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"L'è el dì di Mort,... a(A)legher ! "

Creato il 24 maggio 2010 da Gianclint
-breve analisi del 4.3.1.2. di Allegri-
Parto dal presupposto che più spesso sono le squadre a fare le fortune degli allenatori, più raramente il contrario. Avremo modo di conoscere meglio “il Milan di Allegri”, dopo le prime interviste dove, speriamo, dirà non solo il perché della sua scelta -non difficile da immaginare-, quanto piuttosto qualcosa sull’abito con cui vorrà “vestire” il Milan in campo.
Nell’attesa di un annuncio e rompendo le scatole agli amici tecnologicamente più avanzati di me -poco ci vuole..-, ho dato un’occhiata al Cagliari del nostro nuovo Mister.
Non essendo prevenuto nei confronti di nessuno -anzi il carattere mi porta ad apprezzare chiunque abbia una parvenza di "vitalità" vera-, non nascondo che l’aspetto che più mi ha colpito del Cagliari è la differenza reti negativa, spia di uno squilibrio tra la preparazione della fase difensiva e quella offensiva. Porto dati: 56 gol fatti, 58 subiti. I tanti amanti delle statistiche in sé non trovano in me un ammiratore: i numeri nel calcio dicono quello che vogliamo vederci -es. il Milan ha subito pochissimi gol più dell’Inter... l’attacco, il nostro reparto ritenuto dai più completo, ne ha segnato 15 in meno, però...-. Se "gli schemi" e, in generale, la preparazione della fase offensiva di Allegri è di assoluto rilievo -prova ne sia la facile intercambiabilità degli elementi d’attacco che producono un volume di gioco offensivo costante e superiore alla norma per una provinciale-, mi sento di dire che la fase difensiva è lasciata troppo all’improvvisazione dei suoi interpreti. Fidando in Lopez -centrale di sottobosco di enorme spessore come guida del repar­to-, ho riscontrato che certi automatismi non sono stati stati forniti in quelli che, non nascondo, trovo essere stati gli anelli deboli della linea: Astori e Canini -e non scomodo gli esterni!-. So che i due hanno riscosso gradimento da parte della critica locale, ma non ce ne vorrà nessuno se, ai nostri occhi, è balzato maggiormente in evidenza quanto per i due sia stata fondamentale la vicinanza ‘fisica’ del metodista, Conti. Se Lopez ha rappresentato una guida vocale per il reparto, Conti, in realtà, è stato tatticamente indispensabile: proprio il figlio del Bruno Core de Roma, faceva da collante tra sé -primo frangi­flutti- e la linea. L’avversario attaccava spesso lì, coi tagli: scambio e palla giocata tra il metodista e il compagno di Lopez -visto troppo spesso fuori posizione, lontano dal compagno...-. Allegri che non è un pazzo, saprà affidarsi sì all’esperienza dei nostri due centrali -neanche paragonabile da lontano a quella degli Isolani-, ma ci auguriamo di poter vedere una mag­gior sviluppo e organizzazione della fase difensiva -già carente l’anno scorso: per trarre un esempio non occorre essere Mo­stri Sacri della panchina: date una sbirciata a come allena la fase difensiva Del Neri, ad esempio...-
Il centrocampo, disposto su una linea di tre, presenta anche qui delle analogie con quello visto l’anno passato. La fase di transizione positiva -tempo che intercorre tra la riconquista della palla, la nuova disposizione ed il primo passaggio per giocare in attacco-, è rapidissima, basata sul concetto di trovare o ampiezza o profondità a seconda non solo di come è disposto l’avversario, ma delle fasi della partita (aspetto che denota una cura profonda degli allenamenti), quindi varia ed efficace; non altret­tanto ho visto nella transizione contraria, quella negativa, dove balza agli occhi la mole di "lavoro" che il mediano è incaricato di svolgere: la copertura costante ai centrali, il tema fisso. Una cosa voglio portare a galla però... il ruolo del metodista è (sovra?)caricato, avrete notato, di parecchi compiti, onerosi e non solo fisicamente, ma anche "mentalmente"... energia e concentrazione quindi per “star dentro alla gara”: abbiamo un giocatore del genere?
Detto a grandi linee delle due fasi, voglio ricordare a TUTTI un concetto base del modulo di 4.3.1.2. (o rombo), proposto da Allegri: il giocatore che farà da 3/4ista sarà fondamentale. Non è questione "di gu­sti", di essere pro o contro Ronaldinho o Seedorf, ma la mobilità del rifinitore è fondamentale per giocare in maniera credibile il calcio che questo modulo si prefigge di proporre; riadattarlo alle caratteristiche di un solo giocatore, per quanto di strabiliante tecnica o d’esperienza possa essere, non potrà prescindere dalla caratteristica della dinamicità, del sapersi far trovare “tra le linee” su tutto il fronte offensivo...*
*:"consigliando" l’adozione del 4.3.3, a costo di di prendermi una pernacchia, non escluderei di vedere la squadra disposta come l'anno corso, a 4.2.3.1. Il mercato dirà...
P.s.: l’unica variante saliente al modulo base è quella di 4.3.3. per posizionamento e comportamento dei suoi interpreti (perché non si dovrebbe parlare di 4.4.2. quando gli esterni sono Lazzari e Cossu), osservata nella negativa trasferta al Ferraris. Non mi sento di aggiungere nulla rispetto ai principi calcistici del modulo base; i movimenti, i comportamenti del modulo suddetto li analizzeremo magari in futuro.

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