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L’eco dei lettori. Il quaderno di Maya

Creato il 10 febbraio 2012 da Patriziabi (aspassotrailibri) @openars_libri

Di Loredana M.

L’eco dei lettori. Il quaderno di Maya
Ogni scrittore, ogni artista ha il suo stile, il suo marchio di fabbrica, qualcosa che viene da dentro, e che, come un DNA o un’impronta digitale, traspira da ogni opera, da ogni parola, da ogni storia. E’ quello che talvolta, ai lettori più esigenti e schizzinosi, fa dire: “Eh, ma scrive sempre le stesse cose!”; il che, in certi casi, può anche essere rassicurante, per un lettore che sa cosa vuole da un libro, e non si aspetta, o non pretende, altro.
Isabel Allende ha forse, a mio avviso, il “marchio di fabbrica” più evidente: il suo essere donna, ma soprattutto la sua vita; tutto ciò che fa parte di lei, e del suo vissuto, c’è, e si respira, in ogni pagina dei suoi libri.
Scrittrice e donna straordinaria, la vita stessa della Allende è un romanzo, ella stessa ha fatto della sua vita, di una parte della sua vita, un romanzo (La somma dei giorni), ma ci sono tracce di sé velate in ogni sua storia, in ogni suo personaggio. Io ho imparato ad apprezzarla ancora di più da quando ho intrecciato la sua storia con le sue storie, la sua vita con le vite e i personaggi dei suoi romanzi.
Cambiarsi e rinnovarsi fa parte delle prerogative dei “grandi” ad ogni livello, secondo me, e con il personaggio di Maya, Isabel Allende attua una grande rivoluzione narrativa. Abbandona le crinoline e i merletti dei suoi vecchi personaggi, li rimpiazza con i cellulari, internet e Facebook, e ispirata e spronata dai suoi nipotini ecco venir fuori il personaggio di Maya, un’adolescente dei giorni nostri, una “monella”, una trasgressiva. Una storia che più moderna non si potrebbe, che quasi stride fra le sue e le nostre mani, eppure, anche in una storia così diversa e così distante dalla sua, l’autrice riesce a creare e a caratterizzare dei personaggi straordinari, e delle storie che raccontano anche la sua, dei dolori che sono stati anche i suoi. La ribellione di Maya, che la porta sull’orlo della devastazione, deriva dal dolore lacerante di una perdita, e quel dolore, quella perdita per l’autrice si chiama Paula, chi la ama come me lo sa. Anche se la storia parte dalla Las Vegas di oggi, l’autrice attinge a piene mani dalla sua storia e dalle sue origini, dal suo Cile che non è stato più lo stesso dopo il golpe militare del ‘73, quell’altro, meno famoso 11 settembre, che ha portato la Allende all’esilio, così come ha segnato la vita di Manuel, un altro bellissimo ed enigmatico personaggio di questo libro. L’esilio e il dolore, la mancanza devastante di un affetto perduto, sono per l’autrice così come per la piccola Maya, occasioni di rinascita, di crescita e di riscoperta, di sé e di quei valori che riempiono la vita e il cuore, l’amore e l’affetto di una famiglia, spesso da lei definita in senso più ampio “tribù”, nel romanzo come nella sua vita.

Il quaderno di Maya – Isabel Allende
(Ed. Feltrinelli, 2011, pp.384, ISBN 9788807018688)

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