oggetto, dovrebbero pagare un dazio abbastanza alto da essere completamente tagliati fuori sul nostro mercato e da tagliar fuori chi li utilizza. Poi facciano quel che vogliono, vadano dove vogliono: ma non pensino di sfruttare il lavoro, il sapere, le capacità italiane per andare a produrre altrove. Vadano, facciano Firemkoskji e tanti auguri: i concorrenti meno avidi e forse anche più capaci venderanno di  più.

Se fosse stato fatto questo per ogni produzione o servizio semplicemente trasferito altrove avremmo meno bolle finanziarie da profitto e meno disoccupati.


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