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Vittoria (Monica Vitti) è una ragazza borghese annoiata e alienata che lascia il suo amante intellettuale e si lega, non senza molte esitazioni, a un agente di borsa, pragmatico e astuto, Piero (Alain Delon). Troppo diversi e presto entrambi se ne renderanno conto. È “l’eclisse dei sentimenti”, l’impossibilità di incontro di due universi inconciliabili: da un lato la donna, sognante e idealista, e per questo scontante, e perfino “strana”, e dall’altra l’uomo pragmatico al quale interesse la sicurezza di un buon lavoro e di una relazione. Scritto con Tonino Guerra, il film segue le gesta, spesso non molto legate dal rapporto causa-effetto, di questa splendida e lunatica donna. Le donne sono più complicate e sensibili degli uomini? È questo ciò che vorrebbe dire Antonioni? In effetti dichiarà lui stesso che “crede di conoscere meglio le donne degli uomini e attraverso la psicologia delle donne si può filtrare meglio la realtà. Esse sono più istintive, più sincere.” Cosa vuol dire davvero questo film? Le interpretazioni sono state tante, perfino troppo. Forse Antonioni voleva solo prenderci in giro deliziandoci inseguendo con il suo amorevole sguardo la sua bellissima Monica Vitti. E poi c'è Delon, che con la Vitti forma una coppia davvero bellissima e indimenticabile. Il film ricevette il premio della giuria al Festival di Cannes del 1962 ed entrava a far parte di quella trilogia, diventata poi tetralogia, che aveva già un sapore leggendario e sicuramente intellettual-chic. Con un processo contrario, il film negli ultimi anni è stato rivalutato da alcuni in modo negativo. Il Mereghetti, ad esempio lo giudica datato, manierato e autoretorico. La canzone dei titoli è Eclisse twist, cantata da Mina su parole di Antonioni (che si firma Ammonio).
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