1° DICEMBRE – Adesso non facciamo i soliti “italiani”, quelli che passano dal carro dei vincitori al carro delle critiche con straordinaria rapidità. Potrebbe sembrare infatti un paradosso, oppure, peggio ancora, un non sense, ma è necessario prendere la batosta subita ieri dalla Fiorentina con positività. Sì, perché il pesante quattro a zero subito dagli uomini di Montella è da interpretare come un legittimo, almeno per ora, incidente, seppur grave, di percorso. Per carità, nessun alibi, nessuna scusa e nessun escluso dall’orda di insufficienze rimediate contro i Viola. Una sconfitta pesantissima, meritata o forse no, che però non deve farci dimenticare che il Cagliari è in una fase di metamorfosi, di sostanza e forma. Nell’ultimo mese la squadra ha fatto grossi e importanti passi avanti, a partire da quel pareggio conquistato in extremis contro la Sampdoria, momento chiave se si vuole capire il cammino fatto nelle ultime settimane. Da allora si sono viste partite davvero interessanti, questo è innegabile, risultati sorprendenti (come quello del Castellani), punti conquistati con caparbietà, e soprattutto undici uomini capaci di punzecchiare fastidiosamente avversari del calibro di Napoli e Milan. Un Cagliari fedele al 4 – 3 – 3, ma in maniera multiforme, in grado di supplire alle assenze di uomini importanti facendo leva sulla duttilità dei suoi giocatori e qualche “invenzione” zemaniana come Cossu o Ibarbo centrali d’attacco (il fuorviante “falso nove”) E pazienza, se la tanto attesa vittoria al S.Elia (tra l’altro, rinvigorito) non arriva; pazienza, se la classifica inizia a colorarsi di grigio scuro; e pazienza, soprattutto, se i sardi segnano poco in proporzione alla caterva di goal presi. La compagine dei Quattro Mori acquisisce pian piano una mentalità diversa, plasmata dal suo demiurgo Zdenek Zeman, ribattezzato un po’ fumettisticamente “ZZ”, e non si deve dimenticare che il Cagliari onora ogni domenica facendo la sua partita e cercando di imporre il suo gioco. Guarda caso, ieri ha tenuto le redini del gioco per sessanta minuti, sino al raddoppio di M. Fernandez.
Si lavora quindi a nuovi progetti, e la visita di Antonio Conte (epocale la stretta di mano fra il Ct e Zeman) ad Assemini ne è una conferma; e mai si subisce passivamente, senza dare il massimo e onorare la maglia. Questo lo sanno anche i tifosi e la Curva, sempre pronti a sostenere il gruppo per più di novanta minuti, uniti nel bene e nel male dal “Non potho reposare”, inno di un’isola che si riconosce sotto lo stesso vessillo. Una terra, un popolo, una squadra. Forza Casteddu. campeggia orgogliosamente lo slogan sotto la tribuna.
Quello che manca, lo sappiamo tutti: la capacità di evitare “timori reverenziali” (un po’ come quelli visti al S.Paolo) prima di ogni gara, una maggiore concentrazione nella fase difensiva, e, purtroppo, un bomber trascinatore. La povera classifica marcatori parla chiaro: i quattro gol in campionato di Marco Sau sono miserrimi e fa sorridere scorgere i nomi di chi normalmente è poco avvezzo al goal.
Avanti tutta, dunque. Già da giovedì in Coppa Italia contro il Modena è tempo di raddrizzare la china e Chievo e Parma, le nostre dirette concorrenti alle zone tranquille di classifica (parlare di “salvezza” è piuttosto prematuro), sono dietro l’angolo. Se non ora, quando?
Gianmarco Cossu
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