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L'ecobit, i tornelli aperti, i big data e l'ennesima presa per i fondelli di Atac

Creato il 30 dicembre 2015 da Romafaschifo
L'ecobit, i tornelli aperti, i big data e l'ennesima presa per i fondelli di AtacSull'idea assurda di regalare l'intera giornata di trasporto pubblico a chi timbri il biglietto una volta, uccidendo di fatto le vendite del biglietto giornaliero e umiliando gli abbonati mensili avevamo già scritto qui. Parlandone malissimo per mille motivi. Ma tra questi mille non avevamo davvero immaginato che si potesse arrivare a questo punto. Non avremmo mai immaginato che la sciatteria con cui è amministrata l'azienda municipalizzata dei trasporti arrivasse al punto di utilizzare questo provvedimento sperimentale per trasformare tutto il trasporto pubblico in trasporto gratuito per molti o per trasporto a cifre più alte del dovuto per altri.

Per far funzionare il biglietto per tutta la giornata e non per i canonici 100 minuti (o una sola corsa in metro) occorre, infatti, adeguare i software dei tornelli. Cosa a quanto pare impossibile (in un mondo normale basterebbero 5 minuti di lavoro di un programmatore). Ne consegue che in alcune stazioni - quelle presidiate - Atac ha apposto dei volgari cartelli scritti a penna (Atac ha più dipendenti della Fiat, ma nessuno che si sbatte a stampare un foglio alla stampante magari su carta intestata) e lasciato i tornelli aperti "per chi aveva già timbrato il biglietto" permettendo di fatto di entrare gratis a tutti salvo qualche "controllo a campione" che come è ovvio non scoraggia nessun evasore perché nella remota ipotesi si venga controllati non si rischia nulla, al massimo bisogna tornare indietro e fare il biglietto. La beffa poi si è avuta nelle stazioni considerate "minori" da Atac. Lì nessun presidio e tornelli chiusi così chi aveva già pagato ha dovuto pagare di nuovo, non potendo beneficiare dell'ordinanza ecologica sperimentale.

Danno e beffa.

Ma queste, attenzione, potrebbero essere suggestioni, superstizioni, cattiverie nostre o semplici nostre sensazioni non suffragate da dati. E dunque i dati potrebbero smentirle. Già, i dati. Dove sono? Chi li pubblica? Quando si possono leggere? Atac, in realtà, si caratterizza a differenza di tutte le altre aziende di trasporto urbano di massa per un utilizzo pari a zero dei big data. I big data sono l'elemento sul quale si basa la pianificazione e la strategia di ogni azienda di grandi dimensioni che si rispetti, specie una azienda che ha a che fare con ampie masse di clientela. Dalla Ratp a Parigi alla Tfl a Londra tutte le grandi società di trasporto pubblico locale utilizzano lo studio meticoloso dei flussi per capire come adeguare l'offerta, in quali orari investire, in quali date incrementare, quali sono le zone da coprire e così via. Ogni utente, dotato di tessera digitale, parla dei suoi spostamento e mettendo insieme tutti questi milioni di dati, analizzandoli con appositi algoritmi, è possibile strutturare al meglio l'offerta per dare risposte tagliate su misura di bisogni. 

Atac tutto questo semplicemente non lo fa. I dati non vengono raccolti e non vengono lavorati. Ecco perché non sapremo mai quanto ha incassato in questi giorni Atac, che esito ha avuto la follia del biglietto giornaliero trasformato in metro gratis per i paraculi e pagamento doppio per gli onesti. Non sapremo nulla, non potremmo riflettere su alcun dato, non potremmo immaginare una pianificazione di nuove sperimentazioni salvo che siano sulla scorta della pancia e dell'ennesima emergenza gestita in maniera cialtronesca dall'azienda e dal Comune che la controlla.

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