di Maddalena F.
La storia si svolge, come sempre, in Africa, nel periodo dell’occupazione coloniale ed è ambientata con una precisione storica che la rende vera, credibile.
Questa volta, il protagonista viene coinvolto in un’indagine apparentemente banale: il ritrovamento di un indigeno torturato in modo orribile. Potrebbe sembrare un regolamento di conti tra etnie, e forse sarebbe più facile archiviare il caso così, ma l’ultima parola sussurrata dall’uomo morente – “Axum” – trascina Morosini verso sviluppi ben più intricati, che vedono coinvolti interessi privati, vicende di spionaggio e complotti internazionali. Lentamente, ma inesorabilmente, il dipanarsi degli eventi lo porterà, insieme ai suoi fidi aiutanti, proprio a Axum, capitale mitica di uno dei regni più misteriosi dell’antichità africana… Quale sarà la verità tremenda che si nasconde dietro le rose di Axum?
Se devo dire la verità, non sono un’estimatrice di questo genere di romanzi: infatti, specialmente il primo, l’ho iniziato con diffidenza e sospetto, pronta ad abbandonarlo alla prima sensazione di fastidio. Mi sono dovuta ricredere quando ho conosciuto (e apprezzato) il maggiore Morosini: ufficiale della Regia Arma dei Carabinieri, di stanza a Massaua (Eritrea), è un uomo sulla quarantina, di origine veneta, scapolo e irrequieto, sfortunato in amore. Rigoroso ma giusto, schietto e per questo penalizzato a volte nella possibilità di fare carriera. Un uomo che rispetta le tradizioni militari, ma ne condanna gli eccessi. Un uomo che si interroga sulla realtà, pur obbedendo agli ordini. Un uomo, insomma, che assomiglia ai tanti che vorrei – che forse ognuno di noi vorrebbe – come tutori dell’ordine e del rispetto della legge. Oramai fidelizzata dalla sua burbera ironia, aspetto con ansia la sua prossima avventura!
Le rose di Axum, di Giorgio Ballario
(ed. Hobby&Work, 2012, pp. 240, ISBN 9788878519848)