Magazine Cultura

L’e-book, la cultura, lo studio, lo svago e i luoghi del proprio tempo

Creato il 24 maggio 2012 da Autodafe

di Cristiano Abbadessa

Leggo senza alcuna sorpresa i risultati di un’indagine commissionata dall’associazione degli editori, relativa all’uso degli e-book da parte dei giovani in età scolastica (universitari compresi) e in particolare alla fruizione dei testi scolastici in formato digitale. Ne viene fuori che pochi utilizzano per lo studio la nuova risorsa tecnologica, e che l’uso è ancor più modesto per quanto riguarda la lettura in generale. Nello specifico, l’indagine racconta che poco meno del 20% (neppure malissimo, direi) dei giovani studenti legge, magari solo saltuariamente, libri in formato elettronico, di testo o meno che siano; il dato significativo è che il 60% consulta online i supporti allo studio realizzati dagli editori esclusivamente per la consultazione via computer, ma che la percentuale si riduce drasticamente quando dal materiale disponibile solo in quel formato si passa a testi disponibili anche nel cartaceo tradizionale, largamente preferito; in più, risulta che anche le integrazioni didattiche presenti solo in formato digitale vengono di norma stampate in proprio, e lette quindi su un supporto di nuovo cartaceo.
I dati, dicevo, non mi meravigliano affatto. Mi convincono meno, invece, le consolatorie conclusioni degli esperti che per l’associazione editori studiano le strategie di penetrazione dei nuovi prodotti: i quali esperti, in sostanza, dicono che “per ora” tutti i giovani oggetto dell’indagine fanno ampio e quotidiano uso del computer nelle più svariate funzioni, ma quasi sempre per scopi di socializzazione o di divertimento; e immaginano, secondo me con eccessivo ottimismo, un boom dell’e-book, scolastico e non, per gli anni in cui arriveranno a maturazione i cosiddetti “nativi digitali”, cioè i ragazzini che oggi sono alle medie o persino alle elementari.
Non ne sono molto convinto, e proverò a spiegare il perché partendo dall’esperienza personale e aggiungendo qualche considerazione.
Io lavoro quasi sempre al computer, in scrittura, in lettura, in ricerca e in varie forme di comunicazione; solo in parte, e talvolta approfittando di situazioni particolari (per esempio i viaggi), leggo per intero su carta le opere da selezionare per la pubblucazione dopo averle stampate, perché lo preferisco e perché mi viene più comodo annotarle. Mi risulta perciò naturale, oltre a usare ben poco lo strumento per la socializzazione, staccarmi dal computer quando dal lavoro passo al divertimento. Voglio dire che se decido di guardare un film o una partita di calcio lo faccio alla tv (se non al cinema o allo stadio), anziché in streaming, e persino se ascolto musica preferisco un cd inserito in un apposito impianto, piuttosto che scaricare da internet; per non dire che le letture che faccio per mio gusto e piacere sono di certo agevolate dal fatto di poter prendere in mano un libro finito e rilegato, ben impaginato e con la sua solida carta, cosa che mi facilita il distacco rispetto alle letture che svolgo per lavoro a video o su stampate domestiche. Molti amici fanno esattamente il contrario; ma, a conferma, si tratta spesso di persone che svolgono attività lavorative che si esplicano prevalentemente in altre forme, più manuali oppure di relazione (telefonate, incontri, lezioni), e non passano la giornata davanti allo schermo del computer.
Se io sono portato a identificare il computer con uno strumento di lavoro, e perciò a distaccarmene quando decido di passare allo svago, per la maggior parte dei giovani si verifica, al momento, il processo opposto ma speculare. Essendo da sempre abituati a frequentare i social network e a utilizzare i giochi disponibili online, per loro il mondo digitale è prima di tutto l’ambito della socializzazione, dello scambio fra amici, del divertimento, persino del cazzeggio; lo studio, che è pur sempre occupazione faticosa e talora fastidiosa, è tradizionalemente legato al libro di testo su carta, e a quel supporto si rimane fedeli per evitare di “contaminare” il proprio ambiente ludico.
In questo quadro, ovviamente soggettivo, stento casomai a immaginare l’evoluzione dell’e-book “non scolastico” presso le giovani generazioni, poiché parliamo di letture che vengono fatte per diletto ma anche per una propria crescita culturale, e che restano perciò percepite come qualcosa di diverso dalle attività di puro passatempo. Continueranno a influire molte variabili, suppongo, ma è possibile che col tempo la lettura in digitale, se sganciata dallo studio e dal lavoro, abbia maggiore diffusione nelle giovani generazioni.
Resto invece convinto che sarà più difficile sovrapporre lo studio abituale su testi scolastici digitali all’uso quotidiano del computer per motivi di svago, proprio per la naturale propensione che ciascuno ha a salvaguardare ambiti e spazi fisici (o persino virtuali) con diverse funzioni, differenti portati e finalità per certi versi non compatibili.

L’e-book, la cultura, lo studio, lo svago e i luoghi del proprio tempo
Certo, è possibile che, in un futuro magari molto prossimo, la diffusione fin dalle prime classi scolastiche di materiali didattici pensati e realizzati esclusivamente come strumento digitale porti i ragazzi (e poi i giovani, e poi i giovani adulti magari già entrati nel mondo del lavoro) ad abituarsi a considerare che lo spazio di vita trascorso davanti al computer è strettamente connesso allo studio, e poi al lavoro; restituendo, in qualche modo, allo strumento la sua funzione originaria. Forse sarà quello il momento in cui si ritornerà a socializzare preferibilmente di persona, nel quartiere o nella parrocchia, si privilegeranno le attività fisiche rispetto a quelle virtuali, si affolleranno i locali per ascoltare musica e i ragazzini ricominceranno a giocare a subbuteo. Forse potrebbe essere un’epoca d’oro per gli e-book, ma non so come la penserebbero gli inventori dei social network e delle playstation.


Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :