Lo spazio giornaliero dei lettori per i lettori.
La voce di coloro che non hanno un proprio blog e che in questo spazio esprimeranno opinioni veraci, schiette, dirette, sintetiche ma non per questo superficiali sulle proprie letture.
Un’eco dell’anima curiosa, libera, nostrana, riflessiva che vive in ciascun lettore.
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Di Alessandro M.
La guerra a Sarajevo, raccontata da vari personaggi.C’è un violoncellista che si reca tutti i giorni in mezzo alla strada a suonare nel punto esatto in cui è avvenuta una strage, che è costata la vita a ventidue persone, per commemorare le vittime.
C’è Freccia, una tiratrice scelta dell’esercito incaricata di proteggere il musicista e uccidere i cecchini.
Kenan è un padre che esce per andare a procurarsi l’acqua necessaria per il sostentamento della sua famiglia e della sua bisbetica vicina.
Dragan invece la famiglia l’ha lasciata partire in Italia e spera di poterla presto raggiungere, mentre cerca di continuare il suo lavoro al panificio.
In una città in cui piovono granate seminando morte e distruzione, in cui ambulanze e pompieri sfrecciano per le strade nel tentativo di salvare vite umane, la paura di essere uccisi dai cecchini regna sovrana. Ma c’è anche la rabbia dovuta all’assurdità di una simile guerra e al fatto che i potenti approfittino della situazione per speculare a spese dei più deboli.
E’ vivo più che mai il rimpianto per una città che non esiste più – la Sarajevo prima della guerra – e satura l’aria di una struggente nostalgia, la stessa che si sprigiona dalla musica del violoncellista.
Un romanzo stupendo, che pone parecchi interrogativi – Chi sono i veri assassini, quelli che uccidono gli uomini armati o i bastardi che uccidono i civili indifesi, i passanti? Dov’è la verità o la ragione in una guerra in cui le fazioni si sono mescolate e perfino la gente comune cessa di essere solidale coi propri simili? – con una trama essenziale ma accattivante. Ti porta sul luogo della tragedia, ti fa correre e rischiare la vita per le strade e ti fa udire i sibili dei proiettili o i boati delle granate, fino a commuoverti nel profondo con un finale triste, dimesso, ma assolutamente perfetto.
Il violoncellista di Sarajevo, di Steven Galloway
(ed. Mondadori, 2008, pp. 201, ISBN 9788804579182)